27 novembre, 2012

Fai da te con tasse


Selbsttest für Steuersünder

di Regina Kerner
Pubblicato il Germania il 26 Nevembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

In Italia raggirare le imposte è uno sport nazionale. Ora, il fisco ha tirato fuori il "Redditest".


Pochi giorni fa, quando ho firmato il contratto di locazione per il mio nuovo appartamento, ho dovuto anche versare la commissione per l’intermediario immobiliare: un mese di affitto più il 21% di IVA, ben 1800 Euro. L’intermediario senza tergiversare, mi ha offerto di pagare senza IVA. In contanti, naturalmente. E senza ricevuta. Potevo risparmiare circa 300 euro, ha detto. Quello che non ha detto che lui avrebbe guadagnato 1500 euro puliti. Tralascio di specificare cosa ho deciso alla fine .
Il comportamento del sensale era certamente sintomatico. Poiché evitare di pagare le imposte, laddove possibile, è uno degli sport nazionali in Italia. Il governo di Mario Monti, ha dichiarato guerra all’evasione, che causa allo stato una perdita di 120 miliardi di euro all'anno. 2011 - per citare solo un esempio - 27 milioni d’italiani, hanno dichiarato un reddito annuale inferiore a 20.000 euro. Si è scoperto che 200.000 di loro sono proprietari anche di auto di lusso o barche.

L'ultimo metodo per costringere gli italiani produrre dichiarazioni veritiere alle autorità fiscali, è il "Redditest". Dalla scorsa settimana, è possibile scaricare il software sul sito web dell’Agenzia delle Entrate. Poi si può verificare in una sorta di auto-test, quante probabilità ci sono che uno sia sospettato di evasione fiscale, e che possa ricevere la visita a casa della Finanza.
Nel questionario del "Redditest" vengono inserite le spese di ordinaria amministrazione - e non solo quelle per la casa, la scuola, auto, assicurazione, visite mediche, e il cibo e bevande. Ma anche quelle per la palestra, per i prodotti cosmetici, gioielli, vacanze, cultura, elettrodomestici e anche per le barche a motore o per i cavalli. Le spese totali vengono confrontate con la dichiarazione dei redditi presentata al Tesoro. Alla fine il contribuente riceve un segnale chiaro: luce verde, se l'informazione è plausibile, di colore rosso quando qualcosa non va.
Quindi, il tutto si riduce a un volontario auto-controllo, anche indicando un nome di fantasia. Le autorità hanno lasciato intendere, in occasione della presentazione ufficiale del “redditest”, che gli ispettori del fisco saprebbero già, anche senza questi dati, dove andare a cercare.
Ora mi chiedo se anche il mio intermediario farà il "Redditest". La luce rossa dovrebbe lampeggiare forte nel suo caso.




Berlusconi e gli spettri dalla malavita

Berlusconi und die Geister aus der Unterwelt

di Hans-Jürgen Schlamp
Pubblicato il 19 novembre 2012 in Germania
Traduzione di Claudia Marruccelli

E' uno strano mistero: alcuni banditi hanno rapito il ragioniere di Berlusconi, chiedendo 35 milioni di euro di riscatto in cambio di materiale scottante sul nemico giurato dell’ex capo di governo. Ora la polizia ha arrestato sei sospettati, e ipotizza l’esistenza di legami con la mafia.

Il ragionier Spinelli

Erano le 22 del 15 ottobre quando Giuseppe Spinelli, ragioniere e collaboratore fidato di Silvio Berlusconi rientrava a casa. Spinelli era la persona che, per conto del suo capo, si occupava di retribuire con migliaia di euro le giovani partecipanti ai festini "Bunga-Bunga". Quando sua moglie, quella sera gli ha aperto la porta, due uomini a viso coperto si sono avventati su Spinelli.
Hanno colpito al volto il 71enne, lo hanno rinchiuso in casa e gli hanno calpestato gli occhiali. Uno di loro impugnava una pistola. “Questi ci ammazzano”, ha pensato la moglie in quel momento. Ma gli intrusi avevano altro in mente.
Verso le due di notte sono stati raggiunti da un terzo uomo, incappucciato come gli altri, ma che ai piedi calzava un vistoso paio di scarpe – a righe rosse e nere, i colori del Milan. Questo terzo uomo ha piazzato una fotocopia sbiadita e sporca davanti alla faccia dello spaventato Spinelli, su cui era scritto, stando a quanto ricorda, qualcosa come "Oggetto: caso Mondadori".Oltre a ciò veniva descritta una scena con “Fini e i giudici nel primo e secondo grado”: Fini, che chiederebbe ai giudici, nel corso di una amichevole cena insieme, di mettere Berlusconi in difficoltà.
De Benedetti VS Berlusconi: Lodo Mondadori
560 milioni e un nemico giuratoProbabilmente un documento straordinario per Berlusconi che gli sarebbe potuto essere utile nel corso di un processo. Infatti è stato condannato nel 2011, nell’ambito del tanto controverso processo della casa editrice Mondadori, al pagamento di 560 milioni di euro di danni per aver corrotto molti anni fa un giudice .
Gianfranco Fini, ex leader del partito post-fascista di Alleanza Nazionale, un tempo stretto alleato di Berlusconi e suo ministro degli esteri, oggi è presidente della Camera e acerrimo nemico di Berlusconi.
Per Berlusconi, questi elementi avrebbero avuto una duplice utilità: Fini si sarebbe trovato in una situazione poco chiara e forse si sarebbe potuto riaprire il processo che gli è costato un bel po’ di soldi. I rapitori si sono fatti chiaramente due conti: dei 560 milioni risparmiati allora - secondo quanto il bandito mascherato aveva calcolato e riferito al ragioniere -il 6% lo volevano da Berlusconi. Grosso modo circa 35 milioni di euro.
Questa era la richiesta che Spinelli doveva fare pervenire al suo capo, per uscirne sano e salvo. Ma solo la mattina dopo, poco prima delle otto, Spinelli riesce a contattare Berlusconi e a raccontargli tutto. [Il Cavaliere] è del tutto allibito e dopo poche frasi conclude la telefonata accennando che il suo avvocato Niccolò Ghedini richiamerà presto. L'avvocato telefona infatti prontamente - e ora sembra aver perso la memoria su cosa accadde esattamente.
Una cosa è certa: alle nove i banditi se la squagliano, rilasciando Spinelli e sua moglie illesi. I due vengono prelevati dalle guardie del corpo di Berlusconi e portati al sicuro dal capo a Milano. L’avvocato di Berlusconi dice che nessun riscatto è stato pagato.
Tuttavia la magistratura parte ovviamente dal presupposto che siano stati versati dei soldi, secondo quanto riferiscono i media italiani online. Perché altrimenti i malviventi si sarebbero dileguati tanto pacificamente?
Ghedini sostiene di aver riferito il giorno stesso l'accaduto alle autorità. Ma solo il pomeriggio successivo, la vicenda è stata denunciata ufficialmente. L’avvocato dice che avevano solo bisogno di sapere con precisione ciò che era accaduto, e che la coppia era in stato di shock. I presunti documenti e il CD che non sono stati resi noti sarebbero un bluff, tutta la faccenda sarebbe piena di contrasti e poco credibile.

