16 gennaio, 2013

Sedotti dall'aroma degli agrumi

Betört vom „Duft der Zitrusfrüchte“

di Michael Braun
Pubblicato in Germania il 13 gennaio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli

Ad un anno dal naufragio della nave passeggeri Costa Concordia, in cui perirono 32 persone, gli affari della Costa Line continuano a essere floridi.



Venerdì nel porto di Civitavecchia centinaia di passeggeri s’imbarcheranno su una nave delle linee Costa, che li porterà in crociera nella zona occidentale del Mediterraneo.
Esattamente come un anno fa, stessa rotta, via Marsiglia in direzione di Barcellona e Majorca, persino stesso nome e giorno di partenza: venerdì 13 gennaio 2012 turisti provenienti dalla Germania, Francia, Italia e Stati Uniti, si imbarcavano sulla Costa Concordia per la crociera “Profumo di agrumi”.
Questa volta però ci sarà un dettaglio in più. Due ore dopo essere salpata, la nave Costa con un ampia virata si allontanerà di almeno due miglia dall’Isola del Giglio, mentre solo un anno fa la distanza dalla costa sarebbe stata non meno di 100 metri. In fondo il capitano Francesco Schettino voleva solo offrire ai passeggeri e agli abitanti dell’isola il magnifico spettacolo dell’inchino di una nave lunga 290 metri e alta quasi 40, completamente illuminata dalla poppa alla prua.
Un inchino che si è concluso con una catastrofe. Quando l’equipaggio si è accorto della schiuma che circondava gli scogli affioranti dall’acqua, era già troppo tardi per la manovra evasiva. Alle 21.42 un tremendo colpo ha scosso la nave: gli scogli avevano inferto alla Costa Concordia una ferita lunga 70 metri, la sala macchina veniva invasa dall’acqua, tutte le luci si spegnevano, il gigante da crociera non era più governabile. E tra i 3219 passeggeri, più 1013 membri dell’equipaggio scoppia il caos.

“Caduto nella scialuppa di salvataggio”
In un attimo il capitano Francesco Schettino sempre così grintoso, si trasforma in un fifone. Al telefono con l’unità di crisi della Costa tenta di minimizzare “E’ solo un blackout”. Ai passeggeri viene annunciato di mantenere la calma e di rientrare nelle proprie cabine. Solo dopo circa un’ora nel frattempo la Concordia con un mezzo giro aveva rivolto la prua verso il porto del Giglio, e iniziava ad inclinarsi pericolosamente, Schettino dà finalmente l’ordine di evacuazione, che si trasforma in una lotta disperata per accaparrarsi un posto nelle imbarcazioni.
Uno di quelli che riesce ad averla subito vinta è il capitano, che taglia la corda su una scialuppa e segue l’evolversi della tragedia dalla riva, rannicchiato al buio su una roccia. Avrebbe voluto restare a bordo, dirà poi, ma sarebbe accidentalmente caduto nella scialuppa. Meno fortunate sono state le 32 vittime che sono annegate nel tentativo di raggiungere la terra ferma a nuoto, o imprigionate all’interno delle proprie cabine, tra cui dodici tedeschi, sette italiani, sei francesi. Due corpi si trovano ancora all’interno del relitto.
Ci vorranno mesi, forse un anno per recuperare la nave passeggeri arenata e distesa su un lato, ma non completamente affondata, e rimorchiarla in porto per la demolizione. Sarà difficile restare nei 230 milioni di euro di spesa previsti per il recupero: la tabella di marcia inizialmente annunciata, che prevedeva la conclusione dei lavori entro la primavera del 2013, è carta straccia, e già nel mese di settembre i 400 operai utilizzati sul luogo del disastro sembravano insufficienti. L’Isola del Giglio va incontro ad un’altra stagione estiva, in cui la gigantesca carcassa della nave, che giace inclinata su un lato, domina il panorama del porto.

