Der lange Schatten eines Massakers
di Hermann G. Abmayr
Pubblicato in Germania il 16 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli
La scrivania di Carlo Gentile è cosparsa di documenti in lingua tedesca, italiana e inglese, cartelline e libri. Anche sul tavolo del PC dell’ufficio non c’è più spazio. Gentile ci riceve nella piccola biblioteca in fondo al corridoio. Si alza spesso per andare a prendere dal suo ufficio documenti provenienti dall’Italia e dall’estero, conservati nei suoi archivi.
Lo storico Carlo Gentile |
La vicenda fa rabbrividire. Nell’estate del 1944, l’occupazione tedesca in Italia diventa sempre più difficile. Gli alleati e i partigiani costringono [l’esercito] a una parziale e precipitosa ritirata. L’8 agosto alcuni partigiani catturano numerose pattuglie armate di SS, che come succedeva spesso si vendicano e quattro giorni dopo danno la caccia agli abitanti e ai profughi del paesino di Sant’Anna di Stazzema, che lì speravano di essere al sicuro. Sono donne, bambini e anziani. Quando i tedeschi abbandonano il paese, dopo qualche ora, lasciano dietro sé centinaia di cadaveri sul terreno o tra le macerie delle loro case – crivellati da colpi di mitragliatrice, mutilati, bruciati. Tra questi più di cento bambini, di cui il più piccolo ha solo 20 giorni.
I bambini di Sant'Anna di Stazzema |
Per anni nessuna spiegazione sull’eccidio in Italia
L’italiano Carlo Gentile in qualità di perito si occupa dagli anni ’90, collaborando con le autorità di giustizia italiane, canadesi e tedesche, dei crimini compiuti dai tedeschi in Italia, tra cui il massacro di Sant’Anna di Stazzema.
Se ne occupa da dieci anni anche Bernard Häußler. Il giurista di Stoccarda e lo storico italiano si sono incontrati solo una volta a Colonia, circa dieci anni fa a Ludwigsburg in occasione dell’apertura in Germania del processo contro i crimini nazisti. “L’autorità competente mi aveva allora invitato a una conferenza riservata ad una cerchia ristretta di persone”, racconta Gentile, che però non ha mai ricevuto da Stoccarda un incarico ufficiale di esperto.
La giustizia tedesca per decenni non si è mai occupata dei crimini compiuti in Italia dalle SS, dall’esercito o dalla polizia. E la stessa cosa vale in parte per l’Italia. Il governo italiano non volle aggravare, con la vicenda dei crimini nazisti, la già controversa questione del riarmo della Germania occidentale e la prevista adesione alla NATO. Inoltre non sembrava interessata, “a dare una soluzione a crimini che risalivano ai tempi del dittatore Benito Mussolini”, dice Gentile.
Nel 1994 furono ritrovati, nelle cantine della Procura Militare Generale a Roma, documenti riguardanti indagini svolte sui crimini di guerra, lasciati agli italiani dagli alleati.“L’armadio della vergogna ”, (Schrank der Schande) così fu battezzato il luogo del ritrovamento. Le autorità centrali di Ludwisburg lo vennero a sapere due anni dopo, ma le indagini si sono svolte solo in Italia.
La giornalista Christiane Kohl citò nel 1999 nel Süddeutsche Zeitung i nomi dei possibili criminali. „Eravamo un po‘ crudeli allora“, confessò l’ex SS Horst Eggert, che abitava a Weil der Stadt, a 30 km da Stoccarda. “L’interesse del pubblico si rivolse quindi a questo e altri articoli” racconta Carlo Gentile. ”A quel tempo non funzionava nulla senza l’influenza dei media”. All’inizio del 2002 l’Ufficio Centrale [per i crimini di guerra nazisti] avvia un procedimento giudiziario, che si conclude nell’autunno dell’anno stesso, affidando il caso a Bernard Häußler. Il suo diretto superiore era Ulrich Goll (FPD) Ministro della Giustizia dal 2004 al 2011. Anche lui si occupò più volte di Sant’Anna.
Otto criminali di guerra su diciassette ancora in vita
Nel 2005 un tribunale di La Spezia condanna all’ergastolo i dieci tedeschi accusati di aver preso parte all’intenzionale massacro di civili. Nessuno delle ex SS era presente, dato che la Germania, secondo la normativa vigente, non aveva l’obbligo di estradizione.
„La sentenza de la Spezia bastò per scatenare il ragionevole sospetto di reato, sufficiente per un atto d’accusa”, dice l’avvocato Gabriele Heinecke di Amburgo, che rappresenta in giudizio Enrico Pieri, uno dei sopravvissuti al massacro. Intanto delle 17 ex SS colpevoli del fatto ne restano ancora in vita solo otto.
Nel luglio di quest’anno, la sezione regionale dell’Ufficio Indagini Criminali, emette il suo rapporto conclusivo. Subito dopo vengono pubblicati in un libro i risultati della ricerca di Marco Gentile sul ruolo dell’esercito tedesco e delle SS in Italia. Bernard Häußler avrebbe avuto già allora, la possibilità di prendere in considerazione e valutare l’utilità del recente lavoro di ricerca. Non sappiamo se l’ha fatto e con quali risultati, poiché non era ancora in grado di partecipare a una riunione informativa con il nostro quotidiano.
All’inizio di ottobre, in un comunicato stampa di 14 pagine Häußler ha comunicato l’archiviazione del processo. La motivazione: non sarebbe ravvisabile negli accusati ne’ il reato di assassinio, ne’ quello di concorso in omicidio. La SZ ha potuto prendere visione del documento di 150 pagine che racchiude le motivazioni solo dopo dieci giorni. In seguito il ministero della giustizia ha dato disposizioni alle autorità di rendere l’intero documento completamente anonimo.
In Italia condannati, in Germania assolti
“La sentenza di La Spezia è stata confermata, fino all’ ultimo grado, mentre in Germania un processo non supera neanche il primo” racconta in breve Carlo Gentile. L’archiviazione del processo è stata quindi accolta in tutta la penisola come un affronto. Persino il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha manifestato il suo dissenso. Inoltre gli italiani non hanno dimenticato, che il governo tedesco non si è ancora espresso in merito a un indennizzo in favore dei sopravvissuti alla strage.
La vicenda di Sant’Anna quindi è diventata un caso politico che riguarda tra l’altro il ministero degli esteri a Berlino e il ministero della giustizia del Baden-Württemberg. Il ministro per la giustizia Rainer Stickelberger (SPD) nel frattempo dà disposizioni al proprio dipartimento di verificare l’archiviazione del processo. Stephan Brau (SPD) e Stickelberger si sono occupati del caso già anni fa, quando erano deputati regionali. Braun si è rivolto più e più volte al ministro della giustizia Ulrich Goll denunciando pubblicamente alla Procura un ritardo procedurale. Anche Rainer Stickelberger ha avuto a che fare con la vicenda, visto che viveva a Rümmigen vicino Lörrach, stesso distretto elettorale dove ha vissuto Georg Rauch (anno di nascita 1921) una delle ex SS imputate.
In contrasto con i giudici italiani, la procura di stato di Stoccarda è del parere che non sarebbe dimostrabile con certezza che si tratti di “massacro premeditato e ordinato con l’intento di commettere una strage di civili”, esiste anche la possibilità, che lo scopo dell’attacco fosse il risultato della lotta contro i partigiani nell’intento di raccogliere manodopera umana da destinare alla deportazione in Germania”. Mentre in Italia si esclude l’ipotesi di un’azione spontanea generata da rabbia e vendetta, chiarisce Bernhard Häußler, [secondo lui] allora è possibile, che la fucilazione fosse stata ordinata solo quando, era chiaro che il risultato “della lotta contro i partigiani e della deportazione di uomini come forza lavoro” non sarebbero andate a buon fine.
John Demjanjuk |
Gentile non considera attendibile dal punto di vista storico questa spiegazione. “I massacri erano organizzati nei minimi particolari seguendo una severa strategia militare” e questo vale anche per la vicenda di Sant’Anna. L’esecuzione del massacro sarebbe stata considerata scontata per gli alti vertici della divisione “Reichsführer-SS”, che avevano preso a modello le rappresaglie contro i partigiani e i massacri di ebrei portati a compimento nell’Europa dell’Est, come ad esempio nel 1941 nella Bielorussia o nel 1943 a Varsavia. Gentile non è l’unico a ritenere valida questa valutazione, ribadita già anni fa dallo storico Lutz Klinkhammer e soprannominata “metodi orientali”.
Carlo Gentile è a conoscenza di altri processi in Germania nei confronti di criminali nazisti, come la vicenda del massacro nel paesino toscano di Falzano di Cortona, a cui collaborò nel 2009 in qualità di perito. Allora i tribunale regionale di Monaco I aveva condannato al carcere a vita per omicidio plurimo Josef Scheungraber. Il comandante della compagnia militare aveva ordinato, l’uccisione di civili innocenti come ritorsione per un attentato di matrice partigiana. Se non si tiene conto del numero inferiore di vittime, è un massacro paragonabile a quello di sant’Anna.
Se la procura bavarese avesse trattato questa vicenda con gli stessi criteri di quelli adottati a Stoccarda, non si sarebbe arrivati alla denuncia. Lo stesso vale per John Demjanjuk. Il tribunale di Monaco II nel 2011 inflisse una pena detentiva di cinque anni per concorso in omicidio, all’ex guardiano del campo di concentramento di Sobibor, anche se non poteva essergli attribuita direttamente nessun’azione criminale. A differenza della divisione “Reichsführer SS” Demjanjuk non aveva perseguitato civili, ma avendo combattuto in precedenza come soldato sovietico, fu reclutato tra i prigionieri di guerra come guardiano. Il tribunale lo considerò alla fine un “ingranaggio della macchina di distruzione”.
„Non sono un avvocato“ dichara tranquillo Gentile. “per me non è importante che vadano in prigione persone anziane”, Ciò che conta è che per quanto possibile si giunga a una verità storica”. Lo stesso vale per Sant’Anna. Lo storico si augura che un tribunale tedesco appoggi almeno la possibilità di una sentenza.
Anche l’attivista Gabriele Heinecke confida in questo soluzione. Ha recentemente presentato ricorso contro l’archiviazione del processo, richiedendo con forza una denuncia, con la speranza che almeno si arrivi a poter dimostrare la completa colpevolezza di Gerhard Sommer comandante della compagnia, tutt’ora in vita e residente ad Amburgo. Heinecke consiglia il ministro della giustizia di attendere le motivazioni del suo ricorso, prima di prendere la decisione di una denuncia. Se non lo facesse, sarebbe “una vergogna per la giustizia del Baden-Wüttemberg” dice l’avvocato.
Josef Scheungraber |
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