Il capobanda tradito dalle ... scarpe

Azione della mafia?La polizia sta indagando da allora e solo ggi ci sono stati dei riscontri. Sono state arrestate sei persone, tre italiani e tre albanesi. Regista del misterioso giallo, secondo le dichiarazioni degli investigatori, sarebbe un noto malavitoso: Francesco L., 51 anni. Negli anni Ottanta divenne noto per una rapina milionaria, qualcosa però andò storto e venne arrestato. Si offrì come testimone in altri processi entrando in un programma di protezione testimoni, nel quale però non rimase a lungo. Si diede nuovamente alle rapine e nel 2001 fu condannato a nove anni e quattro mesi per rapimento a scopo di estorsione di un parente di un militare. Per la polizia, Francesco L., appartiene al clan mafioso dei Parisi, di Bari. Si trattò quindi di un’azione mafiosa?
Anche i suoi concittadini e i tre albanesi che si si sono resi protagonisti della vicenda, non erano degli incensurati, bensì professionisti. Potrebbero aver agito al servizio dei Parisi. Ma se il tentativo di rapimento effettuato con pistole giocattolo è stato architettato in maniera così dilettantesca, come l’avvocato Ghedini dichiara, e se il tutto si è concluso senza riscatto - "Ci scusi era solo una prova" – non vuol dire necessariamente che sia opera della criminalità organizzata. O forse la vicenda si è conclusa in maniera totalmente diversa da quanto dichiarato finora?
La polizia ha lasciato intendere, soddisfatta, di essere giunta sulle tracce dei colpevoli grazie alle scarpe rosse e nere. Talvolta la passione troppo ostentata per la propria squadra del cuore può diventare, a quanto pare, uno svantaggio.

22 novembre, 2012

Immigrazione: i profughi salvano Riace dal declino


Flüchtlinge retten Riace vor dem Untergang
Testata : Zeit
Data di pubblicazione: 13 Novembre 2012
Articolo originale di Claas Relotius
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero e Il Fatto Quotidiano

Mezza Europa chiude le porte agli immigrati, ma in Italia, un paesino di pescatori offre asilo ai profughi garantendosi così la sopravvivenza.

Belati di pecora giungono dai pendii rocciosi, dalla costa arriva il mormorio del mare e intanto da qualche parte l’utopia di Mimmo è diventata realtà – quella di un luogo che si distingue per l’ospitalità piuttosto che per i confini. In realtà Mimmo si chiama Domenico Lucano, ma nessuno lo chiama così, anche se è il sindaco di Riace, paesino di pescatori della costa calabra. Tre chiese per appena 1500 abitanti, per strada un paio di dozzine di polli e qualche cane un po’ acciaccato. Un posto così insignificante che nessun turista finisce qui, neanche per caso.Lucano ha proclamato patria dei profughi il suo paese natale, mentre mezza Europa tenta di arginare isolare i migranti clandestini imponendo confini sempre più invalicabili. “Nel nostro paese” dice Lucano “accogliamo i rifugiati a braccia aperte”. Oggi a Riace vivono più di 500 migranti, negli ultimi anni quasi un residente su tre è un immigrato. Nessuno possedeva un permesso di soggiorno o un documento di lavoro valido. Sono giovani uomini dalla Tunisia, dal Senegal ed Eritrea, donne e bambini dalla Siria e Algeria, fuggiti dai paesi di origine a causa della guerra e della povertà. Adama Kone, 33 anni, è arrivato due anni fa dal Mali, dove non riusciva più a trovare lavoro, per sfamare i suoi due figli. Oggi abita a Riace, ha una casa di proprietà e lavora nel garage annesso dove ha aperto una sua piccola autofficina. Tre stradine più avanti in un negozio di tessuti, lavora Fatma, una giovane afgana di 24 anni. E’ fuggita dalla sua patria a causa dei Talebani e ora fa la sarta e la tessitrice di tappeti a Riace. Riceve circa 600 euro al mese dal Comune, che le ha anche messo a disposizione gratuitamente una vecchia casa abbandonata. Gli abitanti del paese hanno anche aiutato Fatma a ristrutturarla e a renderla nuovamente abitabile. In cambio, per sdebitarsi, durante la settimana Fatma si prende cura dei loro figli o accudisce i parenti anziani malati di Alzheimer.


