20 giugno, 2012

Emilia, il dopo terremoto non è diverso dal pre-terremoto

Nach dem Beben ist vor dem Beben
di Gabriele Detterer
Pubblicato in Svizzera il 18 giugno
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia dall'estero e Il Fatto Quotidiano

Ispezione tra le rovine d’Italia. Il dopo-terremoto non è diverso dal pre-terremoto.

Palazzo Ducale a Mantova: il sisma in diretta
Le scosse  sismiche di maggio hanno danneggiato o distrutto opere d’arte e monumenti architettonici in Emilia Romagna e Lombardia. La catastrofe mette in evidenza il problema della valutazione dei rischi e della prevenzione dei danni causati da eventi sismici. Nessuno immaginava che la situazione sarebbe peggiorata sempre più. Dopo il primo sisma del 20 maggio un’altra scossa, otto giorni dopo, ha fatto precipitare nel terrore le popolazioni dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Le mura già danneggiate della città hanno ceduto, il bilancio delle vittime è salito e oggi siamo a 26.
Le crepe nei muri del Palazzo Ducale a Mantova si sono allargate. La piccola cupola del campanile della Cappella della Chiesa Palatina di Santa Barbara è crollata con gran fragore. Anche nella residenza rinascimentale di campagna, per il tempo libero e lo svago, “Palazzo Te” (1534), opera di Giulio Romano, i danni alle pareti esterne e agli affreschi sono di gran lunga superiori a quelli rilevati dopo la prima scossa, così come nella Sala di Amore e Psiche. Anche nel Veneto le scosse sono state percepite e nella Basilica di S. Antonio di Padova  è crollata una parte di intonaco.
L’epicentro della seconda scossa è stato individuato sotto la città di Mirandola, al centro del triangolo di territorio formato dalle città di Modena, Mantova e Ferrara e appartenente alla diocesi di Carpi. Sul territorio, sono rimaste intatte solo quattro chiese su 40; la quiete domenicale interrotta dal suono delle campane a festa ha lasciato il posto ad un silenzio di piombo e nel centro storico non sono più solo le isole pedonali rosse ad essere transennate.

Duomo di Mirandola danneggiato
Conta dei danni
Un comitato di esperti dopo il 20 maggio aveva iniziato a ispezionare i danni arrecati ai monumenti architettonici e al patrimonio storico-artistico. Considerata la gravità dei danni registrati il Ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi ha ora assunto la direzione della nuova  “Unità di Crisi e Coordinamento”.
In Lombardia, sotto la direzione di Carla Di Francesco, direttore dei Beni Culturali della regione, una task-force esaminerà gli immobili architettonici danneggiati per avviarne la messa in sicurezza e per creare  i presupposti per decidere quali tra gli edifici storici compromessi dal terremoto debbano poi essere eventualmente abbattuti. I beni culturali danneggiati saranno portati a Palazzo Ducale di Sassuolo (Modena). Lì sarà creato un laboratorio in cui i restauratori dell’Opificio fiorentino delle Pietre Dure saranno in grado di fornire una iniziale valutazione dei manufatti. Passeranno settimane prima di poter fissare un reale bilancio dei danni.
Di certo sarà fatto tutto il possibile per ripristinare al più presto musei e siti culturali di rilevanza internazionale chiusi a seguito del terremoto, come  il Castello Estense, il Palazzo dei Diamanti e Palazzo Schifanoia a Ferrara. Anche nelle zone agricole c’è un significativo patrimonio culturale che è rimasto danneggiato. Sebbene questi edifici non siano centro di attrazione turistico-culturale, per gli abitanti della Pianura Padana sono motivo di orgoglio nazionale e rappresentano la storia e la testimonianza delle proprie origini. I campanili dei paesi in provincia di Modena, Mantova e Ferrara, che svettano in lontananza nella pianura, rappresentano molto più di un centro geografico: costituiscono il fondamento di una «cultura paesana» propria e identitaria sviluppatasi nell’arco di secoli.

Castello Estense di Ferrara
Aggiunte, restauri e demolizioni
Servirà del tempo perché gli esperti dell’Uccn (Reggio Emilia), possano stilare il rapporto dei danni subiti a Gualtieri, paesino sulla riva del Po di circa che conta seimila abitanti, e ospita Palazzo Bentivoglio (1594-1600) che  rappresenta non solo il cuore del paese ma un pezzetto di storia plurisecolare. L’avvolgente bellezza della residenza del Bentivoglio, l’armonia del complesso architettonico e la piazza circondata dai portici non rievocano solo un potere e un’autorità del passato,  ma anche il desiderio, anzi la vera e propria sete per l’arte e la cultura dei Bentivoglio. Sfuggire al sole cocente sotto i portici, entrare nel castello e scoprire i quasi 15 metri di altezza del Salone dei Giganti, è un’esperienza emozionante, o meglio, lo era.
Anche qui, a Gualtieri, dopo il terremoto, è stato chiuso l’accesso a Palazzo Bentivoglio a causa di crepe e danni alla stabilità della muratura e pertanto anche l’accesso al Teatro del Palazzo in stile barocco del XVII secolo.
Palazzo Bentivoglio a Gualtieri

Tutela dei monumenti trascurata
Guardiamo a questo gioiello del passato nel dettaglio, perché la storia degli spazi teatrali è emblematica di una tutela dei monumenti a lungo trascurata, addirittura nemmeno predisposta. A Gualtieri si potrebbe  trovare anche una risposta parziale alla domanda sul perché le scosse, la seconda di magnitudo 3,8 della scala Richter, abbiano potuto provocare danni tanto ingenti agli edifici storici: parziale demolizione del complesso, i restauri o uso improprio dei locali, un incendio così come le alluvioni del Po,  nel Palazzo Bentivoglio – come anche altrove – hanno indebolito la struttura muraria fatta per lo più di mattoni di cotto, tipici degli edifici storici dell’Emilia Romagna.
Difficile da credere, ma vero. Il teatro barocco dei Bentivoglio nella prima metà del ventesimo secolo è stato trasformato in un cinema di paese. Con l’avvento della “cultura” televisiva negli anni ‘80 il teatro settecentesco, orgoglio e delizia per gli occhi dei marchesi Bentivoglio, è stato snobbato dal pubblico appassionato di cinema fino ad andare completamente in rovina.
Infine nel 2007 un gruppo di persone qualificate professionalmente, ma disoccupate – “precari” – hanno iniziato di propria iniziativa a ristrutturare le sale del teatro barocco e riuscendo a dare effettivamente nuova vita al palcoscenico. Ma il terremoto ha rappresentato la fine del progetto. Se temporaneamente o definitivamente, non si sa. Quest’estate gli spettacoli teatrali si terranno all’aperto a cielo aperto di fronte al castello.
L’esempio di Palazzo Bentivoglio ricorda i tempi in cui né ingegneri ne’ funzionari dei beni culturali hanno vigilato sulle variazioni strutturali. Anche un cambiamento di stile, come i restauri della struttura muraria medievale e l’appesantimento degli spazi interni con l’opulenza dello stile barocco potrebbero essere stati interventi non sempre salubri per la stabilità tettonica. Inoltre, i palazzi aristocratici disabitati sono pervenuti in possesso di comuni con scarse risorse finanziarie, senza che i nuovi proprietari fossero in grado di reperire fondi per la manutenzione, riparazione e il restauro.


