Pudzich: Italien Kann mehr als Mode
di Bernd Riegert
Pubblicato in Germania il 24 febbraio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli
Italia è in piena crisi economica. Il prossimo governo dovrà ridurre le tasse e liberalizzare il mercato del lavoro, questo è quanto auspica Norbert Pudzich della Camera di Commercio italo-tedesca.
Deutsche Welle: Signor Pudzich, l'Italia è in piena recessione. La disoccupazione è alle stelle. Come vede la situazione dell’economia italiana? Ha raggiunto il fondo?
Norbert Pudzich: chi parla dell'economia italiana, deve sempre fare una distinzione: da una parte esiste un’economia italiana, da molti anni rivolta ai mercati internazionali, molto rinomata all'estero e attiva nell’esportazione proprio come l'economia tedesca. Poi esiste un’economia molto tradizionalista e orientata soprattutto verso il mercato interno, che in effetti ha qualche problema, e dove gli effetti del forte aumento della disoccupazione e del calo dei consumi si fanno sentire con forza.
All’estero, si ha spesso il pregiudizio, che gli italiani producano principalmente mozzarella, scarpe alla moda e forse qualche macchina sportiva rossa. E’ vero? O comunque, quali sono i principali pilastri dell'economia in Italia?
Se si dà uno sguardo alle strutture economiche, in realtà ci si sorprende abbastanza, perché i settori presenti sono gli stessi di quelli che contraddistinguono l'economia tedesca: ingegneria meccanica, industria automobilistica, manifatturiera della plastica, industria chimica e farmaceutica. Solo che passano in secondo piano rispetto alle “aree del "Made in Italy": moda, design e cibo.
L'Italia è certamente un paese che ha un alto grado di industrializzazione, pari almeno a quello della Repubblica Federale. L’attività economica dell'Italia è complementare all’imprenditoria e ai settori presenti in Germania, tanto che anche qui si sono instaurati rapporti economici molto stretti e confidenziali. Possiamo dire che le due economie sono bene integrate e sincronizzate tra di loro.
Ora il governo Monti, formato da tecnici, ha tentato l'anno scorso di dare il via ad alcune riforme tra l'altro anche nel mercato del lavoro. Lei come le giudica? È stato fatto abbastanza?
L'Italia è da dieci anni davvero in piena crisi economica, generata anche da un mercato del lavoro rigido, un sistema fiscale complesso e oneroso anche per le aziende e per i lavoratori. Per non parlare dei ridotti incentivi all'innovazione. Il governo di Monti ha riconosciuto l’esistenza di questi problemi, ma come governo puramente tecnico, non ha avuto ne’ il tempo ne’ la possibilità per imporlo politicamente ai livelli più bassi, per realizzare questi nobili obiettivi. Qualcosa è stato fatto, anzi ci sono stati dei miglioramenti, tuttavia sussiste ancora un significativo blocco delle riforme.
Dicono che il diritto del lavoro italiano sia troppo rigido. Dipende dall’influenza dei sindacati o da cos’altro?
L'influenza sindacale è stata alta in passato, ma negli ultimi anni è diminuita in modo significativo anche in Italia. Ciò che osserviamo è che noi abbiamo una normativa del lavoro molto rispettosa della forza lavoro, che antepone sempre l'interesse dei lavoratori, cosa che sicuramente li rassicura. Inoltre, questa situazione ha portato a un forte irrigidimento del mercato del lavoro.
Secondo lei quale dovrebbe essere il primo impegno del nuovo governo?
Penso che l'Italia abbia perso gran parte della sua attrattiva come paese di investimento. Il governo avrebbe dovuto migliorare significativamente le infrastrutture locali, dare la priorità alla riforma fiscale, attesa da tempo. Inoltre creare incentivi affinché le aziende possano investire nuovamente su se stesse e quelle dall’estero ritrovassero la gioia di investire in Italia.
Osservando il paese che la circonda riesce a percepire l’immediato impatto della crisi? Le persone stanno peggio di due anni fa?
La società italiana è caratterizzata da una parte di società, la cui situazione ancora oggi è più che rosea, anche grazie ad una serie di leggi a loro favore. Questo per molti versi vale per le libere professioni, per le professioni del settore terziario, tutelate mediante sistemi tariffari, ordini professionali come quelli dei notai, avvocati, e dei medici. L'altra parte, ossia la maggioranza della popolazione guadagna sempre molto meno di quanto percepirebbe Germania, e che, sempre più spesso, non è più in grado di campare con il proprio stipendio. Tra questi ci sono dunque particolari settori dell'economia, aree di consumo, che stanno particolarmente soffrendo la crisi al momento.
L'Italia è maggiormente gravata da una burocrazia lenta o magari più vulnerabie alla corruzione e l nepotismo, rispetto ai paesi del Nord Europa? Questa è anche un’opinione o meglio un pregiudizio molto diffuso.
La burocrazia italiana è ben diversa, da come la intendiamo noi in Germania. È strutturata molto politicamente. La definizione dei funzionari politici va molto, molto, oltre la concezione tedesca. Di fatto le elezioni producono molte persone che poi vanno a ricoprire funzioni important, ma che spesso non sono abbastanza preparate dal punto di vista professionale per affrontare il futuro, ma piuttosto si trovano lì per il loro orientamento politico. Credo che questo sia certamente il più grande collo di bottiglia nel sistema burocratico italiano.
Se ho capito bene, in realtà non importa quale partito politico si metta al timone. Una grande scelta, su quello che deve fare, il nuovo governo non ce l’ha. In qualche modo, deve proseguire la strada delle riforme?
Se si guardano le dichiarazioni e i programmi dei partiti politici, il grande blocco dei partiti di centro-sinistra e di centro-destra sono effettivamente concordi nelle linee guida. Ma poi come metterle in pratica alla fine, è quello che tutti attendono con ansia.
Norbert Pudzich è amministratore delegato della Camera di Commercio italo tedesca che ha sede a Milano. Il nord Italia, è il cuore della produzione industriale del paese. La camera di commercio consiglia e tutela le aziende tedesche e italiane vogliono instaurare rapporti di collaborazione, di fatto la rappresentante ufficiale dell'economia tedesca in Italia.
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