Cosa accomuna l’Italia con l’Austria
Pubblicato in Austria il 06/04/2012 per Italia Dall'Estero
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'estero
L’Austria e il suo panorama politico per molti versi assomigliano all’Italia dei primi anni ’90, eppure, purtroppo e/o per fortuna, sono profondamente diverse.
La voglia di declino in questi mesi è costantemente presente.Come se lo spettatore, considerando lo stato d’animo catastrofico del barcollante mercato finanziario, si stesse riprendendo in un costoso centro di recupero grazie a una terapia intensiva a base di farmaci. E l’Occidente di oggi sprofonda un’altra volta. Recentemente si sente parlare di una novità: l’Austria, stando ad un rapido e superficiale confronto, assomiglierebbe all’Italia dei primi anni ’90.
All’epoca la Democrazia Cristiana, assieme al fino ad allora noto sistema partitico , basato su un leader di partito ed un tesoriere, affondò come il Titanic quasi cento anni prima. La conseguenza fu la frammentazione dei partiti, piccoli e nuovi movimenti ebbero la loro occasione per farsi avanti. Contro il fango della corruzione, della congiura e delle relative teorie, entrò in scena un gruppo di magistrati noto come “Mani pulite”, nome più accattivante dal punto di vista mediatico e allo stesso tempo vantaggioso, ma che tuttavia non riuscì a fare molto di più che spianare la strada ad un Silvio Berlusconi.
In Austria si sta delineando uno scenario spaventoso simile a quello di allora. A causa dello scandalo delle postazioni selfservice della Telecom, l’ÖVP sta precipitando definitivamente e il SPÖ lo seguirà presto, a causa delle sue carriere basate sulle raccomandazioni o di altre cattive abitudini da tempo tollerate in silenzio – basti pensare al gigante mediatico della SPÖ di Vienna. Ci sarebbe ancora un ulteriore parallelismo con l’Italia: circa una dozzina di partitucoli insignificanti che fremono sui blocchi di partenza. Anche se le loro possibilità di entrare a far parte della Camera Bassa sono limitate. Per fare un confronto con la situazione italiana made in Austria basta e avanza.
Solo che, anche se la situazione è simile nella gravità, si tratta di ben altro e questo è sia un bene che un male.
Ma mettere a confronto la Democrazia Cristiana con l’ÖVP non è appropriato. A differenza del fango romano, la casta politica del Partito Popolare – ad eccezione probabilmente di Ernst Strasser – non tenta di costruire ville in Nordafrica o altrove, arricchendosi personalmente e garantendosi una vita fatta di agi e mondanità. Hanno voluto invece, tramite goffi e sfacciati finanziamenti ai partiti, attraverso aziende parastatali, fornire al partito e ai loro deboli alleati testate giornalistiche di partito, che nessuno legge, ma che procureranno ai funzionari quella importanza che hanno perso da tempo. Il problema dell’ÖVP è quindi quello di restare al governo ad ogni costo anche in assenza di un futuro politico. Gli elettori questo lo percepiscono e si allontanano dal partito.
Quindi manca un qualsiasi tipo di purificazione che, vedi l’Italia, anche se non sarebbe una garanzia di miglioramento, ogni elettore in Austria desidera apertamente o in cuor suo. L’idea che Werner Faymann e Michael Spindelegger possano continuare a governare dopo le prossime elezioni, anche se improbabile, fa giustamente rabbrividire anche i dirigenti della SPÖ e ÖVP.
Restano i nuovi avventurieri partitici, che forse ce la faranno ad entrare al governo e a superare la barriera del 4 percento: nella situazione attuale bisogna fare tanto di cappello a chi riuscirà a farsi carico di questo sforzo immane e del suo superamento. E poco importa che si tratti di specialisti informatici completamente a digiuno di politica che saltano fuori con lo pesudonimo di “Pirati”. O che si tratti di vecchi politici come Johannes Voggenhuber e Erhard Busek, che hanno fallito nel proprio partito, oppure del tentativo del magnate desideroso di gloria Frank Stronach di unire i liberali con ciò che resta del BZÖ, partito che in questo paese non è ancora riuscito a prendere piede. Essi obbligano la SPÖ e l’ÖVP a reagire in qualche modo, costando in termini di accordi forse persino tutta la maggioranza. Ben venga tutto ciò che può portare a un vero cambiamento.
La voglia di declino in questi mesi è costantemente presente.Come se lo spettatore, considerando lo stato d’animo catastrofico del barcollante mercato finanziario, si stesse riprendendo in un costoso centro di recupero grazie a una terapia intensiva a base di farmaci. E l’Occidente di oggi sprofonda un’altra volta. Recentemente si sente parlare di una novità: l’Austria, stando ad un rapido e superficiale confronto, assomiglierebbe all’Italia dei primi anni ’90.
All’epoca la Democrazia Cristiana, assieme al fino ad allora noto sistema partitico , basato su un leader di partito ed un tesoriere, affondò come il Titanic quasi cento anni prima. La conseguenza fu la frammentazione dei partiti, piccoli e nuovi movimenti ebbero la loro occasione per farsi avanti. Contro il fango della corruzione, della congiura e delle relative teorie, entrò in scena un gruppo di magistrati noto come “Mani pulite”, nome più accattivante dal punto di vista mediatico e allo stesso tempo vantaggioso, ma che tuttavia non riuscì a fare molto di più che spianare la strada ad un Silvio Berlusconi.
In Austria si sta delineando uno scenario spaventoso simile a quello di allora. A causa dello scandalo delle postazioni selfservice della Telecom, l’ÖVP sta precipitando definitivamente e il SPÖ lo seguirà presto, a causa delle sue carriere basate sulle raccomandazioni o di altre cattive abitudini da tempo tollerate in silenzio – basti pensare al gigante mediatico della SPÖ di Vienna. Ci sarebbe ancora un ulteriore parallelismo con l’Italia: circa una dozzina di partitucoli insignificanti che fremono sui blocchi di partenza. Anche se le loro possibilità di entrare a far parte della Camera Bassa sono limitate. Per fare un confronto con la situazione italiana made in Austria basta e avanza.
Suddivisione e tendenze dei partiti al governo in Austria |
Ma mettere a confronto la Democrazia Cristiana con l’ÖVP non è appropriato. A differenza del fango romano, la casta politica del Partito Popolare – ad eccezione probabilmente di Ernst Strasser – non tenta di costruire ville in Nordafrica o altrove, arricchendosi personalmente e garantendosi una vita fatta di agi e mondanità. Hanno voluto invece, tramite goffi e sfacciati finanziamenti ai partiti, attraverso aziende parastatali, fornire al partito e ai loro deboli alleati testate giornalistiche di partito, che nessuno legge, ma che procureranno ai funzionari quella importanza che hanno perso da tempo. Il problema dell’ÖVP è quindi quello di restare al governo ad ogni costo anche in assenza di un futuro politico. Gli elettori questo lo percepiscono e si allontanano dal partito.
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