30 dicembre, 2012

L’ingenuo desiderio di Westerwelle



di Daniel Bössler
Pubblicato in Germania il 13 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Westerwelle è completamente fuori dalla realtà, se crede che populisti italiani come Silvio Berlusconi non coinvolgano nella loro campagna elettorale la Germania e la cancelliera Angela Merkel. Un’idea che è per giunta antidemocratica se si tiene conto del grande potere della Repubblica Federale. La sua politica può, anzi, deve essere oggetto di discussione.

Guido Westerwelle ha manifestato l’auspicio che la Germania non diventi “oggetto della campagna elettorale dei populisti” in Italia. Il ministro degli Esteri tedesco, ha tutto il diritto di esprimere i propri desideri, così come di desiderare che prima di Natale scoppi la pace in Medio Oriente o che negli Stati Uniti venga abolita la pena di morte. Solo però non deve credere che questi desideri possano avverarsi.
L’idea che, con l’euro in una fase così convulsa, la strapotente Germania e la sua cancelliera possano essere tenute fuori dalla campagna elettorale di uno stato in crisi, non è realistica. In ogni caso sarebbero davvero rari i populisti, che proprio durante la campagna elettorale non facessero leva su uno dei temi più carichi di emotività. Per giunta, si tratta di un’idea antidemocratica. La politica del governo federale è in grado di decidere del destino degli europei e quindi può e deve essere oggetto di discussione.
I contributi dell’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi a questo dibattito come al solito stonano. La demagogia è connaturata alla sua carriera politica, così come l’abuso di potere. Era quindi prevedibile che il suo ritorno sulla scena politica sarebbe stato condito da teorie basate sulla cospirazione anti-tedesca, ma sarebbe veramente interessante sapere se gli italiani gli renderanno onore e come reagiranno i tedeschi.
E’ giusto chiamare un’diozia con il suo nome. Sarebbe sbagliato vietare le critiche semplicemente perché – in senso geografico – oltrepassano i confini. Chi lo fa obbedisce in sostanza ad un riflesso nazionalista, impedendo l’ingerenza negli affari interni – un grottesco anacronismo in un’Europa ormai indissolubilmente interconnessa nell’euro. Ciò di cui l’Europa ha bisogno non è cortese ritrosia, ma un vero e proprio mercato politico comune.
 
 
La potenza tedesca è solo una faccia della medaglia
La crisi dell’euro ha già costretto i popoli dell’UE a darsi da fare più che in passato, per affrontare le politiche di altri paesi dell’Unione, a volte lontani. Il potere della Germania è solo una faccia della medaglia. L’altra è rappresentata dalla dipendenza dei tedeschi dai processi politici di Atene, Lisbona e Roma. Ciò si traduce in conflitti che non restano circoscritti ai palazzi di Bruxelles. Devono essere risolti.
In concreto : nella campagna elettorale italiana criticare Angela Merkel non può essere un tabù. Non è certo lei che che devono giudicare gli elettori, ma lo sono senz’altro i rapporti con lei. Viceversa la campagna elettorale italiana non può essere un tabù per Angela Merkel e gli altri politici tedeschi. Ciò che tedeschi e altri europei penserebbero del ritorno di Berlusconi al potere, è un dato che non deve essere nascosto all’elettorato italiano
I populisti esisteranno sempre, anche in Germania. Chi si oppone al politico unico in Europa, lascia loro il campo libero.

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