24 dicembre, 2012

Quando i gelatai fuggono dall’inverno tedesco

Wenn Gelatieri vor dem deutschen Winter flüchten


di Helmut Luther
Pubblicato in Germania il 17 Dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Gran parte delle gelaterie in Germania sono gestite da italiani. Quando si conclude la stagione, la maggior parte di loro fa ritorno in patria. Visita nella famosa valle dei gelatai.



Sui pendii che circondano il paesino di Pecol le piste sono state già innevate dai cannoni sparaneve. Sullo sfondo le cime delle Dolomiti svettano nell’azzurro cielo invernale. Ben protetti nelle loro giacche a vento imbottite gli addetti battono le piste. Nella piccola località di Passo Staulanza fervono gli ultimi preparativi, tra un paio di giorni, manca poco a Natale, inizierà la nuova stagione.
Ma stranamente a Pecol è arrivato un un certo numero di auto con targa tedesca. Sono solo un paio di turisti arrivati qui prima del previsto? No, le auto sono di proprietà dei gelatai che d’estate lavorano in Germania e che ogni anno tornano a svernare nel loro paesino natale nella Val di Zoldo. Una buona fetta dei 4500 bar-gelaterie tra Monaco di Baviera e Kiel sono di proprietà di italiani - di cui maggior parte, a loro volta, è originaria di una valle delle Dolomiti, la Val di Zoldo. Il motivo? Nessuno lo sa con certezza.

Diffusione in Europa dei produttori di gelato italiani
Qualcuno racconta la storia di Giulio Matiuzzi, il primo mastro gelataio di Zoppé, nella Val di Zoldo, che nel 1870 si recò a Venezia per imparare a fare il sorbetto da un pasticciere siciliano. In seguito pare che si trasferì a Vienna, dove attrezzò un furgone frigorifero per vendere gelati e alla fine della sua 60ennale carriera di gelatiere aveva dato lavoro a circa 60 venditori di gelato, naturalmente tutti originari del suo paese natale.E’ da Vienna diventata il punto di partenza, che i gelatai italiani partirono per distribuirsi in tutta l’Europa centrale. “I nostri antenati erano estremamente poveri, gli abitanti della valle zoldana da sempre sono stati costretti ad emigrare” spiega Dario Olivier, di 45 anni e gelataio di terza generazione in Bahnhofstraße a Witten nella Renania Westfalia. Come vicepresidente della “Uniteis”, l’Unione dei Produttori di Gelato Italiani, Olivier conosce tutti i gelatai della valle, poichè praticamente tutti gli zoldani che svolgono la loro attività in Germania sono anche affiliati a questa associazione.





Rientro definitivo in Val di Zoldo
Dario Olivier trascorre i mesi invernali con la sua famiglia nei dintorni di Fornesighe, frazione di Forno di Zoldo, poco sotto passo Cibiana. “Facciamo come le rondini, in inverno partiamo per il sud. Solo che qui non fa più caldo che in Germania” dice Olivier indicando le cime dei monti piene di neve. Aggiustano la casa, spaccano la legna per la stufa, vanno a sciare o fanno visita a parenti e amici, è così che i gelatai passano le proprie ferie. Oggi Dario Olivier va a fare visita ad un suo collega che ha un bar a Passo Staulanza. Carletto Piva ha lavorato a lungo in Germania come gelataio e per parecchie stagioni invernali ha fatto il maestro di sci qui in paese.
Qualche anno fa, con la moglie Violetta ha fatto definitivo ritorno nella valle zoldana, per assistere i genitori anziani. Carletto ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo gelato, le pareti del locale sono orgogliosamente tappezzate di foto che lo ritraggono con clienti ed ospiti famosi.
 