Teatro barocco di palazzo Bentivoglio

La responsabilità personale e prevenzione
Gli esperti che l’Uccn ha inviato per controllare i danni del terremoto ai beni culturali storici e ai momumenti devono affrontare un lungo percorso. Sono circa 600 gli oggetti  che devono essere esaminati. Anche l’Unesco ha annunciato il suo arrivo. Non si sa se la delegazione  si recherà a Gualtieri o a Pozzo Renatico per visitare Palazzo Lambertini, eretto nel XV secolo ed ora ridotto in macerie. E ‘probabile che le città di Mantova e Ferrara, già inserite nell’Unesco World Heritage List, abbiano la priorità nel programma di visite. E chissà se verrà messa in discussione la responsabilità dell’Italia non solo per la manutenzione del patrimonio culturale, ma anche per la prevenzione e la sua tutela?
Nel 2008 il Ministero per la Cultura italiano ha fissato le linee guida sulla normativa per ridurre il rischio di danni derivanti da sisma al patrimonio culturale. Le regioni Emilia Romagna e Lombardia si sono sentite al sicuro finora da questi rischi, poiché la Pianura Padana era considerata zona a basso rischio sismico, a differenza della zona appenninica segnalata in rosso sulle carte, ossia ad alto rischio. Adesso saranno aggiornati i criteri di rischio sismico. Il problema generale è che un gran numero di siti culturali e monumenti storici sorgono su un terreno poco solido, dalla catena delle Alpi fino alla punta dello stivale il rischio sismico è molto elevato.
La terra ha tremato il 28 dicembre 1908 a Messina, dove morirono circa 80.000 persone. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”, descrive nelle sue memorie che si trovava nella casa dei suoi genitori, Palazzo Lampedusa a Palermo, alle 5,20 del mattino quando l’orologio a pendolo si fermò. Ancora impresso nella memoria è il disastro in Friuli, nel 1978 in cui più di mille persone persero la vita. Lungo è l’elenco dei terremoti che in Italia hanno causato molte vittime, infliggendo gravi danni all’economia e al patrimonio culturale. Nel 1997 nella Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi (Umbria), gli affreschi di Giotto e Cimabue si staccarono delle pareti. Il lavoro dei restauratori è durato anni con costi ingentissimi. E ora il patrimonio storico culturale della Pianura Padana è ridotto a un cumulo di macerie.
Quanti degli edifici, musei, edifici religiosi, palazzi storici e i loro saloni, ispezionati dagli esperti dell’Uccn, verranno di nuovo riaperti al pubblico? Considerando le casse vuote dello stato, la situazione è tragica. Ma forse gli Emiliani riusciranno a realizzare  l’impossibile. Questo popolo, ha dichiarato lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi, è in grado di rimboccarsi le maniche e affrontare la situazione, mentre gli abitanti dell’Aquila, devastata dal terremoto del 2009, hanno solo “pianto”. Ma la retorica polemica è davvero l’ultima cosa che aiuta le regioni devastate dal terremoto a rimettersi in piedi. E quel che è più certo è che tutto resta come prima del terremoto.

Messina devastata dal terremoto nel 1908

Numeri primi e altri miracoli

Primazahlen und andere Zahlenwunder


La casa editrice Mondadori a Segrate in provincia di Milano coltiva i giovani talenti. La Mondadori, oggi gruppo aziendale di livello internazionale, è la più importante casa editrice italiana. Per quanto riguarda la letteratura Antonio Franchini, direttore del programma, ha contribuito alla riorganizzazione della casa madre.


Invitante non è la parola adatta, imponente più che altro: la sede della casa editrice Mondadori rivela la firma elegante di Oscar Niemeyer. Un’alta struttura ad arco da cui pendono sospesi diversi piani di uffici, così come emerge dal lago artificiale un secondo edificio, rotondo e piatto come un’isola, che ospita la mensa ristorante dei dipendenti. Tutto intorno aree di verde – la Mondadori, la più grande casa editrice italiana, è situata nella periferia di Milano, quartiere di Segrate, cioè nelle immediate vicinanze dell’aeroporto di Linate, anche se la periferia della città si estende in realtà fin qui, e la cui struttura assomiglia più ad un parco con un castello al centro. Per i dipendenti che arrivano da Milano, c’è una navetta, il viaggio con i mezzi pubblici sarebbe un’odissea – ma il parcheggio dell’azienda, rivela che molti preferiscono venire al lavoro con la propria auto. Lavorare nel quartier generale del Gruppo Mondadori, è in qualche modo un privilegio.
Attualmente possono dirsi fortunate 1700 persone, meno rispetto ai bei tempi. Come dice Antonio Franchini: anche la Mondadori risente della crisi. Anche se il settore delle vendite dei libri nel corso dell’ultimo decennio, a differenza di altri settori (giornali, pubblicità) ha avuto nuovamente una ripresa: dal ruolo di Cenerentola in cui era caduto all’interno di pochi grandi gruppi editoriali, il libro è diventato la forza trainante. Responsabile di tutto ciò, oltre ad altri fattori, è l’impegno con cui Franchini promuove la produzione nazionale fin dalla sua nascita qui a Segrate. Sugli scaffali stipati di libri che circondano il suo ufficio open space una targa testimonia che ha alle spalle 20 anni lavoro come dipendente. Oggi è il direttore del principale programma di vendita della testata Mondadori: “Direttore di narrativa italiana e straniera”, questa la carica ufficiale del capo redattore. La parola “narrativa” amplia il concetto sintetico di letteratura aprendosi al concetto di intrattenimento di tendenza, spiega.