I rifugiati contribuiscono a ricostruire il paese“A Riace la solidarietà non è a senso unico”, dice il sindaco Lucano. “Cerchiamo di offrire ai profughi un’altra casa qui, e in cambio essi ci aiutano a tenere in vita questa casa”. I profughi, che altrove sono respinti perché clandestini, a Riace trovano lavoro, s’integrano nel paese e aiutano anche a ricostruire un luogo che 14 anni fa era quasi estinto. Il paese è collocato in una delle regioni italiane meno sviluppate. Una malinconica colata di cemento, lavori a bassa retribuzione e campo libero per la mafia. Per decenni la gente è scappata da qui, dei 3000 abitanti di una volta, a Riace oggi ne sono rimasti solo 800. Le ultime pizzerie e gelaterie del paese avevano chiuso i battenti. “La nostra amata patria” dice Lucano “era come un malato terminale che attende la sua ultima ora“. Poi è successo ciò che ancor oggi gli abitanti di Riace considerano un miracolo: la notte del primo luglio del 1998 un’imbarcazione con a bordo 218 curdi approdò sulla nostra costa. Erano in fuga diretti verso la Grecia, ma avevano perso la rotta. Mezzi morti di fame ed esausti per il freddo e la stanchezza, la maggior parte di loro aveva già perso ogni speranza. Lucano si diede da fare affinché i profughi venissero accolti e ospitati dalla gente del posto. Con il passare degli anni sono arrivati sempre più rifugiati, e lui si è accorto che avevano ridato vita alla sua città. Lucano ha chiesto un mutuo a favore del Comune, per poter ricostruire le case diroccate del paese e dare un salario ai migranti. Ha chiesto inoltre alla regione Calabria un’autorizzazione speciale per accogliere senza troppi cavilli burocratici i migranti. Secondo i dati della Croce Rossa Italiana la sistemazione di profughi nei campi di accoglienza in Calabria costa circa 55 euro al giorno pro capite. Riace invece necessita per ogni migrante solo della metà del denaro. “Perché i neoarrivati si ambientano rapidamente” dice Lucano. La sua ultima invenzione è l’euro di Riace, con cui i migranti, che a volte per ottenere denaro da parte del governo, debbono attendere anche fino a sette mesi, sono in grado di fare acquisti nei negozi del posto con una moneta locale, in modo da procurarsi l’essenziale per sopravvivere . Una volta arrivati i pagamenti pubblici, i negozianti possono convertire le monete locali con i contanti. I profughi inoltre hanno contribuito in questi ultimi anni al boom economico di Riace. Officine, panifici e parrucchieri hanno ripreso le loro attività. Le arti tradizionali della tessitura e della ceramica hanno ripreso vita e nel frattempo è stata riaperta persino una scuola, dove i bambini che arrivano qui, assieme ai propri genitori, apprendono le prime nozioni di italiano. “Gli adolescenti hanno bisogno di più tempo, per adattarsi qui”, dice la maestra Emilia, di 51 anni. Molti sono cresciuti in un paese dominato dalla guerra civile e dalle persecuzioni, e conoscono solo la vita della fuga. La maggior parte di loro ha solo bisogno di tempo, per realizzare che qui hanno trovato un luogo in cui possono restare stabilmente.


Inizialmente gli abitanti temevano di venire spodestati dal proprio paese.Anche i residenti hanno avuto bisogno di tempo per abituarsi ai molti volti nuovi nel proprio paese. In particolare erano quelli più anziani ad essere scettici. Alcuni temevano persino che la compassione del loro sindaco avrebbe causato alla fine la perdita del proprio paese. Ma più il paese rifioriva, dice Emilia, “più i dubbi scomparivano”. Oggi i vecchi Riacesi stanno a guardare i ragazzini africani che giocano a pallone sulla piazza del paese. Dalle panetterie che sprigionano profumo di pane fresco proviene musica araba e nei negozi di artigianato, dove vengono prodotti decorazioni e vasellame, lavorano nativi e stranieri, fianco a fianco. Tutta questa armonia è una spina nel fianco solo per la temuta ‘ndrangheta. La mafia calabrese, che ha saputo sfruttare per decenni la povertà di Riace, ha tentato fino ad oggi di sabotare la ricostruzione del paese. Poco dopo la rielezione di Lucano a sindaco, nel 2009, i mafiosi gli avvelenarono il cane e crivellarono con una dozzina di colpi le pareti della Trattoria Donna Rosa, dove Lucano era a cena con degli amici. Un paio di giorni dopo però, il sindaco fece affiggere un cartellone su cui si legge ancora oggi a caratteri cubitali: “Riace – città dell’ospitalità”. Due anni fa, per il suo impegno civile, Lucano è stato premiato con il World Mayor Award [lI premio del miglior Sindaco del mondo ndt]. A Riace lo hanno persino proposto per il premio Nobel per la pace, ma il sindaco replica: “ciò che conta di più è che la vicenda degli abitanti di Riace sia fonte un modello per tutti”. I paesi vicini di Stignano e Caulonia hanno già seguito l’esempio di Riace e ora stanno accogliendo anche loro i rifugiati. E nel frattempo il nome Riace arriva anche a Hollywood: nel 2010 il regista Wim Wenders è venuto in Calabria per girare un documentario sul problema dei rifugiati. Ma dopo aver sentito del paese dei rifugiati, ha deciso di raccontare la storia di Riace con una pellicola dal titolo “Il Volo”. “La vera utopia” ha dichiarato Wenders lo stesso anno, in occasione dei festeggiamenti per l’anniversario della riunificazione delle due Germanie, “Non è stata la caduta del muro di Berlino, ma la convivenza serena della gente di Riace”. In questo paesino senza nessuna attrattiva, tra brulle pareti rocciose e il mormorio del mare ho scorto un mondo migliore.
Il sindaco di Riace e Wim Wenders

15 novembre, 2012

Una triste fine per la Lancia, dopo 109 anni di fascino

Lancias trauriges Ende nach 109 Jahren Schönheit

di Kai Kolwitz
Pubblicato in Germania il 7 novembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

A partire dal 2015, le Lancia non verranno più prodotte in Italia. Retrospettiva di un marchio, che ha prodotto alcune delle più belle vetture della storia automobilistica, ma forse spesso troppo accessoriate . 

Lancia Ypsilon


E’ stata la conclusione di un lungo periodo di marasma: la Fiat ha annunciato pochi giorni fa la delocalizzazione, prevista entro il 2015, degli stabilimenti produttivi della consociata Lancia. Da allora in poi verranno prodotti sotto questo marchi solo i modelli Chrysler riconvertiti, tra cui la Lancia Ypsilon, unico modello indipendente che viene prodotta nella città polacca di Tychy parallelamente alla Fiat 500.

Vincenzo Lancia


All’avanguardia già nei primi anni
Dopo 109 anni, termina un’epoca iniziata nel 1906 da Vincenzo Lancia. Insieme a un amico, l'ex collaudatore Fiat Claudio Fogolin, ha dato vita al marchio che oggi porta il suo nome. Ben presto il marchio Lancia si è guadagnato la reputazione di essere un produttore, dotato di ingegneri che avevano voce in capitolo. Gli italiani erano innovativi, nel 1913 presentarono la prima vettura ad avviamento elettrico. Dieci anni più tardi, seguì la prima vettura con una carrozzeria autoportante, assemblata senza un telaio separato - un sistema costruttivo che solo dopo la seconda guerra mondiale è diventato uno standard.

