di Jörg Bremer
Pubblicato in Germania il 01 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia dall'Estero
Roma ha intenzione di combattere la corruzione in seno alle sue amministrazioni regionali, se non altro per limitare le onerose spese pubbliche. Anche questo non è un compito semplice per Mario Monti.
Tempo scaduto per Raffaele Lombardo. Il Presidente del consiglio italiano Mario Monti ha messo il presidente della regione Sicilia di fronte ad una scelta: dimissioni e nuove elezioni o il commissariamento della regione. Solo un finanziamento di 400 milioni di euro poteva scongiurare il fallimento economico della regione, quindi Lombardo ha optato per le dimissioni e nel mese di ottobre si andrà alle urne in Sicilia. Intanto giunge voce che anche il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, potrebbe rassegnare le sue dimissioni. La procura sta indagando su di lui per ipotesi di corruzione. L’uomo d’affari Pierangelo Daccò lo avrebbe ricoperto di regali, per lo più viaggi su yacht e camere in hotel di lusso, per un valore di 70 milioni di euro. Formigoni si difende dichiarando che Daccò non ne avrebbe ottenuto alcun vantaggio. Le dimissioni di Lombardo e l’imminente fine di Formigoni potrebbero non sembrerebbero collegate. Tuttavia le vicende potrebbero stare ad indicare che una certa prassi politica in uso in Italia, contro cui si stanno impegnando non solo gli inquirenti ma anche Monti con riforme e tagli, si avvia alla fine.
Raffaele Lombardo |
Lombardo “il califfo siciliano”
Lombardo e Formigoni sono finiti sotto gli occhi di tutti, a causa di questo sistema clientelare, in cui quando si tratta di posti o incarichi pubblici, i rapporti personali contano più dei concorsi. Gli anni di presidenza del consiglio, in cui era in carica Silvio Berlusconi, sono stati caratterizzati proprio da questo sistema, così come il suo stesso partito, il Popolo della Libertà. Da quando l’ex premier si è dimesso come presidente del partito nel mese di novembre, il suo successore Angelino Alfano sta tentando di mettere in atto le primarie. Nati a Catania nel 1950 Lombardo e Formigoni a Lecco nel 1947, i due hanno iniziato la propria carriera politica nella Democrazia Cristiana; entrambi hanno militato tra le fila di “Forza Italia”, che nel 2009 è divenuta PdL. Entrambi hanno preso le distanze dal potere del “patriarca” Berlusconi nato a Milano nel 1936. Entrambi hanno fallito.
Lo psichiatra Lombardo si è allontanato da Berlusconi nel 2005, fondando in Sicilia il “Movimento per le autonomie”, che portava avanti gli interessi della regione in contrapposizione ad una certa politica di Forza Italia presumibilmente a favore del nord Italia. Ma non prese nettamente le distanze da Berlusconi: quando il rappresentante del Pdl in Sicilia, l’ex presidente della regione Salvatore Cuffaro, fu costretto alle dimissioni in seguito alla accusa di legami con la mafia - per cui fu in seguito condannato a sette anni di carcere - e il Pdl si divise in due fazioni, Lombardo si presentò come uomo di Berlusconi in Sicilia e nel 2008 venne eletto presidente alla regione. Alla corte del “califfo siciliano”, così era conosciuto Lombardo, il bilancio continuò salire, e soprattutto aumentò la schiera - la meglio pagata del paese - dei dipendenti regionali. Solo la Guardia Forestale conta ben 27.000 dipendenti - più della vasta regione boschiva canadese della British Columbia. “Tutti mi chiedevano favori ed ora mi accusano pubblicamente e mi definiscono un demonio” ha dichiarato recentemente Lombardo.
Roberto Formigoni |
Il politico ed economista del Pdl Formigoni è presidente della regione Lomdardia dal 1995. Poteva già contare su una propria base e quindi presentarsi nel frattempo come sfidante di Berlusconi. Anch’egli ha consolidato il suo potere soprattutto grazie ad una rete di conoscenze. I concorsi pubblici erano solo un pro forma, quello che contava erano le parentele o le amicizie.
Senza troppe formalità un presidente regionale italiano può circondarsi di consulenti, per portare a termine determinati compiti in tempi più o meno brevi. Lo stesso Lombardo il giorno seguente all’annuncio delle sue dimissioni, ha assunto tre consulenti a contratto. Secondo la stampa [italiana] Lombardo su sua proposta avrebbe fatto nominare come consulente un commercialista, già agli arresti per gravi molestie sessuali nei confronti di na donna. In Sicilia si parla di “patologia clientelare” [in italiano nel testo NdT] alla Lombardo.
Per il governo è difficile porre un freno al clientelismo in fase avanzata. I precedenti governi hanno rafforzato l’autonomia regionale e limitato drasticamente la possibilità di intervento da parte di Roma. La corruzione trova terreno fertile soprattutto nella sanità, le cui competenze sono prerogativa delle regioni. I presidenti delle regioni, che intendono ingraziarsi i favori dei politici più influenti, dedicano minori energie agli ospedali pubblici, in favore delle cliniche private di amici, rendendole più appetibili ai pazienti. In Italia non esistono tariffari con i costi indicativi previsti nelle strutture ospedaliere pubbliche e private. Ecco perchè i costi della sanità continuano a crescere.
Nichi Vendola |
Il clientelismo non è monopolio della destra.
Il presidente del consiglio Mario Monti ha tentato finora di influenzare l’economia finanziaria operando tagli nei finanziamenti alle regioni, alle province e ai comuni. Un nuovo decreto stabilirà dei limiti nelle assunzioni, le province minori verranno accorpate a quelle più grandi. Per limitare il trasferimento di fondi illegali, già da alcuni mesi non è più possibile effettuare pagamenti in contanti che superino i 1000 euro.
Però il clientelismo non è monopolio della destra. La procura di Bari recentemente sta indagando nei confronti del presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, per abuso di ufficio, per aver favorito l’assunzione di un primario suo amico. Vendola, leader del movimento “Sinistra, Ecologia, Libertà”, un tempo militava tra le file del Partito Comunista Italiano.
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