Nessuno dei figli ha preso il suo posto nella gelateria
Olivier e Piva sono d’accordo sul fatto che la situazione non è più così rosea. Nel secondo dopoguerra, quando migliaia di gelatai emigrarono in Germania aprendo qui loro locali, c’era poca concorrenza da temere. Per placare la nostalgia di casa e accendere il desiderio dei tedeschi per il sole e le delizie del sud, chiamavano le loro gelaterie “Dolomiti” o “Venezia”.
“Quando eravamo giovani e accettammo di subentrare nella gelateria dello zio di Carletto a Bielefeld, le mie amiche mi invidiavano” dive Violetta Piva, ma sono giorni lontani. Oggi non solo si aprono sempre più gelaterie italiane gestite da non italiani, ma bisogna fare i conti con le industrie del gelato economico. “Ecco perchè molti figli di gelatai preferiscono rimanere nel proprio paese natale” dice Olivier. Nessuno dei suoi tre figli ha voluto subentrare nel negozio a Witten, perchè nel frattempo la vita in Val di Zoldo è migliorata, si è aperta una fabbrica di occhiali offrendo posti di lavoro, alcuni abitanti della valle però lavorano a Belluno che è raggiungibile con un’ora di macchina.



Il futuro è nel turismo
Secondo le stime del vicepresidente della “Uniteis”, sarebbero solo poco più di 800 i gelatai che fanno la spola tra la Germania e la valle zoldana. Primo perchè sono arrivati alla terza e quarta generazione e hanno perso i legami con la valle di origine, poi perchè alcuni di loro sono ritornati definitivamente a casa, come Carletto e Violetta Piva.
Mentre Violetta esce dalla cucina portando una torta fatta in casa e del prosecco, gli ultimi ospiti del locale se ne vanno lentamente, e la conversazione si sposta sul futuro della val di Zoldo, che, secondo il commento di un signore che interviene nel discorso, sarebbe nel turismo. Si tratta di Buno Piva ed è il presidente dell’associazione “Ski Civetta”. “Con la scusa che siamo una valle di emigranti, per molto tempo non è stato fatto nulla qua” si lamenta Carletto Piva. “Alcune strutture ricettive dovrebbero essere completamente rinnovate”. Alla fine sono tutti d’accordo che la val di Zoldo non è ancora come potrebbe essere, anche se nel frattempo è migliorata.









Carosello Dolomiti Superski
In estate gli alpinisti trovano numerose sfide in cui misurarsi sulle ripide pareti del Civetta e del Pelmo, sentieri d’alta quota e di lunga percorrenza attirano anche i meno ardimentosi. In inverno gli impianti di risalita che collegano la rete delle piste del gigantesco comprensorio Dolomiti Superski, sono l’ideale per gli amanti dello sci. “Qui nel versante meridionale delle Alpi siamo coccolati dal sole e in un’ora e Venezia è a solo un’ora e mezza di distanza”, il presidente dell’associazione vanta con orgoglio i pregi della Valle di Zoldo. “Solo che dall’altra parte delle Alpi sono troppo pochi a saperlo”. La mattina dopo partiamo prestissimo. Sull’altopiano Palafavera la pista da fondo segue il corso tortuoso del torrente Canedo. Gli ontani carichi di brina sfiorano le rive del ruscello. Durante il fine settimane qui è pieno di gente, oggi incontriamo solo una coppietta lungo la strada.



Un bar, una chiesetta e un emporio
Incastrate tra il passo di Cibiana, Passo Staulanza e il passo di Duran, nel fondo valle ricco di boschi, le principali località della Valle, Zoldo Alto e Forno di Zoldo
sono caratterizzate da frazioni sparpagliate sui pendi, con la piazza principale che ospita una fontana e da cui si dipartono vicoletti fiancheggiati da case in pietra e fienili di legno di larice consunti dal tempo e dagli agenti atmosferici.
In tutti questi paesini non manca ciò che è più importante: un bar, una chiesa, un emporio. Davanti all’unico negozio di Pieve c’è un gruppetto di donne che chiacchiera, mentre circolano auto con targhe tedesche.
Gli automobilisti salutano le signore, ci si conosce e si sa chi ha fatto i soldi vendendo gelati in qualche città tedesca. All’inizio di marzo, quando la neve sui pendii si scoglie lentamente e il corteo di auto si mette in marcia verso il nord, i gelatai del posto porteranno nuovamente con se lo stile di vita italiano.

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