Lancia Aurelia Spider


Auto da sogno e celebrità
Rifinita con un design mozzafiato, in particolare nel periodo successivo alla guerra. Auto come le Aurelia Spider cabriolet degli anni cinquanta erano vetture da sogno, tutte cromate, sul cui parabrezza gli scolari appiccicavano i nasi per sbirciare a quanto arrivava il tachimetro. Celebrità come Brigitte Bardot e Gregory Peck hanno guidato all’epoca, auto italiane e anche la leggenda dell’automobilismo da corsa, Juan Manuel Fangio, ha conservato la sua Lancia, chiaramente in privato, dopo essere passato alla Mercedes. L’azienda aveva la reputazione di essere una delle migliori produttrici di auto di qualità nel mondo.

Jean Louis Trintignant e Vittorio Gassmann nel film Il Sorpasso


Bellissime e costosissime
Purtroppo nonostante tutti i meriti, alla Lancia raramente è andato tutto liscio dal punto di vista finanziario. Mancavano i grandi successi di massa, inoltre si tendeva a scegliere tra due possibilità tecniche, sempre quella che era strutturalmente più dispendiosa. Questo ha reso costosa la produzione delle vetture, inoltre la scelta dei modelli era di norma dispersiva - e le numerose versioni cabriolet, coupé e berlina, guardandole facevano sognare, ma la produzione restava tutt'altro che razionale. Già nel 1969, la Lancia è stata per la prima volta agli sgoccioli, il Gruppo Fiat subentrò per una cifra simbolica.

Walter Röhrl su Lancia


Nuova vita come dominatrice nei rally
Quindi la Lancia fu messa sotto controllo. Seguirono i tempi delle vetture accessibili a tutti - e quelli dei grandi successi sportivi. In effetti in passato negli anni cinquanta la Lancia era già stata presente n Formula 1, ma ora sono in particolare le macchine da rally, che offrono immagini più spettacolari.
La Lancia Stratos, dalla forma stilizzata e cuneiforme, uno dei primi modelli di auto sviluppato appositamente per i rally, ha vinto per tre volte negli anni settanta, la Coppa del Mondo. Walter Röhrl ha ottenuto su un prototipo Lancia 037, una delle sue quattro vittorie a Monte Carlo e dalla metà degli anni Ottanta, le differenti versioni della Lancia Delta hanno dominato la scena. La più spettacolare di tutte è stata la Delta S4, per prima l’aggressivo mostro alato del gruppo B, dalla linea semplice delle vetture di serie ma con una potenza di oltre 600 CV.

Lancia Delta S4


Fiat fallisce nella strategia dei marchi
Stranamente, la Lancia con trionfi in questo settore, ha continuato nella casa madre, già impegnata comunque nel campo dei rally, la produzione di auto da corsa. In quegli anni, questa non era l'unica prova che la Fiat spesso non sapeva esattamente con quale strategia posizionare i singoli marchi della casa e creare dei confini tra gli uni e gli altri. Ancora più problematica diventò la situazione quando, nel 1986, Fiat acquistò dallo stato l’Alfa Romeo. In tal modo tutti i costruttori di vetture di serie italiani si sono trovati riuniti sotto lo stesso tetto - e in particolare la linea di confine tra Alfa e Lancia, inizialmente concorrenti di spicco, si annunciava già spinosa. Quindi, anche se l’Alfa è sempre stata considerata come la "BMW italiana" e la Lancia come la "Mercedes italiana", già dagli inizi degli anni novanta l'immagine si è sbiadita.

Interni di una Lancia Thema


Utilitarie di lusso, in anticipo sui tempi
Certo sono stati creati di tanto in tanto modelli accattivanti come la Lancia Y10, che già nella metà degli anni ottanta è stata pioniera nel settore delle utilitarie di lusso. La Lancia Thema 8,32 era una berlina che sotto il cofano celava una motore Ferrari. Ma era diventava sempre meno chiaro ciò che era in realtà la Lancia. L’Alfa Romeo tentò una rinascita sperimentando nuovi modelli e un proprio look audace, ma le vendite della sorella continuarono a calare.

Manuel Fangio su Lancia


La Lancia vende meno della Porsche
Nel 1990 sono state vendute circa 300.000 vetture, secondo le stime per il 2012 si arriverà a sole 50.000 auto - nemmeno la metà delle auto della Porsche. Per salvare la Lancia, la Fiat avrebbe dovuto ricostruire il marchio da zero, un’impresa costosa, lunga e complicata. Ma la Fiat ha abbastanza problemi con la sua etichetta tradizionale per capire che si sta tirando troppo la corda.

Lancia Thesis


Ciò che rimane è il logo del marchio
Ultimo fuoco d’artificio è stata la Lancia Thesis, modello uscito tra il 2002 e il 2009, una berlina con i fanalini posteriori a forma di boomerang e un design d'avanguardia, una forma da Art Deco del 21° Secolo. Ma quasi nessuno voleva comprare la macchina e la Lancia già allora era diventata un modello ridicolo. Nessuna altra Lancia susciterà più tanta ammirazione. Ciò che resta sono i veicoli Chrysler a cui Fiat appiccica un logo Lancia sulla mascherina anteriore. Dal punto di vista degli affari, questo è del tutto comprensibile. Ma ancora una volta, vi è un marchio tradizionale in meno per strada.

Fusione Lancia-Chrysler

Monti scarica le responsabilità sull’Europa

Monti Schiebt Verantwortung nach Europa ab

di Floria Eder
Pubblicato in Germania il 3 novembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

Il Presidente del Consiglio italiano affronta molte riforme. Ma i suoi oppositori definiscono "inutile" la sua manovra finanziaria, perché non riduce la spesa. Eppure gli italiani amano il loro premier, che ha ridato lustro alla reputazione del paese.

