di Fabio Ghelli
Pubblicato in Germania il 2 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli
Il Partito Democratico chiama alle urne i cittadini italiani nel mondo per scegliere il candidato premier alle prossime elezioni parlamentari. Visita a un seggio elettorale per vedere come votano gli italiani residenti a Berlino.
Pizza o pasta? Il più delle volte è un vero dilemma scegliere. Ma, nel caso in cui si sia chiamati a decidere chi tra due italiani sarà il potenziale capo di governo, la faccenda si complica. Certamente nel menu del ristorante “A Muntagnola” di Schöneberg non sono elencati i nomi dei due candidati. Tuttavia gli italiani che in questi giorni si trovano a Berlino, possono, oggi due dicembre, ordinare oltre a una pizza capricciosa anche una nuova guida politica nella coalizione di centro sinistra.
Il Partito Democratico chiama i cittadini residenti all’estero alle urne delle primarie, per decidere il candidato ufficiale alle prossime elezioni parlamentari.
„Per noi è come se molti italiani partecipassero a questo democratico processo decisionale”, dice la deputata del PD Laura Garavini. Così nelle città in cui vivono molti italiani, sorgono improvvisati seggi elettorali.
Da questa decisione potrebbe dipendere il futuro politico dell’Italia. Secondo i sondaggi il PD con circa il 30 percento dei consensi, è la principale forza politica del paese. Solo due dei 5 candidati in corsa il 25 ottobre, sono riusciti ad arrivare al ballottaggio di domenica: il leader del partito Pierluigi Bersani e il giovane sindaco di Firenze, Matteo Renzi. I due rappresentano due diversi modelli politici. Il 61enne segretario di partito, che ha iniziato la sua carriera militando nel Partito Comunista, è sinonimo di esperienza e continuità politica. Più giovane di 24 anni, Renzi, di cui Silvio Berlusconi una volta si rammaricò non facesse parte del suo partito, è il portavoce di coloro che aspirano ad un cambiamento democratico liberale. Alla fine è stato Bersani ad imporsi con largo margine.
Ci si sarebbe potuto aspettare, che le giovani generazioni avessero un debole per il sindaco. Ma stando ai primi risultati, qui a Berlino non è andata così. Più della metà dei circa 170 elettori, che sono venuti al ristorante ‘A Muntagnola al primo turno, sono più giovani di Renzi, ma sono solo 19 quelli che hanno votato per lui.
Secondo i dati dell’ambasciata il numero degli italiani residenti a Berlino è aumentato di circa il 20 per cento negli ultimi due anni. Molti di loro sono giovani con tanto di laurea e specializzazioni, alla ricerca di una via d’uscita alla disoccupazione.
Irene Orrico, 26 anni, è arrivata qui tre anni fa per studiare linguistica. “Dopo tutti questi anni sotto Berlusconi, semplicemente non riuscivo più a identificarmi nel mio paese” dice. A Berlino è riuscita a realizzare il suo sogno di libertà e stabilità e ora spera che lo stesso avvenga per l’Italia. Secondo lei la politica di Renzi, orientata sull’economia di mercato, è un errore. Anche Lilia Bevilacqua, l’ex giornalista settantenne della WDR, si è espressa a favore di Bersani. “Rappresenta la stabilità” dice “e l’Italia ne ha davvero bisogno in questo momento”. Vive da oltre trent’anni a Berlino, ma non ha mai perso di vista la situazione politica del suo paese d’origine. Ha sempre cercato di spiegare ai suoi amici qui in Germania che l’Italia non è Berlusconia. “Lo stile del governo Berlusconi ha rafforzato in molti tedeschi i pregiudizi nei confronti dell’Italia. E’ triste”, conclude.
Quelli che come la Bevilacqua vivono da tempo a Berlino, si conoscono già da numerosi anni. Nel ristorante A’ Muntagnola, regna l’atmosfera di una riunione tra vecchi amici. Ci si abbraccia con affetto e calore. Il proprietario del ristorante Pino Bianco accoglie tutti con un sorriso. Da più di venti anni il suo locale è un punto d’incontro per la comunità italiana. Lui è uno dei pochi che ha votato per Renzi. La sua decisione è maturata solo negli ultimi giorni. Ha apprezzato il modo in cui Bersani ha accusato l’avversario di attirare irregolarmente gli elettori indecisi. “Ho militato a lungo nel partito comunista italiano”, dice “in tempi passati abbiamo già assistito a simili rimproveri. Per rimettersi in piedi, l’Italia deve liberarsi da queste linee di pensiero e ricominciare daccapo”.
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