14 febbraio, 2013

Un Papa non scappa, dà l’esempio

Ein Papst läuft nicht weg, er gibt ein Beispiel

di Dirk Schümer
Pubblicato in Germania l'11 febbraio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli

Con le sue dimissioni, Benedetto XVI diventa la luce che illumina il cammino di coloro che intendono amministrare in maniera moderna e offre al mondo intero uno straordinario modello di figura storica da prendere ad esempio.



Un papa in pensione? Un pontefice a riposo? Difficile da immaginare, ma da oggi perfettamente verosimile. Il Papa si è dimesso – non per contrasti verso il suo operato o per un’allettante offerta dal mondo economico, ma per ragioni di età, debolezza, stanchezza. Questi sono concetti che non ricorrono nel mondo carrieristico dei grandi imprenditori mediatici e della politica, ma Joseph Ratzinger non ha mai avuto problemi di carriera. Anche il fatto che le sue sensazionali dimissioni coincidessero con le sfilate di carnevale nelle roccaforti cattoliche del suo paese e il chiassoso Festival della Canzone di San Remo nel paese che lo ospita, non hanno di certo minimamente preoccupato quest’uomo caparbio.
Venerdì scorso, in una Lectio ai seminaristi di Roma, Benedetto XVI ha parlato dell’arrivo di Pietro a Roma: il primo Papa della Chiesa cattolica sapeva bene che qui, in questo luogo di perdizione, avrebbe trovato il martirio. E quanto sia difficile, ancora duemila anni dopo, costruire e reggere una chiesa mondiale autonoma, in una Roma metropoli delle istituzioni ma anche di intrighi, nessuno lo sapeva meglio del teologo del concilio romano Ratzinger, da molti anni cardinale nella capitale e intimo amico di Wojtyla.

Dimissioni in un momento di calma

Il Cardinale Ratzinger era sicuramente al corrente delle possibili dimissioni per motivi di salute del suo predecessore – Giovanni Paolo II ormai quasi immobilizzato dalla malattia, sognava di trascorrere i suoi ultimi giorni in un convento in Polonia. Già allora il “Papabile” aveva confidato ad alcune persone di sua fiducia, che avrebbe evitato una situazione di simile gravità durante l’incarico, anche in nome della Chiesa. Ratzinger da parte sua eletto non proprio a sorpresa in età avanzata, aveva cercato di attenuare il lato estenuante del suo incarico attraverso il lavoro, uno stile di vita morigerato, cibo sano, un ritorno alla vita intellettuale e una rigida distribuzione dei compiti. Ma questo regime di vita non è stato sufficiente.
Ora, quando cardinali e politici parlano di “un fulmine a ciel sereno”, è segno che conoscono davvero poco questo Papa particolarmente timido, simpaticamente indaffarato e in ultima analisi solo, mai del tutto a proprio agio nella sacralità del proprio ufficio e che a volte parlava della chiesa ufficiale come di una multinazionale, cosa che di certo non ha condizionato la sua devota spiritualità. Nel libro intervista “Luce del mondo” del 2010 si legge: “A volte sono preoccupato e mi domando, se ce la farò a fare fronte a tutto, anche dal punto di vista fisico”. E prosegue con molta sincerità, che non ci si può dimettere quando la Chiesa è in crisi, ma bisogna farlo in un momento di tranquillità.

Luce che illumina il, cammino di chi vuole governare con modernità.

Dopo aver tentato con forza di arginare lo scandalo a sfondo sessuale e dopo le fatiche del periodo natalizio, il Papa certo si aspettava un momento di calma. In Italia, dove Ratzinger non ha mai realmente goduto di popolarità, subito dopo l’annuncio delle dimissioni si è parlato della “profezia di Nanni Moretti”, un’allusione al film “Habemus Papam” in cui Michel Piccoli interpreta un papa che si dimette sotto il peso del suo incarico. Dimissionario fu anche Celestino V, eletto Papa ormai molto anziano nel 1294, costretto alle dimissioni da intrighi politici e tenuto prigioniero fino alla sua morte dal suo successore. Questo teatrino storico sicuramente non ha nulla a che vedere con i recentissimi fatti. Poiché Benedetto XVI non si è affatto sottratto ai suoi doveri; ha tenuto duro più volte, fino a quando poteva essere d’aiuto alla chiesa. In momenti come la lettura dell’Angelus all’inizio di novembre, quando il Papa ebbe difficoltà a leggere e confessò di avere problemi alla vista, era chiaramente evidente il disagio di quest’uomo spiritualmente inflessibile nel mostrarsi un papa fisicamente menomato.
In verità, alla fine del suo pontificato, Benedetto riesce ancora ad essere un faro per i governanti moderni, cosa che in campo teologico non ci si sarebbe mai aspettati da un uomo incerto ma assolutamente integerrimo. La riconciliazione con la Chiesa ortodossa, l’appianamento di vedute con i protestanti, la fine del celibato, il lassismo dei comportamenti sessuali - tali sconvolgimenti storici durante il suo ministero, non certo al passo con i tempi, non sono stati facili da affrontare per il Papa bibliofilo, che preferiva dedicarsi alla stesura di una sua biografia di Gesù completamente isolato dal mondo. Invece, con tipico pragmatismo tedesco, si è preso a cuore almeno l’onere della guida della chiesa mondiale, del cui apparato era più di ogni altro profondo conoscitore, migliorandolo con nuovo personale, una morale più severa, solide finanze e rendendo più accessibili i canali di comunicazione.

Una spartana e meritata pensione

Lo "scandalo Vatileaks” - quello del cameriere di fiducia che aveva conservato documenti segreti (per conto di chi non si sa) per venderli ai media, era solo il segno più drammatico di quanto si fosse nuovamente diffusa la lotta per il potere, influenzando e facendo pressioni nella corte papale. Le logge italiane al Vaticano già da anni lasciavano trasparire quanto Benedetto fosse amareggiato, se non disgustato da questa lotta al potere. A volte il Papa avrebbe comunicato con il suo entourage solo tramite bigliettini, passati sotto la porta chiusa della sua camera. Così anche la sua decisione di ieri, ha lasciato completamente di stucco la curia, i cui membri erano talmente abili da riuscire persino a sentire il rumore dell’erba che cresce.
L’ultima pietra miliare di una riforma almeno dal punto di vista organizzativo, lontana dal carismatico pontificato di Karol Wojtyła così ossessionato dai viaggi, è l’esortazione a tutto l’apparato ecclesiastico a non gravare eccessivamente la propria guida attribuendole esagerate doti di guida spirituale. Questo lavoro estenuante oggi non richiede nessun contratto che preveda di diventar vecchi e malati fino a morte redentrice, perché in Vaticano esistono da sempre congreghe oscuri - di provenienza principalmente italosudamericana - preoccupati di mantenere il proprio dominio di fatto, coperti per anni da figure di papi fantoccio corrotti. Benedetto XVI non ha voluto diventare una marionetta cedendo la sua Chiesa a un esercito segreto di questo genere. Questo è il messaggio.
E' strano che finora nessun altro papa moderno si sia appellato all’articolo 332, paragrafo 2, del diritto canonico e si sia dimesso per infermità. Ma non è certo un caso che lo abbia fatto questo algido e timido intellettuale bavarese che, ammodernando a fatica un papato arcaico, ora però ne diventa una figura storica. Si è guadagnato duramente gli anni della sua pensione, che trascorrerà nel convento delle monache di clausura in Vaticano.



1 commento: