16 luglio, 2013

Ponte per l’Europa ovvero porta per l’inferno

Brücke nach Europa, Tor zur Hölle





di Doris Schleich
Pubblicato in Germania l'8 luglio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli
L'isola di Lampedusa si trova più vicino all'Africa che alle coste italiane: ogni anno migliaia di profughi osano sfidare il mare approdandovi a bordo di imbarcazioni stracariche e ogni anno circa 1.500 di loro pagano con la vita questo tentativo.

Le notizie di solito svaniscono tra le righe dei titoli dei quotidiani: “Centinaia di profughi sono sbarcati sull'isola italiana di Lampedusa. Dopo un'odissea di più giorni in mare aperto, molte persone mancano ancora all’appello.” Papa Francesco ha enfatizzato questi messaggi nel suo viaggio a Lampedusa. Alla fine di giugno sono morti annegati almeno sette giovani africani nella traversata verso l'Europa - avevano cercato di raggiungere la terra promessa sulla scia di una barca da pesca aggrappati alle gabbie di allevamento dei tonni.

Isola sovraffollata: dove li mettiamo i morti?

La piccola isola di Lampedusa - 200 chilometri a sud della Sicilia, ma distante solo la metà dalla costa tunisina - è abitata da circa 6.000 italiani. Nel campo profughi locale sono arrivati a vivere insieme quasi lo stesso numero di persone - e questo, anche se il campo può ospitare ufficialmente solo circa 850 persone. Soprattutto durante la primavera araba in Tunisia e la guerra civile in Libia approdavano quotidianamente barche sovraffollate. Non tutti sono riusciti a sopravvivere al viaggio. Il cimitero di Lampedusa è da tempo troppo piccolo per tutti i profughi morti.
"Sono il nuovo sindaco di Lampedusa. Sono stata eletta nel maggio 2012 e fino al 3 novembre abbiano recuperato 21 cadaveri di persone che sono annegate nel tentativo di raggiungere Lampedusa” ha dichiarato Giusi Nicolini, riguardo la situazione sull'isola.

Le "Boat People" sono scomode: l’Europa si gira dall’altra parte

Estate 2009: una barca con 82 profughi vaga da 23 giorni nel Mediterraneo. Gergishu Yohannes bianco: suo fratello è a bordo. Ma le autorità italiane e maltesi non fanno nulla per salvare quella gente. I profughi che arrivano dal mare provenienti dall'Africa non sono i benvenuti in Europa. Andare in soccorso di una delle molte barche in pericolo, evidentemente non è del tutto scontato. Sempre più, accade che navi passano davanti a cadaveri di persone talvolta morte in mare per annegamento, o che le autorità si scarichino l’un l’altra le proprie reponsabilità. Durante la guerra civile in Libia, la guardia costiera italiana a volte raccoglieva i profughi per poi rimetterli in rotta verso le coste africane. Una pratica che comunque l’Alta Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha vietato l’anno scorso.

Nodo della discussione con Dublino II: i controversi accordi per i rifugiati

Il governo italiano ha cercato nel corso degli anni di disinnescare la situazione a Lampedusa. Molti profughi del sovraffollato centro di accoglienza dell'isola furono trasportati in altre parti del paese. Ma il problema si è soltanto spostato.

Dublino II: contro lo “shopping dell’asilo"

Dietro il “Regolamento Dublino II”, c’è il timore che i richiedenti asilo possano viaggiare in lungo e largo attraverso l'Europa, fino a quando non hanno trovato uno stato con una normativa di concessione asilo più elastica. Nel 2003, i ministri dell'interno dell'UE hanno pertanto siglato l’attuale convenzione di Dublino del 1990. Da allora, la responsabilità di accogliere un rifugiato non è più di un Paese qualsiasi dell'UE, ma del Paese in cui è entrato per primo. Per ragioni geografiche Italia, Spagna e Grecia sono le più esposte. Un rifugiato che si registra presso le autorità di un altro Paese europeo, ad esempio, per trovare lavoro, può essere respinto senza ulteriore esame nel suo "Paese di origine".
Chi riceve asilo in Italia, ottiene certamente un permesso di lavoro - ma solo pochi riescono anche a ottenere un alloggio. Senza alloggio, però non si trova lavoro - un circolo vizioso. I rifugiati riconosciuti possono viaggiare in altri Paesi europei. Ma le autorità locali devono riesaminare le loro richieste di asilo e possono rispedirli indietro in Italia, dove sono stati registrati per la prima volta come richiedenti asilo. Da anni Italia, Spagna e Grecia criticano il regolamento, dal momento che così rimangono i soli responsabili per la stragrande maggioranza dei profughi africani.



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