28 agosto, 2012

Musica e festa contro i neonazisti


Rechtsextremismus - Mit Partymusik gegen Neonazis

Dal 2006 ogni agosto nella cittadina di Bad Nenndorf, nella Bassa Sassonia, arrivano per sfilare e manifestare, migliaia di neonazisti da tutta la Germania, trasformando una tranquilla località termale in un luogo di culto per estremisti di destra. Però i cittadini non ci stanno e si ribellano.


Ci sono certe cose che fanno perdere la pazienza ai neonazisti: gente che ride felice e allegri feste in musica. E’ proprio basandosi su questo concetto, che i cittadini di un paesino della Bassa Sassonia, Bad Nenndorf, si sono opposti a tutta questa rumorosa confusione “nera” che ogni anno nella prima settimana di agosto invade la località termale. La manifestazione dal nome "Trauermasch” (marcia funebre) è ormai un appuntamento fisso per gli attivisti dell’estrema destra di tutta la repubblica tedesca. Gli abitanti di Bad Nenndorf, con un variopinto corteo festante, sono riusciti di anno in anno a imporre la loro volontà ai manifestanti della “Trauermasch”, posizionandosi sul percorso della marcia, ai lati della strada, per disturbare e provocare i neonazisti. I cittadini della località termale hanno fondati motivi per protestare, perché gli attivisti dell’estrema destra e in particolare il neonazista Mathias Schulz hanno annunciato l’intenzione di voler continuare a svolgere la manifestazione addirittura sino al 2030.


Fattore di disturbo a lungo termine
Quando nel 2006 fu annunciata per la prima volta questa “Trauermarsch” i neonazisti che arrivarono a Bad Nenndorf erano solo poche dozzine, ma negli anni successivi il loro numero è rapidamente cresciuto fino ad arrivare a 1000 partecipanti. Quest’anno sono stati circa 450. Anche se la partecipazione di queste “camicie nere” é drasticamente diminuita, “la prospettiva di dover ancora subire questo spettacolo fino al 2030 sarebbe per noi una catastrofe” dichiara Gitta Mattehs, presidente del comitato genitori del liceo di Bad Nenndorf. L’ufficio federale per la Tutela della Costituzione della Bassa Sassonia, è preoccupato per gli sviluppi di questa situazione: dopo il definitivo divieto alla cosiddetta marcia in memoria di Rudolph Hess prevista nella cittadina francona di Wunsiedel nel 2009, Bad Nenndorf potrebbe diventare una città simbolo per gli ambienti di estrema destra, con effetti a catena in tutto il paese. “I neonazisti hanno assoluto bisogno di eventi di questo tipo, per caricarsi”, dice il presidente dell’ufficio federale per la tutela della costituzione della Bassa Sassonia, Hans Werner Wargel.

Sanatorio di Wincklerbad nel 1947
Glorificazione di eventi storiciLe mistificazioni storiche degli estremisti di destra sono evidenti: secondo alcuni esperti come l’ex direttore dell’Istituto per le Ricerche sull’Antisemitismo di Berlino, Wolfgang Benz, si tratta di un tentativo di “minimizzare i crimini compiuti dal Terzo Reich”. In particolare la faccenda riguarda il centro d’internamento di Wincklerbad, nei pressi di Bad Nennendorf, dove nell’immediato dopoguerra le forze di occupazione britanniche stabilirono la sede per gli interrogatori dei prigionieri nazisti. Anche se all’epoca avvennero occasionali maltrattamenti dei prigionieri, queste accuse sono state superate giuridicamente e politicamente già da decenni. I portavoce estremisti di estrema destra della “Trauermarsch” tuttavia mettono sullo stesso piano questi episodi avvenuti a Wincklerbad con gli stermini di massa compiuti nei campi di concentramento nazisti, come per esempio l’attivista neonazista Ricarda Riefling. “Verrà un giorno in cui non si faranno più visite scolastiche nel lager di Bergen Belsen, ma gli alunni verranno qui a Bad Nenndorf per commemorare cosa è stato fatto al popolo tedesco”.


Inizialmente gli abitanti hanno fatto finta di nullaGli abitanti della cittadina all’epoca delle prime marce neonaziste, non sono stati in grado di rispondere a tono a queste ciniche parole, molti di loro hanno preferito ignorare l’arrivo delle “camicie nere”, tra cui la vicepresidente dell’associazione sportiva Sigrid Bade: “Non avrei mai creduto che queste persone, senza capelli e con giubbotti di pelle, potessero rappresentare un serio problema politico” ammette la signora. Ma dopo aver ascoltato i proclami dei portavoce neri era ormai evidente: “ Sono persone culturalmente preparate e sono davvero pericolose”.