Il premier mario Monti al WEF di Roma

  
La lesa Maestà è un reato grave, e Tito Boeri se ne vanta. "E' un grande onore per me", scherza l'economista, scuotendo il ciuffo di capelli grigi. Se la gode, del fatto che il Primo Ministro italiano gli abbia risparmiato la fatica di doversi presentare. Mario Monti aveva recentemente sfruttato la platea di una conferenza del World Economic Forum (WEF) di Roma, per accusare pubblicamente l’ignoranza di Boeri, un accademico progressista e grande oppositore di Monti. Boeri è "un amico" ma forse bisognerebbe dire che "non ha capito niente", niente del lavoro di riforma di Monti, niente delle difficoltà che deve superare per portare avanti l'Italia. Boeri aveva criticato il Primo Ministro in un tweet: non dovrebbe occuparsi di sondaggi di opinione.

Tito Boeri


"Non deve preoccuparsi della sua immagine"«Invece di fare tante chiacchiere dovrebbe fare qualcosa di concreto", dice ora Boeri. Il Presidente del Consiglio non è stato eletto e non intende scendere in competizione alle elezioni del prossimo anno. L'uomo tiene le redini di un governo di emergenza - non per tener d’occhio i sondaggi, ma per salvare il paese. "Monti non dovrebbe tanto preoccuparsi della sua immagine." Monti è un abile oratore. Preciso, chiaro, con senso dell’umorismo asciutto - come per esempio quando pontifica sulla Germania, dove l’"economia è ancora una branca della filosofia morale”. In due pagine sono stati riassunti i traguardi raggiunti quest’anno: riduzione della burocrazia, riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, risanamento di bilancio, leggi anti-corruzione.

Ann Mettler


Elogio da parte degli economisti europei"E’ stupefacente che Monti sia riuscito portare a termine in pochi mesi molto di ciò che per anni non era stato mai affrontato", dice Ann Mettler, capo del Denkfabrik Lisbon Council di Bruxelles. Ma mentre la riforma delle pensioni, il primo grande progetto del governo Monti, ha incontrato grande approvazione da parte degli economisti, gli esperti non sono soddisfatti del resto della lista. Il pacchetto di austerità, che ha presentato un paio di settimane fa ed è stato più volte modificato, Boeri lo definisce "inutile". I colleghi lo descrivono come deludente - perché non prevede tagli della spesa pubblica e non allevia il bilancio statale. Inoltre dipende dalla posizione dell’Italia in Europa. La più grande economia tra i paesi in crisi ha accumulato, in rapporto al prodotto interno lordo, la montagna di debiti più grande dopo quella della Grecia.

Jennifer Blanke


Il 2013 è un anno crucialeAnche se il debito si è ridotto, Monti ha iniziato con entusiasmo anche se la matassa in cui è avvolta la politica sembra sciogliersi pian piano, come per esempio in molte gravi vicende scoperte quest’anno circa l’appropriazione indebita dei partiti sui finanziamenti pubblici, a lungo termine non è certo che l'Italia arrivi a una svolta. Il 2013 come "spartiacque per la politica italiana", così lo ha definito l’analista Jürgen Michels. "L'Italia ha compiti per casa che bastano almeno per il prossimo governo, e quello successivo ancora", ha detto l'economista del WEF Jennifer Blanke. La prossima settimana ricorre l’anniversario della nomina del professore emerito ed ex commissario europeo Mario Monti a senatore a vita. Pochi giorni dopo, cadde il governo di Silvio Berlusconi. Monti, nuovo primo ministro italiano dovrebbe tornare a essere se stesso e, infine, occuparsi di ciò che in precedenza aveva causato il debito, ciò che era stato tralasciato o soppresso.

Classifica 2012 WEF


Monti è in grado di dimostrare i primi successi
Vuole ridurre non solo il debito, ma anche rafforzare la competitività in Italia. Nella classifica del WEF, il paese nel 2012 è salito di cinque posizioni fino al 43° posto. L'elenco si basa su fatti concreti, Monti dice, "ma anche l’apparenza conta." L’idea di non essere capito, così dice la gente del suo ambiente, non lo sfiora. Monti considera il non voler capire, da non confondersi con la mancanza d’intelletto, un segno di mancanza di volontà. E’ più compiaciuto del fatto che gli italiani hanno fiducia più in lui che nei litigiosi partiti. I risultati dei sondaggi lo dimostrano, dice Monti. Per lui, non conta solo il successo sul merito, ma anche la percezione che ne ha la gente. Su questo il primo ministro basa la sua politica – finora con grande successo. "E’ un uomo capace di instaurare buone pubbliche relazioni. Forse il migliore nel governo" dice un diplomatico dell’UE sia con ammirazione che con preoccupazione.



L'ex commissario può farsi strada nell'Unione europea
Monti nel mese di giugno ha fatto approvare un decreto UE che concretizza la sua convinzione che gli alti spread dei tassi di interesse, che il suo paese deve offrire agli investitori, non è un problema solo italiano, ma europeo. E’ vero che "il paese non ha completato i compiti a casa", dice, "ma è altrettanto vero che è stato anche a causa della perdita di fiducia nell'euro". I paesi al vertice hanno concesso una nuova apertura per i fondi europei - condizioni meno difficili di quelli che hanno dovuto accettare la Grecia, il Portogallo e l’Irlanda. "Il percorso tra responsabilità individuale e collettiva è stato per la prima volta chiaramente dimostrato ", dice.

Andrea Illy


Elogio dell’ imprenditore del caffè Illy
Questo è ben visto in Italia dalle classi più elevate, che elogiano il Premier. Andrea Illy per esempio, leader della torrefazione torinese vede però ancora alcune carenze, strutture troppo antiquate, un’inversione di marcia ancora insufficiente. Eppure, apprezza che Monti abbia restituito splendore all'immagine dell’Italia in Europa dopo che il suo predecessore Silvio Berlusconi l’aveva ridotta quasi a una barzelletta. "Ricordiamoci da dove siamo partiti", dice Illy. Questo bonus, però, sta lentamente scadendo - proprio perché la stella di Berlusconi sta tramontando. Condannato al carcere in primo grado e delicatamente spinto ai margini dal suo stesso partito, Berlusconi per la prima volta è andato in vacanza. Abbastanza lontano, in Kenya.