Distanza minima dalla costa due miglia
L’estate scorsa l’isola ha registrato un calo dei pernottamenti di circa 20 per cento, mentre sono schizzate in alto le cifre delle presenze giornaliere dei turisti delle catastrofi che sono arrivate a 3000. Viceversa la nave da crociera statunitense Carnival, che fa parte della Costa Crociere, non ha registrato un rilevante calo dei passeggeri.
Certo il danno è stato enorme, tuttavia la perdita totale della nave, valutata 450 milioni di euro, sarà totalmente rimborsata dall’assicurazione. E’ di questi giorni la questione se, a seguito della catstrofe, la Costa debba o meno cambiare completamente nome e marchio. I passeggeri continuano a fluire a bordo: i numeri delle prenotazioni sono gli stessi del 2012, anche perchè la Costa ha offerto pacchetti offerta davvero convenienti. Per esempio chi prende il largo venerdì prossimo da Civitavecchia, paga, per una crociera di otto giorni in una cabina economica, la ridicola cifra di 325 euro, spese portuali comprese, mentre per una suite vera e propria si passa ai 1100 euro a persona; bambini e ragazzi fino a 18 anni in cabina viaggiano gratis.
Anche le discussioni sulla sicurezza delle navi da crociera sono rapidamente cessate. Presto uscirà dai cantieri il prossimo gigante Costa, una nave passeggeri da quasi 5000 passeggeri, un grattacielo galleggiante come la Concordia, con appena otto metri di pescaggio.
L’unica cosa che è cambiata dalla catastrofe dell’anno scorso è il limite di navigazione dalla costa. Il governo italiano ha emesso un decreto con cui si fa obbligo ai natanti della distanza minima di due miglia dalle coste nelle riserve naturali come quelle dell’Isola del Giglio. Ma questa nuova norma è già stata modificata in maniera davvero poco convincente: ad esempio, mentre il progetto della costruzione a Venezia di una nuova banchina di attracco a destinata alle navi da crociera ed esterna alla laguna è ancora in alto mare, nel frattempo i giganti passano proprio davanti a Piazza San Marco, infischiandosene della sicurezza.







Calma piatta in Italia

"In Italien herrscht seit dem Sommer Stillstand"

di Dorothea Siems
Pubblicato in Germania il 2 gennaio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli



Nel mese di febbraio si svolgeranno le elezioni in un’Italia in crisi: se vinceranno i conservatori, ci sarà il rischio di spaccature sempre più profonde nella zona euro, avverte Lüder Gerken, esperto di politiche europee. I risparmiatori tedeschi sono già in crisi.
Il direttore del Centro per le Politiche Europee Lüder Gerken, mette in guardia da una deviazione di rotta dell’Italia e critica la BCE che con la sua politica del denaro a basso costo ignorerebbe i problemi strutturali dell’area della crisi togliendo sicurezze ai risparmiatori tedeschi.

Die Welt: L’Italia sta per affrontare nuove elezioni. Gli europei devono preoccuparsi del fatto che il paese non riesce a gestire i propri problemi?
Lüder Gerken: E’ già da molto tempo che l’Italia dà adito a preoccupazioni. Le dimissioni del primo ministro Mario Monti non hanno modificato la situazione in maniera significativa, visto che nel paese in crisi regna calma piatta da questa estate, ossia da quando Monti ha perso la maggioranza in parlamento. Questo politico così stimato e apprezzato a livello internazionale era ripartito nel novembre del 2011 con un importante pacchetto di riforme. Ma le tanto necessarie riforme da lui annunciate del sistema pensionistico e quelle del mercato del lavoro si sono arenate. In particolare mancano concrete misure di attuazione, cosicchè in realtà solo ben poco è stato fatto.

W: Perchè questa situazione non inquieta i mercati finanziari
G: Le forti preoccupazioni dei mercati finanziari si sono manifestate diffusamente nell’estate e nell’autunno dell’anno scorso, tuttavia in inverno la BCE ha poi riversato mille milioni di liquidità nei mercati. Il denaro alla fine non è confluito nelle banche italiane, che così hanno acquistato titoli di stato italiani. E’ servito a ridurre i tassi di interesse, che dal canto loro hanno alleggerito l’urgenza delle riforme. Nel settembre di quest’anno il presidente della BCE Mario Draghi ha annunciato, in caso di necessità, l’acquisto illimitato di titoli di stato. Gli operatori finanziari puntano sul fatto che la BCE proseguirà con questa linea politica.