Roberto Saviano e Paolo Giordano
Alle scoperte editoriali di Franchini appartengono l’avvincente racconto saggio sulla Camorra di Roberto Saviano “Gomorra” e il sorprendente romanzo d’esordio di Paolo Giordano “La solitudine dei numeri primi”. Entrambi i titoli hanno ottenuto lo status di Megasellers, come vengono chiamate le pubblicazioni che vendono oltre un milione e mezzo di copie – un best seller vende in media circa 100’000 copie – ed entrambi sono stati portati sul grande schermo. Nessuno aveva previsto che il viaggio romanzato di Saviano nel territorio tabù del mondo della criminalità organizzata avrebbe trovato risonanza in tutto il mondo; stupisce ancor più il fatto che il libro sia stato pubblicato durante il governo Berlusconi, anche se è avvenuto soprattutto all’estero, specifica Franchini. L’idea di un Berlusconi da censurare non era in particolare un fenomeno italiano. In ultima analisi, il mercato dei libri è un mercato come tutti gli altri. Gli affari sono affari.
Roberto Saviano lo ha scoperto lui, napoletano e lui stesso autore di libri sulla mafia, grazie ad una collaboratrice che gli ha segnalato il blog di Saviano. Paolo Giordano al contrario, lo ha scoperto attraverso una rivista letteraria; prese contatti direttamente con lo studente di fisica di Torino, che gli inviò un manoscritto che dopo aver letto una cinquantina di pagine decise di pubblicare. Il titolo, che faceva presagire il successo del romanzo, Franchini lo prende dal testo, in cui lo stato d’animo dei giovani protagonisti rispecchia la “solitudine dei numeri primi”. “Un buon libro contiene in sè il titolo”, dice Franchini. All’inizio della sua carriera durante un master di marketing ha imparato quello che a volte manca agli autori: senza titoli di grande richiamo i libri non vendono’. In questo caso, il titolo originale contiene anche la traduzione. Il libro, per il quale Giordano ha ottenuto il Premio Strega, è stato venduto in 26 paesi. Un esordio sensazionale.
Come sia la vita di Saviano a partire dal suo primo successo letterario tutti lo sanno: minacce di morte, guardie del corpo – ma anche partecipazioni a festival, in televisione e persino in occasione di Occupy Wall Street. E Giordano? Si è laureato, e ora si dedica interamente a scrivere. Presto sarà pubblicato il secondo libro di Giordano attesissimo dai suoi fans, e anche qui Franchini si mostra pragmatico: non si deve abusare della pazienza dei lettori, altrimenti un autore viene dimenticato in fretta. Tra i compiti dei consulenti editoriali, dice il talent scout e “cult editor” come è più noto Franchini, vi è quindi la cura del contatto con gli autori. Poiché mentre da un lato, le case editrici – tutte quante – sono andate in cerca di profitti, dall’altro, gli scrittori sono diventati sempre più esigenti. Spesso ottengono un vero e proprio coaching. Però, siamo tutti diversi per cui è necessario avere la giusta sensibilità.



Scrittura creativa
Del resto lo spirito competitivo domina all’interno del gruppo editoriale – anche se in Italia non tutti se ne accorgono – anche con la casa editrice Einaudi, nota soprattutto per le sue pubblicazioni di sinistra sin dai tempi della resistenza. Per Einaudi si potrebbe parlare dal punto di vista storico, di una “coerenza” o un “segno distintivo”; al contrario la Mondadori sin dalla sua fondazione nel 1907 è una casa editrice che ha sempre mirato ad ampliare di più il suo pubblico di lettori, spiega Franchini. La gamma è davvero ampia, dalla classica pubblicazione delle riviste “I meridiani” fino alla collana “Omnibus” composta da scrittori di successo internazionale come John Grisham e Ken Follett. La terra di mezzo però è occupata da autori italiani che nel nuovo millennio sono riusciti ad emergere nelle classifiche dei best sellers dominate in passato soprattutto da nomi stranieri: Margaret Mazzantini, Antonio Piperno, Antonio Pennacchi. Di tutti e tre sono state pubblicate le traduzioni in tedesco delle loro opere. Che cosa ha causato l’incremento? Certo anche i corsi di scrittura, entrati in voga una ventina di anni fa. Oltre alla scuola professionale Holden a Torino di Alessandro Baricco che insegna la “scrittura creativa” esiste una vasta gamma di offerte per le persone che scrivono per hobby, oppure per imparare a scrivere lettere di buon gusto o tenere un diario, o per imparare a leggere correttamente. Ecco che tali corsi stimolano l’interesse verso i libri. Non da ultimo sono nati forum di scambio per scrittori, proprio come una volta esistevano i caffè letterari, e Franchini lo sa bene, avendoli frequentati per anni, soprattutto in qualità di docente.
Chi non sfonda come scrittore può guadagnare denaro con l’insegnamento e restare nel campo della letteratura. Oppure può guadagnarsi la pagnotta come l’autore della Mondadori Fabio Genovesi con traduzioni o copioni di film. Il romanzo di Genovesi “Esche vive”, un panorama della provincia e della banale quotidianità dell’entroterra toscano, è stato pubblicato anche qui in Germania nel mese di marzo, mentre nelle librerie in Italia, attualmente c’è ancora il romanzo “Versilia Rock City”. Cioè è arrivato prima il secondo romanzo e poi quello del debutto. Franchini deve affrontare anche questo tipo di decisioni. Da un lato sfrutta il mercato alla continua ricerca delle novità. Dall’altro dà un attimo di respiro all’autore. Per scrivere ci vuole tempo, anche in tempi di competizione frenetica.

11 giugno, 2012

Mafia-scommesse in Italia

Wett mafia in Italien



Monti propone uno stop al calcio di qualche anno
Lo scandalo delle scommesse mette sconvolge l’Italia. I tifosi non sanno cosa debbano ancora aspettarsi dalla Nazionale ai Campionati Europei. Il primo ministro Mario Monti mette in discussione l’intero mondo del calcio professionale.