07 novembre, 2012

Noi austriaci siamo particolarmente affezionati all'Italia


Wir Österreicher haben Italien besonders gern

Pubblicato in Austria il 24 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli



Durante la visita del Cancelliere dal premier italiano a Roma l’argomento pricipale è stato il futuro dell'UE.
Suona un po’ anacronistico che nel cortile di Palazzo Chigi suoni la banda militare italiana e che due politici sfilino di fronte ad essa. L'inno nazionale austriaco e quello italiano ricordano anche che viviamo in una Europa fatta di nazioni e che lavora duramente per risolvere i problemi comuni.
Il Cancelliere Werner Faymann e il primo ministro italiano Mario Monti hanno sottolineato il fatto che si chiamano per nome e che per il resto non hanno particolari differenze. Monti ha colto l'occasione della conferenza stampa per leggere un recente messaggio da Atene. "La nostra collaborazione funziona in tempo reale," ha detto. "La Grecia e la troika sono d'accordo sull’ulteriore risanamento, la prossima tranche andrà a buon fine, il Cancelliere e io siamo molto soddisfatti."
Il primo ministro Mario Monti riveste nel governo italiano un ruolo unico. Egli non fa parte di uno di quei partiti che sta mettendo sottosopra il paese e riesce a far passare il suo programma “Salva Italia” in Parlamento solo perché i partiti sanno che non possono fare a meno di lui.
Così Monti in meno di un anno ha elevato l'età pensionabile, reintrodotto la tassa sugli immobili, aumentato nuovamente l'IVA e abbassato leggermente l'imposta sul reddito. Il professore di economia ha finalmente fatto ordine [nel paese] dopo gli anni di Berlusconi e anche tutti gli italiani che subiscono i suoi interventi sono contenti.



Rafforzare l’euroMonti e Faymann hanno sottolineato ciò su cui concordano: solo con riforme strutturali l'Unione Europea uscirà dalla crisi del debito. Un ESM (fondo di salvataggio permanente) più saldo, dotato di banca unica e titoli di stato comuni che rafforzeranno nuovamente l'Euro. Entrambi i politici intendono continuare a collaborare al meglio.
Werner Faymann a Palazzo Chigi, che al tempo della monarchia ospitava l'ambasciata austriaca, è sembrato quasi emozionato. "Noi austriaci siamo particolarmente affezionati all’Italia. Insieme siamo di fronte a un compito particolarmente importante, risolvere la questione se l'Europa si stia lacerando, o se noi possiamo creare uno sviluppo comune per la prossima generazione. "
Monti ha parlato del progetto del nuovo tunnel ferroviario del Brennero. Nonostante l'austerità l’Italia investirà 700 milioni di euro nei prossimi tre anni. "L'infrastruttura è importante per la crescita e l'occupazione", ha detto Monti. Faymann ha chiesto più impegno per affrontare la disoccupazione giovanile in Europa che “oltre al malessere generale della popolazione, costa 153 miliardi di euro all’anno," ha detto Faymann citando un recente studio.
Resta irrisolta una domanda: il 69enne, professore di economia è disponibile anche dopo le elezioni, a restare come capo del governo? "Rilassatevi". - Il cancelliere Faymann così si è espresso, quasi invidiando lo stato d'animo di Monti.

Per amore di se stesso


Di Tobias Piller
Pubblicato in Germania il 28 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Conferenza Stampa drammatica di Berlusconi

Prima il silenzio, poi annuncia la sua candidatura a premier, poi ancora una “definitiva” uscita dalla politica e poi nuovi incitamenti alla battaglia: con la sua rotta a zig zag, Silvio Berlusconi si gioca le ultime briciole di credibilità.
Silvio Berlusconi sputa veleno il giorno dopo la sentenza a suo sfavore. Sabato scorso l'ex presidente del consiglio italiano ha dichiarato che nel corso dei prossimi giorni il suo partito deciderà se continuare ad appoggiare il governo del suo successore Mario Monti. Secondo Berlusconi, il professore di economia, aumentando l’imposizione fiscale finalizzata al pareggio di bilancio, non solo avrebbe condotto l’economia del paese in una spirale verso il basso, ma avrebbe anche addossato al suo predecessore, le responsabilità della crisi di fiducia [dei mercati] e della recessione italiana.
Berlusconi al contrario vede nella Germania il vero colpevole: gli elevati tassi di interesse dei titoli di Stato italiani, tradotti in "spread", sono, a suo avviso, "il frutto dell’egemonia egoistica della Germania, che ha costretto i leader europei a prendere decisioni che io non ho mai condiviso", ha detto Berlusconi sabato a Villa Gernetto nella sala stampa del suo partito, a Lesmo, vicino Monza. I dati che riguardano l’Italia erano errati, ma lui si era opposto, quindi "la Germania e la Francia, sua vassalla, avevano posto in atto un attacco alla mia reputazione". Le banche in Germania hanno ricevuto l'"ordine" di vendere titoli di Stato italiani, questa è la teoria di Berlusconi, per cui l'Italia alla fine è finita nei piani di salvataggio dei mercati finanziari.

Formigoni in vacanza ... premio

Riforma ad personam
L’eccezionalità di una conferenza stampa di Berlusconi e il volto scuro mostrato dall'ex primo ministro, mette completamente in secondo piano, il fatto che che in realtà è stato anche presentato un programma in cinque punti, con una serie di richieste dal tono particolarmente populista. Berlusconi vuole meno tasse. In particolare vuole liberare i piccoli proprietari di casa dall’ICI - una promessa con la quale Berlusconi aveva già vinto le elezioni, contraddetta però dal nuovo primo ministro Monti che ha aumentato drasticamente le tasse e le accise sui carburanti per sanare le casse dello stato.
Se Berlusconi pretende di tagliare sperperi e spesa pubblica, agli italiani però suona proprio strano, visto che recentemente un membro del suo partito, il "Popolo della Libertà" è stato accusato di appropriazione indebita di milioni di euro provenienti dai fondi del consiglio regionale del Lazio per scopi personali, o anche che il Presidente della sua regione, la Lombardia, ha accettato per anni dai suoi amici il pagamento di gite in yacht e viaggi di lusso.
Gli esattori delle imposte italiani dovrebbero smetterla con i loro "metodi violenti", dice Berlusconi - ma questi "metodi" li aveva adottati già il suo stesso ex ministro delle finanze. In verità resta in sospeso la richiesta di Berlusconi di una riforma globale del sistema giudiziario - e la sua affermazione che avrebbe continuato sulla scena politica la sua lotta contro la "dittatura dei pubblici ministeri" per una riforma della giustizia.

