28 maggio, 2012

Italiani rassegnati

Trostlos in Italien

di Riccardo Mastrocola



La crisi dell’euro ha scosso il paese, nonostante ciò insiste nei vecchi modelli – Un reportage dalla città di Piedimonte

Riccardo Mastrocola
La crisi che da mesi affligge l’Italia è uno dei grandi temi della politica europea. L’emittente giornalistica Hr-info dà il via oggi ad una serie di trasmissioni dal paese, in cui si dà voce alle vittime di questa crisi. L’inviato di hr-info, Riccardo Mastrocola, ci racconta i suoi incontri a Piedimonte San Germano. In questo articolo descrive le sue impressioni, che sono tutt’altro che positive.
Sulla piazza giocano dei bambini, al bar gli anziani si dividono una bottiglia di Peroni giocando a carte. In questo periodo di maggio ovunque si sente il profumo degli aranci in fiore. I 6000 abitanti di Piedimonte San Germano, vivono circondati da alte catene montuose, per arrivare alla spiaggia più vicina ci vuole mezz’ora di macchina. Roma si trova a nord, a ben 100 chilometri di distanza. Piedimonte è situato nel primissimo meridione con tutti i tipici stereotipi legati ad esso. Qualcuno pensa all’ospitalità, alla vivacità e alla Dolce Vita, altri invece alla disoccupazione, all’arretratezza e alla criminalità. Piedimonte comunque non è certamente un paese da cartolina, ha ben poco di poco attraente. Ma lo amo perché vi ho ​​trascorso la mia infanzia.

Grafico che illustra l'andamento del PIL in Italia, Spagna e Francia dal 1995 al 2012

Alla ricerca di riforme
Vengo qui di norma un paio di volte l’anno, da turista. Questa volta ho cercato di vedere il paese con occhi diversi, di cercare cambiamenti, segnali di nervosismo, tracce della riforma politica del Primo Ministro Mario Monti. Ma una settimana dopo, quando sono atterrato a Francoforte, ho avvertito come una sensazione di vuoto allo stomaco. So che alcune storie che devo raccontare sono tristi. E so anche che sarà difficile per Monti cambiare questo paese. I problemi sono molto più profondi (di quel che sembra ndt).
Silvia ha circa 35 anni, ha un figlia di quattordici anni e non ha marito. Lavora in un tipico bar italiano, nove ore al giorno, sei giorni a settimana. Guadagna circa 700 € al mese. La cosa assurda è che lei è felice così. Perché prima stava peggio: per un lavoro in una fabbrica di abbigliamento il contratto prevedeva circa 1100€ netti: “Mi hanno pagato solo 500€, nemmeno la metà di quello che era previsto dal contratto”.
Questo è l’andazzo. Chi non si adegua non stia nemmeno a guardare al mercato del lavoro. Da più parti mi arrivano conferme in questo senso, anche da Antonio Massaro, direttore dell’ufficio del lavoro nella vicina città di Cassino, “E’ una fregatura! Qui è così e più a sud è ancora peggio, si tratta di un espediente illegale con cui vengono spillati soldi dalle tasche dei dipendenti che vengono raggirati e anche lo Stato “.

Una truffa da miliardi
Mettiamola così: quello che l’imprenditore deve versare allo Stato, se lo riprende dal dipendente, oppure paga in nero. Certo molti piccoli imprenditori in Italia si trovano in difficoltà, ma questo tipo di frode allo stato costa miliardi. L’Italia perde complessivamente 120 miliardi di euro all’anno di tasse. Quattro volte quello che paghiamo noi tedeschi al fisco. Ecco perché il Premier Monti aumenta le tasse. E la pressione fiscale aumenta sempre più.
Secondo il capo dell’ufficio del lavoro Antonio Massaro questo inoltre inasprisce sia gli animi che la crisi. E continua a parlare con franchezza. Gli chiedo quanti posti di lavoro sono stati assegnati nella regione. Sorride, allarga le braccia e dice: “Nemmeno uno. Non abbiamo combinato nulla, il mercato del lavoro è morto..” Quello ufficiale, per lo meno.
E poi racconta di imprenditori che si lamentano che i propri dipendenti sono persone raccomandate da funzionari politici, che spesso nelle aziende va avanti solo chi ha le conoscenze giuste, che il lavoro in sé stesso è una questione secondaria. Lì domina il famoso nepotismo, a causa del quale la qualità e la competenza professionale diventano aspetti marginali.