W: Con le elezioni che si terranno in febbraio anche il corso delle riforme è in discussione. Cosa succederà se vincono gli oppositori?
G: Se i progressisti dovessero ottenere la maggioranza, Monti potrebbe diventare nuovamente presidente del consiglio e affrontare ulteriori cambiamenti con una maggioranza più stabile al governo. Però se dovessero vincere i populisti della cerchia di Berlusconi, i mercati finanziari potrebbero nuovamente innervosirsi. L’iter delle riforme non proseguirebbe e questo potrebbe danneggiare ulteriormente la competitività dell’Italia, con la conseguente nuova perdita di credibilità del paese, che la costringerebbe a pagare interessi bancari più alti.
W: Questo tipo di evoluzione quali ripercussioni potrebbe avere per l’unione monetaria?
G: Il ruolo della BCE è determinante. Se quest’ultima prosegue il suo iter e mantiene bassi gli interessi italiani emettendo nuova moneta, allora il paese potrà continuare come ha fatto finora. Questo sistema tuttavia maschera gli enormi problemi degli stati dell’Europa del sud e non li risolve. Prima dell’introduzione dell’euro, quando l’Italia non era adeguatamente competitiva, gli italiani hanno svalutato più volte la lira, incrementando il deficit. Ora questa possibilità all’interno dell’unione monetaria non esiste più. L’unica soluzione consiste adesso nel riconquistare competitività diminuendo il costo del lavoro. Se gli italiani non perseguono questo difficile cammino, spaccature e squilibri in quantità crescente minacceranno dall’interno l’euro zona, obbligando poi la BCE ad azioni discutibili.

W: Quale impatto avrebbe questo sul resto dell’Europa?
G: Gli effetti della politica della BCE si avvertono già adesso. Per tenere bassi artificiosamente gli interessi, i risparmiatori locali non si vedono corrispondere neanche l’adeguamento all’inflazione. La stessa cosa vale per le pensioni di anzianità e di vecchiaia. In poche parole: i risparmiatori perdono valore. Questi sono i costi dei provvedimenti operati dalla BCE. Inoltre siamo minacciati da una crescente inflazione, se si mette in moto il ciclo economico. Non riesco a immaginare che la BCE possa frenare così tanto e alzare gli interessi tanto quanto occorrerebbe a mantenere stabili i prezzi. Perché questo metterebbe inevitabilmente nei guai gli stati del sud Europa, dalla qual cosa ora la BCE intende davvero proteggerli con ogni mezzo.

W: La cancelliera Merkel insiste con le rigide riforme dei paesi in crisi. Riuscirà a spuntarla?
G: Il problema è che la cancelliera vuole mantenere a tutti costi uniti tutti i membri nell’euro, considerando l’uscita dall’UE solo come ultima ratio. Questa irremovibilità indebolisce la posizione negoziale della Germania. Ecco perchè Angela Merkel ha ostacolato finora gli eurobond, tanto desiderati dai paesi del sud. Ma dovrà alla fine accettare l’unione bancaria, che inizialmente aveva respinto.

W: Possiamo sperare di giungere presto alla fine della crisi?
G: Per il momento non siamo ancora in vista di una fine. Le vere fratture economiche con le eccedenze dei bilanci nel Nordeuropa e i deficit al sud sono rimaste immutate. Con le misure adottate dalla BCE, così come con il credito e le misure a garanzia, il problema si è solo tamponato, mentre l’unione nei trasferimenti di denaro va avanti. Si potrà ravvisare la fine della crisi nel momento in cui questo sostegno diventerà la normalità. Comunque questa non è l’Europa che mi ero immaginato.

11 gennaio, 2013

Il disperato sud in fin di vita

Hoffnungsloser Süden Italiens am Tropf

di Kisenfrey
Pubblicato in Austria il 9 gennaio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli

La Calabria offre uno squarcio nella miseria di un’unione monetaria, e solo non europea