Mediaset trade

Desideri rimasti incompiuti
La linea d’azione personale di Berlusconi a zig-zag - fatta di mesi di silenzio, dell’annuncio della sua candidatura a premier, del presumibile ritiro definitivo annunciato qualche giorno fa ("per amore dell'Italia"), seguiti sabato scorso da un nuovo grido di battaglia – gli stanno costando l'ultimo residuo di credibilità. Massimo Franco, un analista politico del "Corriere della Sera" interpreta il comportamento dell’ultra settantenne politico come una "miscela tra desiderio di recupero del successo e impotenza" e al tempo stesso ci vede il “tentativo, di scaricare sul governo Monti frustrazioni e timori".
La sentenza del tribunale contro Berlusconi che lo condanna a quattro anni di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, ha attirato meno attenzione in Italia che all'estero. Da decenni fa parte della scena politica del paese il fatto che Berlusconi si lamenta della persecuzione da parte dei pubblici ministeri e dei giudici, o anche che la magistratura è stata politicizzata e non sempre si sarebbe dimostrata obiettiva.

Il delfino Angelino Alfano

Con notevole energia criminale
Non è la prima volta che Berlusconi viene condannato in primo grado a una pena detentiva. Negli anni Novanta era stato condannato tre volte, la pena complessiva era tra 16 e 33 mesi di reclusione. Allora si trattava di accuse di frode nei finanziamenti ai partiti, falso in bilancio e corruzione di funzionari del Fisco. I processi si sono conclusi alla fine in parte con l’assoluzione e in parte con la prescrizione dei reati. Ora i giudici di Milano si sono affrettati in particolare nel prevenire la prescrizione del processo prevista entro la fine del 2013: contrariamente a una prassi consolidata, la motivazione della sentenza non è stata emessa mesi o anni dopo il verdetto, ma lo stesso giorno del giudizio.
Berlusconi è stato anche descritto in 106 pagine come una persona con notevole energia criminale che negli anni Novanta ha evaso milioni di euro al fisco italiano. Si tratta della vicenda dell'acquisto dei diritti cinematografici da parte di Mediaset, società televisiva di Berlusconi, negli Stati Uniti, che negli anni novanta ha fatto da intermediaria nei Caraibi, consentendo il raddoppio del prezzo di acquisto e la rivendita dei diritti cinematografici in Italia. Berlusconi è accusato di essere un partner a pieno titolo nell’intermediazione e di aver contribuito al trasferimento del denaro nelle banche dei Caraibi.

La notizia del Cavaliere al Tg locale del Kenya

Argomentazione accesa
Ma a quanto pare l’argomentazione è vacillante. Solo con uno stratagemma si poteva risalire fino agli anni Novanta senza l'impedimento della prescrizione: Mediaset trasmette ancora i film che sono stati acquistati allora. Anche se il presidente di Mediaset è stato assolto, a Berlusconi è stata attribuita tutta la presunta organizzazione del traffico finanziario triangolare, anche se si è formalmente ritirato dalla sua azienda Mediaset, nel 1994, la quale è entrata in borsa nel 1996, e solo il quaranta per cento delle azioni appartiene alla famiglia Berlusconi.
Se si prescinde dal fatto che Berlusconi è stato assolto in terza istanza in un processo parallelo, la cui sentenza però è ancora in sospeso per un ricorso costituzionale e per cui i tempi per la prescrizione si avvicinano velocemente, di norma in Italia gli ultrasettantenni non vanno in carcere. Comunque grazie ad un’amnistia del governo Prodi nel 2006 - concessa per alleviare le carceri sovraffollate - la condanna superiore a 4 anni viene ridotta ad uno solo. Ma la privazione dei diritti civili, che sarebbe valida solo dal terzo grado, potrebbe danneggiare Berlusconi.

L'ex predidente della Regione Lazio sponsorizzata da Berlusconi

Problemi crescenti per Monti
Il clamore che circonda Berlusconi e i suoi processi (ad esempio, favoreggiamento alla prostituzione dell'allora minorenne "Ruby") può essere lasciato un po' in disparte, visto che l’amaro discorso potrebbe avere conseguenze concrete per la politica italiana: se Berlusconi non darà il suo appoggio fino ad aprile all'attuale governo Monti e se si andasse ad elezioni anticipate, molte nuove iniziative proposte dal centro non riuscirebbero ad influenzare la formazione dei partiti o dei movimenti politici. Il Partito Democratico ne trarrebbe beneficio se le trattative per una nuova legge elettorale venissero accantonate e non dessero alcun esito.
Per il primo ministro Monti i problemi aumentano. Non vuole dare l’impressione di essere troppo attaccato al suo incarico e dice che il suo governo potrebbe andarsene in qualsiasi momento. Ma avverte anche che l’Italia è sotto la minaccia del caos. In pratica, però, la conseguenza è che dopo la retorica populista di Berlusconi - e decine di migliaia di manifestanti della sinistra che hanno protestato sabato - tutti i partiti tentano di presentare nuovi emendamenti alla nuova finanziaria. Già nelle ultime settimane si è iniziato a rimuovere tutti gli elementi indesiderati dal progetto di legge per il pareggio di bilancio. Le proiezioni di bilancio per il 2013 di Monti rischiano di non avere più alcun valore.

02 novembre, 2012

Il silenzioso esodo dal Sud

DER STILLE TRANSFER AUS DEM SÜDEN

di Herbert Brücker
Pubblicato in Germania il 27 settembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero e Il Fatto Quotidiano


Secondo recenti sondaggi sempre più forza lavoro abbandona i Paesi del Sud Europa per stabilirsi in Germania. Questo può contribuire ad aggravare la crisi in Europa?