Buffon portiere della Nazionale Italiana Calcio

Il Primo Ministro italiano Mario Monti mette in dubbio l’intero calcio professionistico del paese a causa dello scandalo scommesse che ha colpito l’intero settore del calcio fino ad arrivare alla nazionale. Monti si è chiesto “se per due-tre anni non gioverebbe alla maturazione di questo Paese una totale sospensione del calcio”, preoccupato per questo vortice di scandali che ha travolto il calcio italiano a pochi giorni dai campionati europei. Sarebbe davvero deludente se lo sport si dimostrasse scorretto e manipolato, ha dichiarato Monti.
Prima dello scalpore provocato dalle riflessioni del primo ministro, l’allenatore della nazionale, Cesare Prandelli, aveva tentato di placare la situazione. Anche se, secondo quanto riportano dai media nazionali, Leonardo Bonucci sarebbe indagato per associazione a delinquere e frode sportiva, l’allenatore della squadra Azzurra, ancora sotto shock, ha convocato il difensore della Juventus nella nazionale che giocherà nel Campionato Europeo.
“Bonucci non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dal procuratore. Ecco perché viene con noi in campionato”, ha dichiarato Prandelli alla televisione italiana martedì pomeriggio. Prandelli comunque non esclude che, se il competente procuratore capo di Cremona o Bari notificherà l’avviso di garanzia, Bonucci verrà rispedito a casa.
Dopo la comunicazione dell’avvio delle indagini aveva cancellato il pacato Criscito dalla formazione per il campionato in Polonia e Ucraina. “Una decisione umanamente difficile”, ha ammesso Prandelli. La polizia ha perquisito sul luogo del ritiro, la stanza del difensore azzurro, nonché la sua casa a Genova.
I media italiani hanno riportato martedì che le accuse nei confronti di Bonucci non dovrebbero essere gravi come quelle mosse al difensore dello Zenit San Pietroburgo. Bonucci si sente abbastanza in forma per il Campionato Europeo. “E’ tutto a posto” ha assicurato il 25enne calciatore. Prandelli ha sottolineato che la situazione di Bonucci non può essere paragonata a quella di Criscito.



“Peggio del 2006″
Il regista azzurro Daniele De Rossi ora teme però l’evolversi della vicenda sullo scandalo scommesse. “E’ peggio del 2006,” ha detto il centrocampista. Prima dei mondiali del 2006, solo i dirigenti del campionato erano stati coinvolti nello scandalo del calcio scommesse. “Questa volta ci sono dentro anche amici e compagni di squadra della nazionale”, si lamenta De Rossi. Criscito ha intenzione di riferire al più presto alla magistratura, mentre Bonucci, convocato agli europei ha altri pensieri per la testa. Stefano Mauri, della Lazio, che non è stato convocato, nel frattempo è detenuto da lunedì 27 maggio.
“C’è amarezza e tristezza. Bisogna chiarire tutto al più presto e nel migliore dei modi”, ha dichiarato con enfasi il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete. Con “presto” però intende dopo gli Europei. “L’accusa ha tutto il tempo anche dopo”, ha detto Abete. II dirigente della federazione teme che il crescente malcontento nella squadra, che dovrà incontrare la Spagna, la Croazia e l’Irlanda, possa essere fatale.
“Bufera mai vista. Nazionale che caos!”, titolava il “Corriere dello Sport” martedì. “Un incubo”, ha scritto la “Gazzetta dello Sport”. Prandelli nella conferenza stampa andata in onda nel pomeriggio ha promesso ai media e ai tifosi: “Faremo pulizia!”
La giornata in cui in tutta Italia è partita la retata con 19 arresti e lo spettacolare raid di polizia all’alba nel centro di allenamento di Coverciano è veleno per la sua nazionale. Tuttavia Prandelli e De Rossi non hanno nulla da rimproverare alla magistratura. “Hanno fatto ciò che doveva essere fatto. Indagini di questo tipo sono più importanti di un campionato europeo”, ha detto De Rossi.



Anche il Mister tra i sospettati
Il centrocampista della Roma faceva parte della squadra che ha partecipato ai mondiali del 2006 che ha provocato lo scandalo del campionato. Allenatore dell’Irlanda Giovanni Trapattoni quindi non vuole ancora considerare perduti i suoi connazionali: “La Coppa del Mondo del 2006 ha insegnato che che dagli scandali può nascere una reazione positiva”, ha detto Trapattoni. Invece Prandelli non si lascia andare a considerazioni positive sullo scandalo-scommesse. Gli scandali non sono un “portafortuna” per gli azzurri. “Il male porta sempre solo male “, ha detto.
Oltre ai giocatori della nazionale azzurra sono nel mirino anche ex campioni come l’attuale allenatore della Juventus Antonio Conte. “Non ho assolutamente nulla a che fare con questa faccenda,” ha insistito Conte tra le lacrime. E’ accusato di aver partecipato quando era allenatore del Siena, in serie B la scorsa stagione, alla truffa calcistica. “E’ sicuramente estraneo e resta il nostro allenatore”, ha detto il presidente della Juve Andrea Agnelli.
A causa del recente terremoto in Emilia Romagna, la Federcalcio ha dichiarato che l’amichevole tra la nazionale e il Lussemburgo prevista per martedì sera a Parma è stata annullata. “Nella nostra regione, migliaia di cittadini, in queste ore sono sconvolti di fronte alle vittime e al perdurare delle scosse. Ora il calcio deve fermarsi”, ha detto il presidente della provincia di Parma Vincenzo Bernazzoli.

Totò Di Natale autore del goal contro la Spagna nella partita di esordio della nazionale azzurra  agli Europei

06 giugno, 2012

Scende in campo il presidente della Ferrari

Spericolato ex pilota, noto uomo di mondo, manager per eccellenza e attuale presidente della Ferrari nonché dirigente di molte altre aziende il 65enne Luca Cordero Montezemolo è un uomo di successo. Da quasi un decennio voci speculano sull’arrivo a Roma di un imprenditore. Non è un segreto che nei partiti moderati molti vedano nell’aristocratico Montezemolo l’avversario ideale di Berlusconi. Ora è giunto il momento: Montezemolo scenderà in campo e ciò potrebbe preannunciare la fine politica del Cavaliere.
Già nel 2009 aveva fondato a tal scopo un laboratorio di idee politiche con l’ambizioso nome di Italia Futura. Al suo fianco c’erano Gianfranco Fini, a quel tempo non ancora alleato di Berlusconi ed Enrico Letta, dirigente del PD, partito di opposizione nato dalla fusione tra alcuni partiti politici di sinistra e i democristiani. La nuova associazione richiamò in breve tempo l’interesse di imprenditori, scienziati e giornalisti che lo vedevano come uno strumento adatto a far partire quella “rivoluzione liberale” tanto annunciata da Berlusconi, ma mai realizzata.
Nonostante la crescente pressione degli ambienti economici, quella volta Montezemolo aveva preso tempo. Anche se non ha mai perso alcuna occasione per criticare la gestione negligente della crisi da parte di Berlusconi – ma non si verificò una partecipazione diretta alla riorganizzazione politica del paese.