La costa calabrese ionica che va da Sibari a Crotone, dove ho trascorso le vacanze di Natale, è uno degli ambienti culturali più importanti d’Europa, l’antica patria di Pitagora è sin dall’antichità uno scrigno d’imponenti tesori dell’architettura, incastonati tra il mare e le vette innevate.
Ma dal punto di vista economico e sociale è uno degli angoli più arretrati d’Europa. La Calabria è la regione più povera d’Italia, priva di settori industriali di rilievo, il cui reddito pro-capite annuo ammonta a solo due terzi della media europea, e il lato orientale della costa, a parte il centro di Lamezia Terme, offre ben poco dal punto di vista turistico.
Qui si è ridotta anche la presenza della famigerata ‘Ndrangheta,  perché, dicono gli abitanti del luogo, ormai non c’è più nulla da arraffare.
Il settore agricolo è ancora attivo, ci sono soprattutto oliveti, coltivati spesso troppo fitti, un segnale della malriposta politica delle sovvenzioni. Ma in questa regione disastrosa dal punto di vista occupazionale, sono i lavoratori stagionali rumeni, pagati una miseria, che si occupano della raccolta.
La popolazione locale, a parte qualche caso eccezionale, vive di sussidi sociali e pensioni. E chi riesce ad ottenere per se' e per la propria famiglia più di una di queste rendite, se la cava meglio.
L’ex premier Silvio Berlusconi qui è ancora molto amato, ha promesso alla popolazione che tutto resterà così com’è, non desiderano altro, mentre i tentativi di riforma di Mario Monti sono per loro delle atrocità.
Alcuni emigrati rientrati dalla Germania si sono costruiti delle graziose villette in periferia. Le vecchie case nei paesini sulle montagne cadono a pezzi e sulla costa sono spuntati orrendi blocchi di cemento. I giovani emigrano altrove o si adattano a una vita di disoccupazione e dipendenza.
L’economia calabrese ha subito il danno dell’euro in misura inferiore rispetto all’intera Italia, unita dal 1861, quando questa regione feudale è stata annessa economicamente e monetariamente a un nord che è stato rapidamente industrializzato. Il sud è in fin di vita da allora, e in particolare da quando è stato potenziato il Welfare statale, dopo la seconda guerra mondiale.



Forse qualcosa potrebbe essersi ulteriormente peggiorato dall’introduzione dell’euro nel 1999, poiché da allora l’Italia non può più completamente svalutare. Ma in precedenza la già debole lira italiana si era dimostrata troppo robusta per il sud sottosviluppato.
Stanziamenti di fondi e ambiziosi progetti per lo sviluppo economico si sono succeduti per decenni, ma hanno portato a ben pochi risultati. I fondi per l’adeguamento delle infrastrutture stradali si perdono in vicoli ciechi e le molte sovvenzioni frenano l’imprenditorialità.
Se Giuseppe Garibaldi non fosse sbarcato in Sicilia nel 1860 e non avesse combattuto per l’unità d’Italia, la Calabria starebbe meglio oggi? Sotto molti aspetti, non solo geografici, ma anche dal punto di vista dell’istruzione e dell’occupazione femminile, la Calabria è molto più vicina al Nord Africa che non all’Europa centrale. Ma l’indipendenza politica non è una sicura ricetta di successo, altrimenti la situazione di molti paesi del Maghreb sarebbe decisamente migliore.
La verità è che, per le regioni carenti nelle infrastrutture non ci sono soluzioni semplici per un futuro migliore. Non sono l’unità monetaria e i generosi contributi finanziari da parte dei ricchi vicini che creano posti di lavoro e benessere.
Anche in uno stato unitario la disuguaglianza è una realtà. La speranza che nell’Unione Europea o nell’eurozona si riuscirà a colmare il divario tra il ricco nord e il povero sud, o anche tra est e ovest, probabilmente resterà un’illusione.

Monti rifugge la trasparenza

Monti scheut den Klartext


di Andres Wysling
Pubblicato in Svizzera il 27 Dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

E’ con la sua “Agenda Monti” che il primo ministro italiano intende fissare i temi della campagna elettorale. La sua volontà di ridurre il debito pubblico significa anche trasformare l’amministrazione pubblica snellendola.




Il primo ministro italiano Mario Monti sale in campagna elettorale in veste di candidato senza partito e sostenitori. Si presenta quale futuro primo ministro – ed è certamente consapevole che le sue possibilità di successo sono estremamente limitate. Sfrutta quindi l’occasione per accendere una discussione sul suo programma al cui centro non sta la persona Monti, bensì “l’agenda Monti”. In campagna elettorale si tratterà soprattutto di finanze e obiettivi di governo, anziché di politici e di cordate, di programmi e dei loro finanziamenti piuttosto che di persone e delle loro promesse.

