27 marzo, 2012

Vecchio, smamma!! - Alter, go home!

Vecchio, go home!

Alter, Go home!


L’attuale dibattito italiano sulla liberalizzazione del mercato del lavoro, richiesto tra l’altro dalla Germania e dall’UE, ruota attorno all’articolo 18 del codice penale [art. 18 dello statuto dei lavoratori, ndt]. Il governo Monti vuole indebolire la normativa che tutela il licenziamento nelle aziende con più di 15 dipendenti. In realtà il conflitto tra i diritti dei lavoratori dipendenti e le richieste avanzate dai politici e dalle imprese, è più complesso: l’argomento riguarda non tanto un “gruppo di persone”, bensì in particolare l’”età”.
L’articolo 18 difatti riveste particolare importanza solo per i lavoratori in età compresa tra i 50 e i 60 anni – che nell’ambito del dibattito vengono indicati con la sigla: “C/S” (cinquantenni / sessantenni).

Corrotti e ignoranti
E’ l’eccesso di contratti a tempo determinato che inibisce le potenzialità di sviluppo della società italiana: la generazione dei 50–60enni detiene un eccesso di potere nelle sue mani, senza avere le competenze necessarie per guidare il paese fuori dalla crisi. Quando questa generazione ha iniziato a lavorare, l’Italia conosceva la sua prima grande e piena espansione economica. I C/S ottennero posti di lavoro nelle scuole, nelle università, nella gestione del settore privato e spesso senza un diploma di scuola superiore, senza concorsi, nessun test attitudinale. I dirigenti, che li assumevano, erano più interessati ad ottenere un elettorato fedele. Allo stesso tempo i C/S sono i protagonisti delle rivolte del 1968 e del 1977. Dalla liberalizzazione della società scaturì rapidamente la liberalizzazione dei consumi, dalla liberazione sessuale si è passati al sesso come merce di scambio, con cui si poteva fare carriera e corrompere. C’è un’altra caratteristica tipica della moderna società italiana: i C/S hanno dato vita al sistema delle “tangenti”, cioè la corruzione sistematica al fine di assicurarsi gli appalti pubblici. I C/S sono stati i protagonisti del regime di Berlusconi, hanno sminuito l’importanza dei partiti, minato lo Stato di diritto e dato origine ad un sistema mafioso corrotto e diffuso.
Hanno sostituito il grande potenziale italiano, la bellezza delle sue città e dei suoi paesaggi, con giungle di asfalto, hanno umiliato tutti i settori della cultura e dello spettacolo – dalla televisione al cinema, la letteratura, le arti visive e perfino lo sport – riducendoli a mercati di pura prostituzione. Accanto a celebrità come il capo della Fiat Marchionne figurano come protagonisti della degenerazione di questo gruppo di anziani, i leader dei partiti politici italiani e i top manager delle grandi aziende e delle grandi banche. In breve grazie al momento storico giusto in cui l’hanno ottenuta, la più grande concentrazione di potere è nelle mani di una generazione pigra e incompetente.

Manifestazione nel 1968
La nuova morale dei giovani
Al contrario, gli under 40 (T/Q) sono l’ultima generazione che ha studiato nelle università, che non sono stati indeboliti dalla cosiddetta riforma dell’istruzione. I T/Q, occupano di solito, sul posto di lavoro, posizioni subalterne, in cui contribuiscono essenzialmente alla ricerca. Sono questi specialisti precari che mantengono l’Italia in piedi. Non possono ottenere prestiti o mutui, per potersi rendere indipendenti, non possono comprare né casa, né un appartamento, per loro sembra che non ci sia posto nei centri urbani . L’unica cosa che hanno è l’eredità del C/S: un paese in rovina e il compito di ricostruirlo. Ma come? La psicologia dei T/Q è complessa. Essi vorrebbero fondare una famiglia, ma non possono. Non hanno niente altro che le loro idee. Ma in Italia il mercato delle idee è stato da tempo sottomesso ad un potere nemico della cultura, resta solo o la “fuga dei cervelli” o una strenua opposizione ai C/S. Mentre questi combattono ancora contro lo sfruttamento del corpo femminile, i T/Q tentano di stabilire una morale diversa. I C/S sono i più avidi consumatori di prostituzione in Italia, i T/Q sono alla ricerca dell’ amore. Il C/S non scendono più in piazza per manifestare, e perché poi?: restano seduti belli comodi nelle loro poltrone di consumatori mentre i T/Q vengono picchiati dalla polizia, perché chiedono pubblicamente rispetto e dignità.

Giovani che manifestano oggi
C’è anche la mafia stessa
Però il vero conflitto tra le generazioni ruota attorno la democrazia. I C/S si sono liberati dell’eredità dell’ anti-fascismo e della “Resistenza” a favore di una democrazia pilotata come un quiz televisivo. Dalla resistenza al summit del G-8 a Genova fino ai recenti scontri in corso contro la linea ad alta velocità in Piemonte (“No-Tav”) – la risposta dei C/S è sempre: i manganelli della polizia. I C/S sono una potente classe sociale che agisce in maniera anacronistica nella nuova era della democrazia globalizzata. E non è un caso che la debolezza di questi anziani sia venuta fuori con la caduta di Berlusconi. Le università italiane sono orfane spiritualmente, i mass media hanno reso pubblico il problema a proprio vantaggio, i giovani lavoratori nelle fabbriche scioperano, i partiti invecchiano completamente. Persino la camorra sfocia in sanguinose guerre intestine di mafia tra giovani e anziani – come anche nella tradizionale famiglia italiana: il conflitto tra padre e figlio non è più una cosa astratta. Si tratta di cose materiali, di soldi.
Se i C/S vogliono assicurarsi la tranquillità degli ultimi anni della propria vita, allora devono ritirarsi dal mercato del lavoro. Altrimenti, ciò che un tempo si chiamava conflitto di classe, si trasformerà improvvisamente in un problematico e serio gap generazionale; i T/Q proletari serreranno i ranghi, per chiedere parità di diritti nel mercato del lavoro e manderanno al diavolo questa aristocrazia ignorante e inabile dei C/S.

LEONARDO PALMISANO. Nato nel 1974 a Bari, è scrittore e sociologo. Recentemente è stato pubblicata in un volume un’intervista sul dopo Berlusconi. Ha scritto reportage dalla Tunisia per i quotidiani Liberazione e Il Manifesto.
Chi appartiene a questa generazione ha, generalmente un contratto di lavoro a tempo indeterminato con la prospettiva di una pensione, che certo arriverà dopo periodo di tempo piuttosto lungo, ma che almeno è sicura. Per il 30–40enni, tuttavia, esistono più di 40 diversi tipi di contratti – anche a questo gruppo di persone è stata attribuita una sigla: T/Q (Trenta / Quarantenni).

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