Italia Futura parteciperà alle elezioni politiche
Sabato scorso un editorialista del quotidiano Corriere della Sera ha scritto che era finalmente giunto il momento per Montezemolo di scoprire le sue carte. Montezemolo dovrebbe dire subito chiaramente se Italia Futura ha intenzione di partecipare alle prossime elezioni politiche nella primavera del 201. In realtà, la risposta non si è fatta attendere: “Italia Futura nei prossimi mesi potrebbe diventare un partito e partecipare alle elezioni politiche del 2013″, ha risposto Montezemolo in una lettera aperta al giornale. Il presidente della Ferrari aveva recentemente già dichiarato in un’intervista al quotidiano La Repubblica: “Italia Futura non è più un semplice movimento di pensiero, abbiamo molte sedi locali e siamo in procinto di scegliere nuovi dirigenti”. Nel mese di luglio, avrà luogo un summit generale di tutti gli iscritti. “Non un congresso”, ha dichiarato il direttore della Fondazione, Andrea Romano a Zeit Online, ” ma un incontro per pianificare iniziative future”.
Il dato certo è che Italia Futura ha già fissato obiettivi chiari. “C’è un intero elettorato che dobbiamo aiutare a venire fuori dall’empasse”, ha detto Montezemolo a La Repubblica. “Sto parlando degli ex elettori del PdL di Berlusconi.”
E l’ex-Primo Ministro Berlusconi? Finora tace, almeno ufficialmente. Nel mese di aprile ha incontrato Montezemolo a pranzo a Palazzo Grazioli, sua residenza a Roma. Si presume che i due avversari abbiano discusso di una possibile alleanza tra Italia Futura e il PDL, cosa auspicata da molti nel partito di Berlusconi. Montezemolo, secondo i bene informati sulla politica italiana, sarebbe infatti l’unico partner con cui si potrebbe realizzare una coalizione di centro sinistra con il PD.
“Noi non vogliamo diventare una scialuppa di salvataggio per il PDL”, ha comunque aggiunto Romano. Dopo l’incontro al vertice nel mese di aprile, secondo il direttore di Italia Futura, non ci sono stati ulteriori contatti tra il PDL e il movimento. “Non abbiamo neanche intenzione di diventare il punto di appoggio di coloro che si sono staccati dal PdL. Ciò di cui abbiamo bisogno sono forze trainanti nuove e motivate​​.” Il sito web di Italia Futura pullula di attività. Nelle ultime settimane sono stati pubblicati nel forum decine di messaggi di adesione per aprire nuove sedi del movimento in varie città. E da pochi giorni è disponibile il nuovo programma “politico” della Fondazione. Si chiama “Cantiere Italia” e contiene le linee guida di un’ agenda politica liberale: meno tasse, meno welfare, meno burocrazia, più iniziative e un piano di crescita chiaro per salvare l’economia italiana e condurla fuori dalla recessione. Alcuni commentatori prevedono per le prossime elezioni l 25 percento dei consensi al futuro partito.
“Una cosa ci è chiara ci è chiara”, dice Romano, “nel 2013, i confini dei movimenti politici in Italia saranno profondamente diversi da quelli attuali. Ci stiamo preparando.” Però un’alleanza con la coalizione di centro sinistra da escludere “Il PD ha optato per una alleanza di sinistra tradizionale. Questa decisione non è in sintonia con il nostro orientamento in favore del mercati finanziari”


Berlusconi è a corto di idee
Certo la fondazione non ha alcuna simpatia per il PDL, Montezemolo e Berlusconi non sono mai andati d’accordo. Inoltre sembra che il partito, risultato della fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale nel 2009, sia già prossimo alla sua data di scadenza. I risultati disastrosi nelle recenti elezioni locali indicano che il Pdl non ha più alcun appoggio da parte dell’elettorato. “Il Pdl è alla fine. Il Pdl non è più il mio partito,” avrebbe detto Berlusconi durante una riunione di emergenza all’inizio di questa settimana. Dalle sue dimissioni da primo ministro lo scorso novembre, ha parlato più volte di un rinnovamento radicale del partito. Ma fino ad ora non è successo nulla.
Questo è probabilmente l’aspetto più anomalo della situazione politica oggi in Italia: Berlusconi, l’uomo che per quasi 20 anni ha improntato e controllato la politica nazionale da solo, non non sa cosa fare. Anche i suoi più stretti collaboratori parlano ora della fine di un’era politica. Per salvare la nave che affonda, il politico 76enne vuole di nuovo prendere il timone in mano. L’esperimento di affidare la guida e il rinnovamento del nuovo partito al suo successore al trono Angelino Alfano è ufficialmente fallito. Ma Berlusconi non è più l’uomo in grado di fondare un partito in pochi mesi e portarlo alla vittoria elettorale. Le sue idee non vanno oltre qualche ritocco estetico: un nuovo inno del partito, una più forte presenza sul web o un nuovo gruppo dirigente, composto esclusivamente da giovani, attraenti figure politiche femminili. Troppo poco per affermarsi contro il movimento di Montezemolo.

Un pagliaccio anarchico trionfa alle elezioni in Italia

Trionfatore imprevisto delle elezioni comunali italiane è il comico Beppe Grillo. Il suo “Movimento Cinque Stelle” ha ridotto a partitelli lo schieramento di Berlusconi in molte località.
Tutti quelli che pensavano che il buffone fosse Silvio Berlusconi, potrebbero presto ricevere una lezione da ricredersi grazie a Giuseppe Piero Grillo. E’ lui il vincitore a sorpresa delle elezioni amministrative locali parziali, per cui sabato e domencia sono stati chiamati a votare oltre nove milioni di italiani in circa 1000 comuni. Perché “Beppe” Grillo – tra le altre cose – è un autentico clown.
Ma ovviamente questo non gli basta. In Germania, il 63enne comico, cabarettista e attore potrebbe essere paragonato ad una sorta di antenato italiano dei Pirati. E ‘solo un po’ più rumoroso e divertente, ma ovviamente non per i partiti di centro-destra di Berlusconi e di Umberto Bossi, che con il suo “Movimento cinque stelle” ha relegato al rango di partitelli in molte località.
Già da diversi anni Grillo ha affidato la nuova politica italiana alla blogosfera. Tra l’altro, lui stesso in Italia è diventato il blogger di maggior successo a sud delle Alpi, nonché autore e promotore di iniziative come il movimento del V-Day.
Però non non si trattava del “Giorno della Vittoria”, ma si tratta del suo “Vaffanculo-Day”. All’invito amichevole a partecipare a questa sua iniziativa di protesta, hanno aderito oltre 500.000 persone e dopo il suo recente successo Grillo può sperare in un risultato sempre crescente.


In molti comuni ora è la terza forza politica
In molti comuni il suo Movimento è cresciuto diventando la terza forza politica. A Parma, città del prosciutto e del Parmigiano, con il 21 per cento dei voti il suo partito andrà al ballottaggio per la nomina del sindaco, come anche nella città di Genova, dove ha raccolto una notevole quantità di consensi.
A Parma, il partito di centro-destra aveva dominato e governato fino a pochi giorni fa, come pure nelle città di Verona e Genova al Nord, e a Palermo in Sicilia, tutte città dove ora si è arrivati ad un “cambio di regime”.
A Palermo, dopo 13 anni di pausa, è tornato l’ex sindaco Leoluca Orlando. Aveva perso drammaticamente, anche il neoeletto del moderato “terzo polo”, il partito di Pier Ferdinando Casini e del presidente della camera e acerrimo nemico di Berlusconi Gianfranco Fini.



Anche in Italia la sinistra va a gonfie vele
Come in Francia, ora anche la sinistra va col vento in poppa, anche se Beppe Grillo deve essere preso va considerato con riserva, lui che è fondamentalmente un anarchico e che ha preso di mira la casta politica del paese, a suo avviso corrotta. In ogni caso dopo questo fine settimana, il panorama politico italiano si riconosce a fatica.
L’epoca del Cavaliere sembra definitivamente conclusa. Berlusconi stesso aveva preferito seguire l’attesa debacle a Mosca, dove ha partecipato ai festeggiamenti per l’insediamento di Vladimir Putin, suo vecchio amico dei tempi d’oro. Il suo vecchio partito di governo dopo lo spoglio dei voti in molte città ha visto la sua influenza limitata a pochissime zone e dal suo entourage, si vocifera che le sue previsioni fossero anche più nere.
Tuttavia intenderebbe continuare a sostenere il governo Monti. Il segretario generale del suo partito Angelino Alfano ha definito il fallimento come una “sconfitta”, ma che tuttavia non si tratta di “un disastro”. Per ora, non sarebbero previsti altri vertici con altri partiti.

L’affluenza alle urne è scesa del sei percento
Inoltre a ciò si aggiunge soprattutto la vicenda del suo ex alleato di coalizione, la Lega Nord, che persino nella sua roccaforte di Monza è riuscita a racimolare a malapena il 17 per cento dei voti. Anche nella città natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, la Lega ha visto tutti i suoi progetti andare in fumo.
L’ultimo scandalo di corruzione ha contribuito al calo di voti in modo significativo nel partito separatista, che aveva per lungo tempo conservato un’immagine immacolata di incorruttibili uomini del nord contro i “predatori di Roma” e il resto del Sud.
Ma la frana politica sembra soprattutto originata dall’incertezza generale causata dalla crisi globale del debito europeo, di cui il partito di Grillo è forse l’espressione più eloquente. Ancor più eloquente però è il netto calo dell’affluenza alle urne che è scesa di sei punti percentuali.



“Disorientamento degli elettori”
Come in Germania, nel caso dei Piraten, anche le élites italiane sono sono state colpite violentemente dal crollo del vecchio sistema. Il ministro degli interni Anna Maria Cancellieri ha parlato di un “disorientamento degli elettori” ampiamente manifestato.
Beppe Grillo tuttavia non è proprio foriero di speranza, nonostante i suoi appelli spesso divertenti come quello di febbraio 2008, quando sul quotidiano “Die Zeit” si rivolgeva al popolo tedesco con queste parole: “L’Italia si rivolge ai fratelli tedeschi! Dichiarateci guerra! Ci arrenderemo volentieri. Siete la nostra ultima speranza. Già oggi vi stiamo mandando quotidianamente i nostri rifiuti provenienti dalla Campania – per favore prendetevi anche i nostri politici! Vi pagheremo bene!”.
Tuttavia, da parte sua non può essere considerato una persona completamente immacolata. Ci sono discrepanze ben documentate tra quello che sostiene e dichiara e la realtà della vita lussuosa che conduce e che questo populista demagogo non potrebbe mai permettersi.
Certo è che dopo le elezioni a Parigi e in Italia sembra che al momento solo il tecnico Mario Monti, slegato da ogni partito, possa ora essere considerato come il partner più affidabile di Angela Merkel in Europa.

Quello che manca alla malandata Italia


Roberto Saviano mostra, ancora una volta, quello che la televisione potrebbe essere.


In Italia regna il malcontento. Il programma di tagli di Mario Monti, i suicidi ricorrenti di imprenditori in difficoltà economiche e la mafia forniscono a Saviano argomenti di cui parlare in televisione.
Nelle ultime settimane il malumore in Italia si fa sentire di più che nella maggior parte dei paesi della zona Euro. Una nuova forma di terrorismo prende vita in maniera isolata, il popolo protesta in massa, talvolta anche violentemente, contro il fisco; la disperazione per le difficoltà economiche è sempre più spesso causa di suicidi. Sulla base di un tale stato d’animo avvelenato, la settimana scorsa Roberto Saviano è stato protagonista di tre lunghe serate sull’emittente televisiva La7, dando vita al meglio della cultura televisiva e dimostrando che anche la televisione può affidarsi alla lingua parlata.


I magistrati falcone e Borsellino alle spalle di Roberto Saviano
Avere o non avere
Assieme all’abile conduttore Fabio Fazio, nell’ottobre 2010 Roberto Saviano con i suoi monologhi aveva già ottenuto ascolti da dieci milioni di telespettatori, quando era ancora con la TV nazionale RAI Tre. A causa delle epurazioni sotto il governo Berlusconi i due “dissidenti” dovettero dirottare verso l’emittente di nicchia La7, dove al momento il successo permane nell’ambito dei tre milioni di telespettatori.
Questo è ancor più stupefacente considerando il carattere intelligente del giornalismo che viene offerto, e la RAI sta già corteggiando nuovamente questi due personaggi televisivi così in gamba. E il cui ritorno sarebbe assolutamente possibile con la svolta politica del governo di Mario Monti. Per lo scrittore Saviano, che nel 2006 ottenne fama mondiale con il romanzo “Gomorra”, questo rappresenterebbe un allontanamento ulteriore dal mondo della letteratura e per l’Italia costituirebbe un utilissimo spazio di informazione televisiva in prima serata.


Un gruppo di giornalisti che vivono sotto scorta ospiti a Quello che non ho

“Quello che non ho”, la nuova trasmissione, rievoca il titolo di una canzone di Fabrizio De André e offre – assieme a intrattenimento spensierato e sconcertanti episodi informativi – soprattutto l’immagine suggestiva di una nuova Italia. Il paese, che dopo l’era Berlusconi ha creduto in un benefico purgatorio, ora continua a soffrire dei suoi antichi dolori, ulteriormente acuiti dalla crisi globale.
Il seguito ottenuto dal movimento populista di protesta del comico Beppe Grillo non è che uno dei tanti sintomi. Stando ai sondaggi, in questo momento più del 40% degli italiani non andrebbe assolutamente a votare. Questo malumore viene percepito anche da Mario Monti. Quando salì al governo a novembre venne acclamato come salvatore dall’80% degli italiani; dopo tre settimane l’entusiasmo era calato al 60% e dopo sei mesi la fiducia nei suoi confronti era precipitata al 40%.