Piedimonte San Germano
Alla ricerca di un controesempio positivo mi imbatto in Gianfranco di Piedimonte, giusto impegnato in un lavoretto in nero, per così dire. Sta costruendo una recinzione nel giardino di un collega della Fiat. Gianfranco è un operaio della Fiat. La casa automobilistica è anche il più grande datore di lavoro nella regione. Chiunque abbia un contratto può ritenersi fortunato, pensavo.
Gianfranco ha una moglie e un bambino piccolo “Non posso pensare ad un secondo figlio, nessuno dei miei colleghi ha più di un bambino, costa troppo”. Un giovane operaio della Fiat guadagna 1.200 € netti al mese, certo, pagati regolarmente, ma purtroppo non bastano. E a causa della crisi si lavora part-time e quindi si guadagna decisamente di meno. Al momento solo 700 o 800 euro mensili. Gianfranco si lamenta: “Come si può guardare al futuro ed essere felici?” L’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne vuole produrre auto in tempi più brevi spendendo sempre meno, ha rifiutato il contratto collettivo nazionale minacciando di andare via dall’Italia: “In ogni caso abbiamo poco, e lui continua a sfruttarci”, dice Gianfranco mentre continua ad avvitare la recinzione al muro. Ha bisogno di arrotondare, nonostante il lavoro sicuro a tempo pieno alla catena di montaggio della Fiat.

Voglio prendere una boccata d’aria a Piedimonte Alta, un quartiere sulla collina. Accanto a me, il mio vecchio amico d’infanzia Carlo. Guardiamo insieme la vasta pianura fertile. Una bella valle. Questa è una cartolina, penso. Ma Carlo, di professione avvocato non mi concede pausa, punta il dito a sud e dice: “Laggiù c’è la camorra”. Là, a soltanto 20 chilometri oltre il confine della regione Campania, si spara. Qui tutto è calmo, “ma è una zona in cui la malavita fa affari”.
Si tratta di riciclaggio di denaro. Di investimenti nelle piccole imprese, in negozi di arredamento o abbigliamento, concessionarie d’auto o grandi progetti edilizi. E poi Carlo mi stupisce quando dice: “la camorra ha investito qui legalmente, lava il denaro sporco, ma porta la prosperità, tanto comunque il denaro andrebbe comunque da qualche parte …” Sono senza parole.
“Non ti importa da dove possa provenire il denaro?” Chiedo. “No,” dice Carlo, “da un punto di vista morale, certo che no.” Il problema sembra quindi essere da dove arrivano di soldi, non dove e come vengono investiti.

Ingresso dello stabilimento Fiat a Cassino

Mi chiedo come posso fare a spiegarlo ai tedeschi. Non va bene così, amico mio! Ma Carlo resta calmo: “Quello che è importante per la nostra regione è la tranquillità e poca criminalità, ed è quello che abbiamo qui” Così la vede Carlo. La pensano in molti così? Sì, qui molti la pensano così, dice Igor Fonte, un consigliere comunale dalla vicina città di Cassino. “La camorra ha bisogno esattamente di questa calma, di questa tolleranza per moltiplicare le proprie entrate e quindi far girare l’economia, non solo qui da noi, questo è un problema di tutta l’Italia”, dice il 29enne “Ci stiamo abbruttendo. Quel denaro è guadagnato con il sangue e la morte, proviene dal traffico di droga e da persone assassinate. “La camorra è, assieme alle altre tre grandi organizzazioni criminali, l’azienda più redditizia in Italia. Migliaia di posti di lavoro legali dipendono da loro.

Piedimonte San Germano è e resta un paesino – e le mie ricerche sono solo una minima parte di una realtà più grande. Eppure sento che metà del paese sta ingannando se stessa. Un’amica emigrata 20 anni fa nel nord Italia per fuggire da tutto questo, mi disse: “amico, Piedimonte potrebbe essere così bella.” E anche l’Italia.

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