09 luglio, 2012

Giorni cupi sulle rive del Tevere


Già da tempo il primo ministro italiano Monti ha perso un’ampia fascia del sostegno di cui godeva quando ha assunto l’incarico e il suo predecessore minaccia già di tornare in campo.

Monti mercoledì scorso a Bruxelles
Mentre le manovre di riforma del primo ministro Mario Monti diventano sempre più improduttive, si inasprisce la critica dei partiti al governo. Quel che temono è che riforme tanto drastiche possano costare il consenso dell’elettorato. L’Italia continua a subire la pressione delle borse, e a Monti viene quindi rinfacciato che le misure di austerità adottate, non siano servite a nulla. Anche se la compagine politica uscita vincente nelle elezioni del 2008, il “Popolo della Libertà” (PdL), guidato dall’ex primo ministro Silvio Berlusconi, sta perdendo progressivamente il supporto degli elettori, Berlusconi minaccia apertamente Monti di “staccare la spina”, di imporre elezioni anticipate e di scendere lui stesso nuovamente in campo.
Da quando Monti ha assunto l’incarico nel novembre dello scorso anno, la politica romana è cambiata ben poco, e siccome Monti ha bisogno dei partiti – quando parla di un necessario “tandem Parlamento/Governo” – è costretto a destreggiarsi. Ciò che non riesce ad ottenere a Roma per stimolare una crescita economica, se lo aspetta dai partner europei a Bruxelles. “Se necessario lavorerò fino a domenica sera, affinché all’apertura delle borse, l’Europa possa presentarsi rafforzata dal pacchetto per la crescita e da una visione d’insieme per una maggiore integrazione”, ha detto Monti.
A Monti servono quattro voti di fiducia perché la sua ultima riforma passi in parlamento. Se ne fosse discusso ulteriormente, se si fossero apportate ancora modifiche sarebbe sparito tutto ciò che c’era da migliorare. Ma anche la ”flessibilità del mercato del lavoro”, appena varata dal governo, viene attaccata da personaggi critici non legati a sindacati e a imprenditori e definita come il vano tentativo di svuotare il lago di Como con un cucchiaio.




Era stato proprio un buon inizio
Per la prima volta viene introdotto un sistema di apprendistato. Vengono agevolati i licenziamenti per motivi economici, anche se in caso di controversia è il tribunale del lavoro competente che deve decidere. Ecco quindi che ora è urgente una riforma della giustizia, che abbrevi la durata dei processi. Perché se un tribunale impiega fino a dieci anni per arrivare alla sentenza, in caso di lincenziamento, come è successo fino ad oggi, il mercato del lavoro si paralizza. Ci vorrebbero fondi per integrare il personale presso i tribunali e dotare gli uffici di un sistema informatico moderno.



Eppure Monti come primo ministro aveva iniziato bene. Aveva rinunciato al suo stipendio da premier. Aveva fatto approvare soltanto a dicembre il suo programma “Salva Italia”. L’ICI, che Berlusconi aveva abolito, è stata reintrodotta anche per la chiesa. Il pacchetto comprende anche tassazioni particolari sulle auto di lusso e gli yacht nonché misure contro l’evasione fiscale. Monti ha anche obbligato i parlamentari a operare tagli sui propri compensi. Con le lacrime agli occhi il ministro del Welfare Elsa Fornero ha annunciato una riforma delle pensioni che per due anni ne bloccherà l’adeguamento all’inflazione e che innalza l’età pensionabile.
Ma poi il ritmo delle riforme si è allentato. C’è stata una prima serie di riforme per la crescita “destinata a ridurre spese e tempi per avviare attività commerciali,” secondo il Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo le proteste da parte di farmacisti, benzinai, edicolanti, tassisti, avvocati, notai e consulenti fiscali è stato approvato il pacchetto di liberalizzazione [delle professioni] ai quali quest’ultimo sembra addirittura più preoccupante. Recentemente Monti voleva fare incassare allo stato 80 miliardi di euro tramite un decreto parlamentare, che prevedeva la vendita di proprietà demaniali, riduzione del numero dei dipendenti statali, emissione di speciali obbligazioni. Molti italiani non hanno gradito queste misure. Mentre all’inizio di quest’anno il 71 per cento di essi si dichiarava soddisfatto della guida del governo Monti, secondo un recente sondaggio la percentuale è scesa nel frattempo ad appena il 33%. Nelle ultime elezioni locali il comico Beppe Grillo ha ottenuto un ottimo risultato e in caso di elezioni amministrative, con il suo movimento di protesta in questo momento rappresenterebbe la seconda forza politica .


Grillo sbraita contro l’euro, contro le tasse e l’austerità. Questo mette i partiti in confusione. Berlusconi si offre ancora una volta come il salvatore, dopo aver più volte promesso che non si sarebbe più ricandidato. Ma anche nel PdL non lo vogliono più. Inoltre il PdL è al palo da quando uno dei suoi leader politici, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è indagato per corruzione. Berlusconi ha costruito il suo partito sul sistema clientelare, e il suo successore Angelino Alfano non è riuscito finora scrollarsi di dosso questa eredità.
Nelle elezioni amministrative, solo il PD, il partito socialdemocratico, si è dimostrato più forte del movimento di Beppe Grillo. Ma nel Pd i novelli politici dei comuni attorno al sindaco di Firenze Matteo Renzi, insorgono contro il poco carismatico segretario di partito Pierluigi Bersani. Ad aprile si diceva che appena il due per cento degli italiani nutriva ancora fiducia nei partiti.

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