Saviano cita John Lennon
Il programma di austerity di Monti, con cui taglia in tutti i settori più deboli, spinge anche qualche cittadino onesto alla disperazione. In questo periodo stanno aumentando in modo allarmante i suicidi causati da panico economico: anziani ai quali è stata decurtata la pensione, operai che hanno perso il posto di lavoro, ma soprattutto piccoli e medi imprenditori che non riescono più a pagare gli stipendi ai propri dipendenti e non sanno più come tirare avanti. Notizie di questo tipo fanno quasi ormai parte della vita di tutti i giorni: per questo Roberto Saviano ha aperto la prima puntata con un monologo su queste tragedie.
«Si muore per i debiti» anche nel ricco nord, «per amore dell’azienda e dei dipendenti» e per l’umiliazione «di non essere più in grado di pagare gli stipendi». Partendo da qui Saviano fa, in maniera retorica, collegamenti vincenti tra la crisi delle banche e la criminalità organizzata, il tema di sua competenza. Proprio perché le banche non concedono più credito alle aziende in difficoltà, la mafia sarebbe ora «il primo finanziatore in Italia», di cui sempre più imprenditori diventano vittime a causa dei tassi da usura.



Saviano parla della storia della camorra
 Nella seconda puntata Saviano ha letto la lettera di un mafioso al suo boss incarcerato, apparentemente scritta in toni innocui, ma in codice. La interpreta secondo tutte le regole dell’ermeneutica, con la conoscenza più profonda del codice d’onore, dell’orrore e della potenza economica delle diverse «onorate società» del meridione, che ormai allungano i tentacoli anche verso i punti nevralgici dell’economia del nord.
Saviano ritiene che lo Stato, che sta perdendo in questo modo miliardi di euro, dovrebbe istituire sportelli pubblici, «come lo sportello alla posta», ai quali possano rivolgersi cittadini e imprenditori in difficoltà per sfuggire alla mafia e al suicidio. Trattandosi di temi così sconvolgenti, naturalmente, neanche il carisma intellettuale e le conoscenze del trentaduenne Saviano sono bastati a sostenere tutte e tre le puntate, durate oltre tre ore ciascuna.


Fabrizio De André la cui canzone "Quello che non ho" ha dato il titolo
ed è stato filo conduttore musicale della trasmissione

Al suo fianco ha partecipato una schiera di ospiti di alto livello: ognuno ha letto una breve lettera personale. Tra loro, i registi Ermanno Olmi e Ettore Scola, gli scrittori Erri De Luca e Claudio Magris. Famosi cantanti, attrici comiche e ballerini hanno riempito gli intermezzi, alleggerendo la gravità dei temi portanti del programma; ma anche questa leggerezza diventa accettabile.
Le tre serate sono state organizzate in modo tale da poter discutere, nei monologhi di Saviano, non solo dei malanni italiani, ma anche di temi a carattere internazionale, come ad esempio «la primavera araba» o i famigerati «laogai», i campi di concentramento cinesi per la detenzione carceraria e la rieducazione, in cui vengono attualmente torturati e sfruttati dai tre ai cinque milioni di detenuti.
Di questi argomenti si è parlato nell’ultima puntata ed è stato un pugno dritto allo stomaco, portato a segno solo con le parole e l’approfondimento, con la gestualità di Saviano, con i suoi sguardi nel vuoto rivolti alla camera e i fogli stropicciati dei suoi appunti. Quando alla fine un sopravvissuto di uno di questi «laogai» si è presentato davanti al microfono, la sensazione alla bocca dello stomaco è peggiorata.


Il caso Eternit (Amianto)
Un nuovo terrorismo
Il tema italiano dell’ultima serata non era esattamente attualissimo: i tanti morti di una fabbrica di amianto in Piemonte, il cui proprietario svizzero è stato condannato tre mesi fa in uno spettacolare processo. Ci sarebbero stati argomenti più scottanti da trattare, ma nella puntata sono stati volutamente evitati per non fomentare ulteriormente la rabbia sociale e le sue infiltrazioni nella criminalità. Ovvero che in Italia c’è un nuovo terrorismo, che non ambisce a nient’altro che alla risonanza mediatica.
Si richiama ai suoi precursori dell’estrema sinistra e ne imita le modalità piuttosto maldestre degli anni ‘70. Orribili ricordi di quei tempi si sono risvegliati il 7 maggio, quando un oscuro commando terrorista, «Federazione Anarchica Informale», «ha punito» un dirigente del gruppo industriale Ansaldo a Genova, gambizzandolo.
Un periodo torbido cominciò proprio allo stesso modo circa quarant’anni fa, minacciando l’implosione della società italiana. I principali gruppi minoritari di sinistra e i centri sociali hanno preso le distanze dall’attentato. I sindacati hanno organizzato a Genova una manifestazione contro il terrorismo, a cui però hanno stranamente partecipato pochi giovani. Stupisce invece che molti giovani abbiano partecipato a Napoli alle proteste contro Equitalia, l’azienda per la riscossione nazionale dei tributi. Anche in quest’ambito si registra una tendenza alla violenza, per ora solo sotto forma di rudimentali attentati incendiari alle agenzie di Roma e Livorno.
Il Ministro degli Interni Cancellieri vuole richiedere l’intervento l’esercito, mentre Mario Monti promette maggiore equità sociale. Il terremoto in Emilia-Romagna ha messo in ginocchio ancor più il morale del già malandato Paese. E l’attentato dinamitardo di una settimana fa a Brindisi: un macabro mistero, realizzato per conto della mafia, da uno psicopatico o da terroristi bombaroli. Saviano avrà argomenti a sufficienza da discutere anche in puntate future.

03 giugno, 2012

Stragi di donne in Italia

Ich könnte die nächste sein




Cresce la preoccupazione per le stragi di donne in Italia
Dall’inizio dell’anno in Italia, sono state uccise circa 60 donne – per mano dei loro mariti, conviventi o ex fidanzati. Cresce la protesta contro la violenza domestica.




A Piazza Montecitorio a Roma, davanti al Parlamento uomini e donne sollevano in aria 55 cartelli, su ognuno dei quali c’è scritto un nome, Vanessa, Antonella, Francesca, Tiziana, un cognome e l’età. Sono i nomi delle donne che dall’inizio dell’anno sono state assassinate in Italia da familiari maschi.