La crisi nei paesi meridionali dell’Unione Europea spinge sempre più persone ad abbandonare il proprio paese. Una larga parte di loro arriva in Germania. Nello scorso anno sono arrivati da Grecia, Italia, Portogallo e Spagna circa 37 mila persone, un numero ben superiore a quello dei cittadini tedeschi che sono emigrati dalla Germania in conseguenza della crisi del paese. L’anno precedente le cifre parlavano di 8 mila persone. L’aumento rilevante è sicuramente causato dalla profonda recessione che colpisce sempre di più i Paesi del Sud. L’elevata disoccupazione giovanile e il perdurare di una grave crisi economica in questi paesi potrebbero essere la diretta conseguenza di questa migrazione di massa. I primi dati di quest’anno lo confermerebbero.
I nuovi immigrati in Germania hanno ben poco in comune con i migranti che arrivarono nel paese all’inizio degli anni novanta. Si trattava allora soprattutto di lavoratori stranieri impiegati come semplice manodopera, mentre oggi spesso si tratta di lavoratori altamente qualificati. Secondo quanto comunica l’Istituto di Statistica tedesco, infatti, più del 40 percento dei migranti in età lavorativa hanno perlomeno una laurea, ben oltre la media nazionale tedesca. Numerosi studi statistici indicano che i nuovi immigrati trovano spazio nel mercato del lavoro, nell’economia locale e nello stato sociale tedeschi. Ma che importanza ha l’emigrazione per i paesi di origine? Si tratta solo di una perdita di capitali economici, oppure gli stati in crisi perdono anche capitale umano? Può essere considerata una fuga di cervelli? La crisi si aggraverà in tal modo?


Minore crescita legata all’emigrazioneSe così fosse, occorrerebbe riconsiderare i modelli sull’unione monetaria. Per il premio Nobel Robert Mundell un’elevata mobilità del lavoro è un presupposto importante per il funzionamento di un'unione monetaria. Mundell motiva così la sua teoria: se uno dei paesi membri crolla economicamente, la sua forza lavoro si sposta verso altri stati membri con condizioni di mercato del lavoro più favorevoli, fino a quando la disoccupazione e i salari non raggiungono lo stesso livello. Questo non solo porta ad un uso più produttivo del lavoro e quindi a una maggiore performance economica, consente anche una politica monetaria più coerente. L'emigrazione di lavoratori qualificati, tuttavia, ha un altro aspetto. L’economista Jagdish Bhagwati, esperto di commercio e sviluppo, negli anni settanta aveva già evidenziato che una fuga di cervelli qualificati, causa perdite economiche nei paesi di origine, che si sono assunti l’onere economico della loro formazione, mentre il reddito che potrebbe essere ricavato da questi investimenti in genere va a vantaggio dei paesi di destinazione.



Percentuali di migranti altamente qualificati (Hochqualifiziert) ma disoccupati rispetto alla popolazione attiva
 Anche il settore pubblico di questi paesi beneficia della migrazione, grazie ad esempio all’aumento del gettito fiscale. Bhagwati propone infatti di sottoporre a tassazione anche gli emigranti. Nuovi risultati sulla crescita e l'economia regionale mostrano anche che la migrazione di manodopera altamente qualificata può inoltre aggravare il divario delle possibilità di crescita tra gli stati del sud e quelli del nord. I redditi del sud più povero potrebbero quindi continuare a ristagnare e diminuire, mentre aumenterebbero al nord.
Peggio di così comunque non potrebbe andare. L'esperienza insegna che è sempre solo una parte relativamente piccola della popolazione che emigra, perché, per molte persone i costi sociali ed economici della migrazione sono semplicemente troppo onerosi - anche in tempi di crisi. Anche gli incentivi alla migrazione per le persone altamente qualificate diminuiscono e in modi molto diversi. Il capitale umano acquisito può essere trasferito in un altro paese spesso solo grazie a costi elevati o addiritttura in alcuni casi non è possibile farlo, a causa dei diversi livelli di istruzione tra gli Stati. Spesso, le parti interessate devono imparare da capo una nuova lingua, cosa che rappresenta un onere decisamente gravoso. Questo spiega anche perché la migrazione dal Sud verso il Nord dell'Unione Europea, è riuscita fin qui solo in parte, nonostante l'evoluzione molto diversa dei mercati del lavoro.



Inoltre, è possibile che la migrazione di manodopera qualificata non comprometta definitivamente il capitale umano del paese d'origine. Le nuove teorie della fuga di cervelli suggeriscono che solo il fatto di prendere in considerazione la possibilità di emigrare in un altro paese è una buona motivazione nell’​investire nella propria formazione. Spesso, migrano solo persone che oltre ad avere le qualifiche adeguate parlano anche la lingua del paese di destinazione. Tuttavia, dato che solo una parte di queste persone finisce in realtà per lasciare il paese, questo può persino migliorare il paese da cui provengono, se non ostacola la migrazione. Studi statistici hanno confermato quest’ultima teoria. Inoltre, molti immigrati non rimangono per sempre all’estero. Al ritorno, l’ulteriore esperienza di studio e di lavoro conseguiti all'estero, diventano un aiuto nel proprio paese. Certo investimenti privati di questo tipo nell’istruzione promossi in certi paesi in crisi risultano essere ancora molto ristretti. La crisi economica è arrivata senza prevviso, molti hanno lasciato il paese improvvisamente e senza molta preparazione. I numerosi partecipanti ai corsi di lingua, tuttavia, dimostrano che qualcosa sta cambiando. A breve termine i paesi in crisi potrebbero fallire, perché la forza lavoro migra verso il Nord. A medio e lungo termine, se gli investimenti nell'istruzione aumentano e la migrazione di ritorno assume nuova importanza, i paesi d'origine potrebbero persino trarne profitto.

Giovani cervelli in fuga

Disoccupati altamente qualificati nel SudDue argomenti garantiscono anche che la fuga di cervelli è una perdita che può essere gestita al meglio. In primo luogo, le cifre dei migranti attualmente sono ancora troppo basse per incidere notevolmente sul mercato del lavoro e la crescita. In secondo luogo, il capitale umano esistente nei paesi in questo momento non è sfruttato - inoltre la disoccupazione tra i giovani altamente qualificati è troppo alta. Il deflusso di capitale umano non utilizzato dall'economia difficilmente può influire sulla perdita di benessere.
Il Sud Europa non deve quindi avere paura di una fuga di cervelli. Le conseguenze a breve e lungo termine sono gestibili. Ora è importante rimuovere le barriere legali ed economiche alla mobilità lavorativa e incrementare gli incentivi per la migrazione di ritorno. A lungo termine, le economie nei paesi del sud potrebbero trarre beneficio dalle esperienze accumulate negli altri paesi dai loro migranti.