16 gennaio, 2013

Calma piatta in Italia

"In Italien herrscht seit dem Sommer Stillstand"

di Dorothea Siems
Pubblicato in Germania il 2 gennaio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli



Nel mese di febbraio si svolgeranno le elezioni in un’Italia in crisi: se vinceranno i conservatori, ci sarà il rischio di spaccature sempre più profonde nella zona euro, avverte Lüder Gerken, esperto di politiche europee. I risparmiatori tedeschi sono già in crisi.
Il direttore del Centro per le Politiche Europee Lüder Gerken, mette in guardia da una deviazione di rotta dell’Italia e critica la BCE che con la sua politica del denaro a basso costo ignorerebbe i problemi strutturali dell’area della crisi togliendo sicurezze ai risparmiatori tedeschi.

Die Welt: L’Italia sta per affrontare nuove elezioni. Gli europei devono preoccuparsi del fatto che il paese non riesce a gestire i propri problemi?
Lüder Gerken: E’ già da molto tempo che l’Italia dà adito a preoccupazioni. Le dimissioni del primo ministro Mario Monti non hanno modificato la situazione in maniera significativa, visto che nel paese in crisi regna calma piatta da questa estate, ossia da quando Monti ha perso la maggioranza in parlamento. Questo politico così stimato e apprezzato a livello internazionale era ripartito nel novembre del 2011 con un importante pacchetto di riforme. Ma le tanto necessarie riforme da lui annunciate del sistema pensionistico e quelle del mercato del lavoro si sono arenate. In particolare mancano concrete misure di attuazione, cosicchè in realtà solo ben poco è stato fatto.

W: Perchè questa situazione non inquieta i mercati finanziari
G: Le forti preoccupazioni dei mercati finanziari si sono manifestate diffusamente nell’estate e nell’autunno dell’anno scorso, tuttavia in inverno la BCE ha poi riversato mille milioni di liquidità nei mercati. Il denaro alla fine non è confluito nelle banche italiane, che così hanno acquistato titoli di stato italiani. E’ servito a ridurre i tassi di interesse, che dal canto loro hanno alleggerito l’urgenza delle riforme. Nel settembre di quest’anno il presidente della BCE Mario Draghi ha annunciato, in caso di necessità, l’acquisto illimitato di titoli di stato. Gli operatori finanziari puntano sul fatto che la BCE proseguirà con questa linea politica.

W: Con le elezioni che si terranno in febbraio anche il corso delle riforme è in discussione. Cosa succederà se vincono gli oppositori?
G: Se i progressisti dovessero ottenere la maggioranza, Monti potrebbe diventare nuovamente presidente del consiglio e affrontare ulteriori cambiamenti con una maggioranza più stabile al governo. Però se dovessero vincere i populisti della cerchia di Berlusconi, i mercati finanziari potrebbero nuovamente innervosirsi. L’iter delle riforme non proseguirebbe e questo potrebbe danneggiare ulteriormente la competitività dell’Italia, con la conseguente nuova perdita di credibilità del paese, che la costringerebbe a pagare interessi bancari più alti.
W: Questo tipo di evoluzione quali ripercussioni potrebbe avere per l’unione monetaria?
G: Il ruolo della BCE è determinante. Se quest’ultima prosegue il suo iter e mantiene bassi gli interessi italiani emettendo nuova moneta, allora il paese potrà continuare come ha fatto finora. Questo sistema tuttavia maschera gli enormi problemi degli stati dell’Europa del sud e non li risolve. Prima dell’introduzione dell’euro, quando l’Italia non era adeguatamente competitiva, gli italiani hanno svalutato più volte la lira, incrementando il deficit. Ora questa possibilità all’interno dell’unione monetaria non esiste più. L’unica soluzione consiste adesso nel riconquistare competitività diminuendo il costo del lavoro. Se gli italiani non perseguono questo difficile cammino, spaccature e squilibri in quantità crescente minacceranno dall’interno l’euro zona, obbligando poi la BCE ad azioni discutibili.

W: Quale impatto avrebbe questo sul resto dell’Europa?
G: Gli effetti della politica della BCE si avvertono già adesso. Per tenere bassi artificiosamente gli interessi, i risparmiatori locali non si vedono corrispondere neanche l’adeguamento all’inflazione. La stessa cosa vale per le pensioni di anzianità e di vecchiaia. In poche parole: i risparmiatori perdono valore. Questi sono i costi dei provvedimenti operati dalla BCE. Inoltre siamo minacciati da una crescente inflazione, se si mette in moto il ciclo economico. Non riesco a immaginare che la BCE possa frenare così tanto e alzare gli interessi tanto quanto occorrerebbe a mantenere stabili i prezzi. Perché questo metterebbe inevitabilmente nei guai gli stati del sud Europa, dalla qual cosa ora la BCE intende davvero proteggerli con ogni mezzo.

W: La cancelliera Merkel insiste con le rigide riforme dei paesi in crisi. Riuscirà a spuntarla?
G: Il problema è che la cancelliera vuole mantenere a tutti costi uniti tutti i membri nell’euro, considerando l’uscita dall’UE solo come ultima ratio. Questa irremovibilità indebolisce la posizione negoziale della Germania. Ecco perchè Angela Merkel ha ostacolato finora gli eurobond, tanto desiderati dai paesi del sud. Ma dovrà alla fine accettare l’unione bancaria, che inizialmente aveva respinto.

W: Possiamo sperare di giungere presto alla fine della crisi?
G: Per il momento non siamo ancora in vista di una fine. Le vere fratture economiche con le eccedenze dei bilanci nel Nordeuropa e i deficit al sud sono rimaste immutate. Con le misure adottate dalla BCE, così come con il credito e le misure a garanzia, il problema si è solo tamponato, mentre l’unione nei trasferimenti di denaro va avanti. Si potrà ravvisare la fine della crisi nel momento in cui questo sostegno diventerà la normalità. Comunque questa non è l’Europa che mi ero immaginato.

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