La violenza è considerata un tabù
L’azione di protesta davanti alla Camera dei deputati italiana è una delle molte iniziative messe in atto nel paese in questi giorni per accendere i riflettori sul problema della violenza domestica, purtroppo considerato ancora diffusamente un tabù. Sempre più spesso vengono commessi omicidi di donne o come li chiamano comunemente i media locali, “femminicidi”. Nel 2011 sono state uccise in ambito familiare, secondo le statistiche ufficiali, 137 donne, l’anno prima erano state 127, ammazzate da padri, fratelli, mariti, partner o ex-fidanzati. Quest’anno già quasi 60 donne sono morte, ossia una vittima ogni due giorni,
anche se la maggior parte dei casi di violenza contro le donne da parte di familiari maschi restano nascosti. I sociologhi parlano di un elevato numero di casi non denunciati. Come ha recentemente osservato, l’inviata speciale dell’ONU Rashida Manjoo dopo una visita di lavoro in Italia, la violenza domestica, a seconda del contesto sociale e culturale non è sempre considerata un crimine. Dipendenza economica e mancanza di fiducia nelle istituzioni pubbliche sono ulteriori fattori che hanno impedito a tante vittime della violenza, di sporgere denuncia contro i propri aguzzini.


Secondo il Telefono Rosa, tuttavia, le richieste di aiuto dalle donne vittime degli uomini di famiglia sono in aumento costante negli ultimi 25 anni. Allo stesso tempo però solo una minima parte dei casi viene segnalata. Secondo i dati dell’organizzazione solo il quattro per cento delle donne maltrattate, che hanno cercato aiuto al Telefono Rosa, ha sporto denuncia. Nelle altre vittime di violenza domestica, la paura per la propria vita o quella dei bambini è troppo grande. Dopo un recente caso in cui un 34enne ha ucciso la sua compagna di 20 anni, anche i giornali, le televisioni e le radio hanno iniziato ad affrontare la crescente preoccupazione per gli omicidi delle donne. I media e la loro superficialità nel trattare finora l’argomento, sono considerati, da molte organizzazioni a scopo sociale che lavorano per i diritti delle donne, un’ulteriore causa del fatto che la violenza domestica viene minimizzata.
Spesso omicidi di donne, soprattutto quando vengono denunciati, vengono purtroppo descritti semplicemente come un “dramma della gelosia” o conseguenza della “rabbia” di un uomo. Gli atti di violenza sono quindi considerati eccezioni. La rete di diffusione “Tilt” ha intanto dichiarato con la sua protesta davanti al palazzo del parlamento, che gli omicidi di donne non sono di natura “patologica, ma piuttosto causati da ragioni culturali”. Secondo le statistiche, soltanto il dieci percento delle violenze è il risultato di un comportamento patologico. I media raramente fanno cenno al fatto che questi crimini contro le donne vengono commessi in una società ancora saldamente ancorata a modelli patriarcali.
Questo deve cambiare in futuro. In uno degli appelli lanciati da numerose organizzazioni per i diritti di donne sarà chiesto ai media, tra le altre cose, di richiamare in maniera esplicita nei loro articoli l’attenzione anche sulla responsabilità degli autori. Perché il ricorso alla violenza è segno che non sono in grado di accettare la libertà delle donne, si dice nel manifesto.

Giunge a una conclusione simile anche Fabio Piacenti, che dirige il Centro di Studi Sociali Eures. Rispetto alle statistiche degli ultimi anni, anche i recentissimi dati sulla violenza domestica confermerebbero che gli uomini non sanno affrontare una separazione o piuttosto un abbandono, e non riescono a tollerare la libertà di scegliere della donna. Il presidente del Telefono Rosa, Gabriella Carnieri Moscatelli crede invece che il numero crescente di episodi di violenza domestica sia una conseguenza della crescente violenza nella società.
Anche se la violenza contro le donne non è solo una conseguenza di stereotipi culturali fortemente radicati, le istituzioni politiche hanno fatto poco per promuovere l’emancipazione delle donne. In questo contesto, anche la posizione e l’influenza della Chiesa cattolica è importante. L’Italia per esempio assieme a Irlanda e Malta, sono tra i pochi paesi europei in cui la normativa giuridica per ottenere il divorzio richiede ancora un periodo di attesa dalla separazione. Per un procedimento di divorzio attualmente occorre aspettare almeno tre anni.
In un tale clima culturale è tanto più difficile per le donne far valere i propri diritti di libertà e indipendenza, dice il presidente dell’Eures Piacenti. Oltre ad un “mea culpa” da parte dei mass media, che contribuirebbe a un adeguamento della diffusa immagine distorta delle donne per superare certi pregiudizi sociali, la politica in particolare dovrebbe dare l’esempio e affrontare con urgenza la questione della violenza contro le donne. Questo problema finora non è sembrato una priorità né per i governi di destra, né per quelli di sinistra. L’anno scorso, per esempio, erano stati stanziati 18 milioni di euro per finanziare le case di accoglienza per le donne così come i centri di assistenza alle vittime di violenza. Ad oggi, tuttavia, solo una piccola parte del denaro è stato assegnata, il che ha causato la chiusura di numerosi centri.

Richiesta di riforma del mercato del lavoro
Resta da vedere se in futuro sarà possibile mettere nuovamente a disposizione e utilizzare le risorse necessarie per combattere la violenza contro le donne. Il primo ministro Monti nel suo governo ad interim ha annullato gli incarichi ministeriali per questi problemi e delegato queste responsabilità al ministro del lavoro Elsa Fornero, attualmente impegnata con le urgenti riforme del mercato del lavoro, che non ha ancora speso una parola sugli omicidi di donne e in merito ai progetti del governo a questo proposito.
Inoltre secondo l’inviata speciale delle Nazioni Unite Manjoo il governo italiano dovrebbe iniziare a facilitare l’accesso al mercato del lavoro alle donne e promuovere la loro partecipazione attiva alla politica. Perché, secondo i dati dell’Eures, le donne finanziariamente indipendenti sono meno esposte alla violenza domestica rispetto alle casalinghe, pensionate o disoccupate. Inoltre, questa libertà e questa sicurezza, darebbe loro il coraggio di denunciare gli atti di violenza. Le attuali difficoltà politiche ed economiche non dovrebbero essere una scusa per trascurare la questione della violenza contro le donne, si è lamentata Manjoo. Alla protesta nazionale contro la violenza domestica si sono uniti anche molti uomini, come è successo di recente di fronte al parlamento a Roma. Sembra una corsa contro il tempo. “Potrei essere la prossima,” una donna ha scritto sul suo cartello.