Strutture efficienti
L’obiettivo principale dell’ “Agenda Monti” è la crescita. E il professore di economia richiama subito l’attenzione degli italiani : “La crescita può basarsi solo su una finanza pubblica sana”. A tal fine chiede ai futuri governi l’osservanza scrupolosa dei nuovi limiti di debito che stanno per entrare in vigore, una costante riduzione del debito del 5 per cento annuo, dall’attuale 120 al 60 per cento del PIL (nel rispetto del Trattato di Maastricht, quasi dimenticato), la vendita dei beni di Stato.
Dopo che il suo governo lo scorso anno ha aumentato le tasse soprattutto per tenere sotto controllo il bilancio, ora Monti a quanto pare ha intenzione di ridurre la spesa statale. Chiede la revisione e la razionalizzazione di tutta l’amministrazione pubblica – non solo per alleggerire il bilancio, ma anche per sollevare i cittadini e gli imprenditori dagli aggravi e dai tempi morti della burocrazia. Vuole sfollare uffici pieni di personale in esubero, o eliminarli completamente, sfoltire la pubblica amministrazione e la giustizia migliorandone l’efficienza.


Berlusconi fiducioso della sua vittoria
L’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi si mostra sicuro della sua vittoria elettorale. “Recupereremo quel quaranta per cento di voti che avevamo ottenuto nelle ultime elezioni parlamentari del 2008″, ha detto in un’intervista su Rai1. Punta sulla sua presenza in televisione. “Sono convinto che la televisione è ancora il modo migliore per trasmettere la verità alle famiglie, specialmente a quelle che non leggono i giornali.”
Monti esige rapidità: entro i primi cento giorni del nuovo governo sarà avviato un consiglio generale sugli ostacoli burocratici e sulla base di esso poi il governo dovrà smaltire in tempo record un centinaio di procedimenti, si pensi ai controlli, alle autorizzazioni e ai ricorsi. Con la consultazione Monti probabilmente vuole impressionare l’opinione pubblica. Ma potrebbe anche dare adito a discussioni senza nessun risultato concreto.

Manca la “razionalizzazione dei posti di lavoro”
L’idea non è solo quella di spendere meno soldi, ma anche di spenderli bene, sottolinea Monti. Non intende risparmiare sulle spese finalizzate alle infrastrutture, l’istruzione e la ricerca. Le prime misure di rigore del suo governo, tuttavia, hanno preso di mira proprio le scuole: gli insegnanti di sostegno a tempo determinato non saranno riassunti, in quanto, al contrario dei dipendenti pubblici che sono assunti a tempo indeterminato, non sono tutelati dal diritto al lavoro.
Il professore preferisce non presentare in campagna elettorale la sua lista di priorità per smantellare la burocrazia. Evita anche di dichiarare apertamente che verranno ridotti posti di lavoro e licenziati dipendenti, anche se il suo programma punta chiaramente in quella direzione. Questa è la campagna elettorale. Chi vuol vincere, rifugge la trasparenza.

03 gennaio, 2013

Una piazza per accerrimi nemici

Marktplatz für Todfeinde

di Dirk Schümer
Pubblicato in Germania il 16 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Il Fatto Quotidiano


In Italia cresce sempre più il confronto politico attraverso internet. La conseguenza è un radicale imbarbarimento del dibattito. E’ mai possibile che in Italia il livello del confronto politico debba scendere sempre più in basso? Anche in quest’ambito internet ha aperto le porte a schermaglie, minacce e insulti tipici dei confronti politici che fanno parte del teatrino quotidiano. In particolare protagonista di questa situazione è l’antipartito “Movimento 5 Stelle” del comico e provocatore politico Beppe Grillo.
In Germania spettacoli simili – mai approdati in televisione – pieni di insulti alla classe politica non troverebbero un loro equivalente neppure tra gli spettacoli di intrattenimento. Ma questi si rivolgono, e con grande successo, a un pubblico soprattutto giovanile con un vero e proprio odio, o quantomeno disprezzo, nei confronti dei partiti italiani, del berlusconismo, ma anche dei vanagloriosi inossidabili dei partiti di sinistra.

Probabili lacerazioni interneI “grillini” in Italia sono i Piraten della Germania, ma considerando le difficoltà e le abitudini nazionali sono molto più volgari, violenti e sregolati. Ad ogni modo questi contestatori, che si organizzano preferibilmente attraverso la rete, hanno raggiunto nel frattempo, stando ai sondaggi, numeri rispettabili intorno al dieci per cento.
In parallelo cresce il potenziale di spaccature interne. Nel mese di settembre Giovanni Favia, il consigliere regionale di Grillo espulso dalla cerchia di seguaci del Movimento “5 Stelle”, fu minacciato: Dovrebbero tagliargli la gola pubblicamente, “deve essere massacrato per dare un esempio. Nessuna pietà, nessun perdono. Questi sono i nostri nemici”.
Attacchi verbali del genere testimoniano il clima politico incandescente in Italia nei confronti dell’irriverente Berlusconi, che pure fu minacciato di essere liquidato, al cinema, in rete, sui giornali e alla radio. E’ da questa estate che i grillini dispensano minacce di morte per niente velate. Anche Federica Salsi, attivista del centro studentesco bolognese ed ex-consigliere comunale del “5 Stelle”, è stata duramente criticata da un Grillo disintossicato dalla televisione dopo una sua apparizione in un noto talk show. E anche prontamente minacciata, ripetutamente, in modo funesto sul social network: preghiamo per la sua morte, o comunque che le vengano tolti i figli.



Numerosissime minacce contro GrilloFederica Salsi ha denunciato questa vergogna ai carabinieri, vedendo un collegamento diretto tra la condanna da parte dei profeti del partit (“La televisione è probabilmente il tuo punto G”) e gli attacchi di odio dei più giovani. Internet rende tutto più facile. Per contro Grillo si lamenta di ripetute minacce contro la sua persona, anche contro integerrimi politici locali del suo movimento, tra i quali il sindaco del paesino piemontese Carrosio, Valerio Cassano, che ha ricevuto una mail anonima che diceva che avrà bisogno della sedia a rotelle o, come minimo, di stampelle.
Solo pochi giorni fa però alcuni grillini hanno dato una strigliata in rete ad alcuni avversari politici per aver gridato ai quattro venti presunte minacce solo per farsi pubblicità gratuita. Marco Camisano Calzolari, critico di Grillo nonché professore, è stato messo di fronte a tali critiche dopo aver annunciato a gran voce di volersi ritirare da Facebook e Twitter per paura a seguito di minacce di morte.
“Il fatto che la rete sia spesso una valvola di sfogo per gente maleducata e aggressiva rimane un triste fatto”, scrivono i blogger della “Techfanpage”, “ma nessuna persona sana di mente prenderebbe sul serio queste minacce di morte su Twitter.” Questo modo di comunicare fa dunque veramente parte del quotidiano?

Attacchi su internet finora senza conseguenzeOra, in Italia, e soprattutto al Sud, le minacce da parte della mafia fanno parte di una triste tradizione politica e non vanno in nessun caso prese alla leggera. Secondo l’usanza precedente l’avvento dell’elettronica, in questi casi basta spedire per posta un canarino morto oppure una pallottola per far credere alla vittima di essere in grave pericolo di morte. E a volte accade il peggio.
Gli attacchi tramite internet, tuttavia, sono un fenomeno relativamente nuovo e finora senza risvolti di tipo criminale. Il fatto che, recentemente, una piattaforma italiana abbia presentato la parola “Shitstorm” (tempesta di merda, ndt) come neologismo del tedesco moderno, testimonia l’effetto fino ad oggi contenuto degli attacchi di odio politico in rete. Questo ha sicuramente a che fare col fatto che l’uso di internet in Italia, sia per portata che per qualità, resta ancora indietro rispetto ai vicini dell’Europa Centrale.
Frattanto la polizia italiana non sta sottovalutando il fenomeno. Già a metà novembre ci sono stati in tutta Italia, ma in particolare a Milano, rastrellamenti nelle sedi del movimento neofascista “Stormfront”. Quest’ultimo si era specializzato in insulti verso politici e slogans di carattere razzista. Una squadra speciale romana ha reagito alle provocazioni degli ideologi di “StormFront” con quattro arresti e diciassette perquisizioni.
Questi avevano in effetti pubblicato elenchi di nomi di cittadini ebrei considerati bersagli per la gestione delle crisi economica, ma anche di politici che oscillano tra l’estrema destra e il centro come il Presidente della Camera Gianfranco Fini, definito “traditore” da mettere alla gogna, e gridando vendetta. L’azione dell’Unità Nazionale Antiterrorismo nel mese di novembre è stata finora la prima in Italia ad occuparsi nella fattispecie di delitti verbali su internet come forma di violenza politica. E considerando il clima politico surriscaldato nel paese, potrebbe non essere l’ultima.