Strade variopinte e addobbate a festaOggi Sigrid Bade è una delle attiviste più combattive contro i nazisti. Molti soci della sua associazione la sostengono con calore in queste occasioni, perché nel frattempo nella località termale è sorta una grande coalizione dal nome “Bad Nenndorf ist bunt”(Bad Nenndorf è colorata). Così i partecipanti alla manifestazione di destra quando arrivano in stazione e iniziano a sfilare con tamburi e fiaccole, si trovano regolarmente davanti una strada tutta colorata a festa. “Non permetteremo a questi nazisti di imporci quando, come e dove fare festa” dice il farmacista del paese. I “vertici del contro movimento” quindi dall’anno scorso si piazzano lungo tutto il “percorso funebre” di Bad Nenndorf organizzando chiassosi party di protesta.


Neonazisti „zittiti“Così chiassosi, che riescono ad attutire il frastuono dei tamburi, che si riesce a sentire solo se si è in mezzo al corteo. Almeno dal punto di vista acustico gli abitanti di Bad Nenndorf hanno ridicolizzato e messo alla berlina le camicie nere. Sembra che anche i neonazisti lo abbiano riconosciuto, visto che appena finisce la sfilata se ne vanno a capo chino con le espressioni torve. Però i neonazisti hanno intenzione di ritornare anche l’anno prossimo. Bad Nenndorf si prepara:  per tutto l’anno saranno tutti impegnati, scuole, associazioni, comunità parrocchiali, a discutere nuovamente e a prepararsi a lottare contro l’estremismo di destra, i pericoli per la democrazia e i suoi vantaggi.

26 agosto, 2012

Moka Express: la storia



Espressomaschine Moka Express: Wie Bialetti den Italienern den Espresso nach Hause brachte

di Daniela Schröder
Pubblicato in Germania il 21 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

Alfonso Bialetti ha inventato la caffettiera che permette di farsi un delizioso caffè espresso a casa. L’idea gli è venuta guardando la moglie fare il bucato.


Un espresso è roba da professionisti, roba da apparecchi che con sibili e sbuffi, uniscono e trasformano acqua e polvere in un delizioso caffè. Perché le tradizionali caffettiere casalinghe non riescono a tenere il passo con la tecnica del vapore, ecco quindi che gli italiani preferiscono bere il caffè al bar.
Così succede anche ad Alfonso Bialetti che negli anni ’30 è proprietario di una piccola officina di carpenteria metallica di Crusinallo. Di tanto in tanto però si fa il caffè a casa, sulla stufa in un pentolino di metallo col vecchio sistema a filtro, lento e lungo, e il caffè ... non è un gran che. Così il signor Bialetti ha tempo di leggersi in pace il giornale e osservare la moglie Ada che fa il bucato. Le casalinghe di allora usavano un sistema che consisteva nel versare più volte, sul bucato contenuto in un mastello, la liscivia bollente facendola scorrere attraverso un tubo che si poteva muovere, in modo da distribuirla su tutta la biancheria.


Ecco che nasce l’idea

Bialetti l’ha già visto fare innumerevoli volte, però un giorno gli scatta qualcosa. Heureka! Proprio questo semplice sistema di acqua in pressione potrebbe andar bene per fare il caffè. Bialetti per anni lavora con accanimento sulla sua idea. Diversamente dai produttori per macchine professionali, egli utilizza un materiale sconosciuto fino ad allora per gli elettrodomestici: l’alluminio. Leggero e duttile, ma robusto e inattaccabile dalla ruggine. Nell’Italia degli anni ’30 era considerato il metallo moderno per eccellenza che al tempo stesso manteneva intatto il valore dell’artigianato tradizionale.
Nel 1933 Bialetti mette sul mercato la sua prima macchina da caffè espresso per uso domestico. Il sistema è semplice come quello adottato per fare il bucato: si mette la macchinetta sul fornello, nella sua parte inferiore l’acqua si riscalda e quando bolle il vapore sale con forza attraverso un filtro colmo di polvere di caffè pressata. Il liquido fuoriuscito si raccoglie nella parte superiore della macchinetta, un altro filtro trattiene la polvere di caffè usata nella parte centrale. Per la forma ottagonale della sua Moka Express, Bialetti si ispira alle caffettiere d’argento in stile Art-déco.


Messa a punto, specializzazione, pubblicità

Tecnica semplice, buoni risultati, prezzi vantaggiosi, bella da vedere – sembra perfetta. La svolta per il successo però non arriva. Bialetti è un artigiano, non è un pubblicitario. La sua invenzione viene proposta solo a livello regionale, poi arriva la guerra, tutto l’alluminio disponibile viene requisito dai militari e Bialetti deve interrompere la produzione.
Nel 1946 il figlio Renato torna a casa dalla prigionia tedesca e rileva l’azienda. Punta tutto sulla Moka Express, mette da parte tutti gli altri prodotti, arricchisce l’assortimento alla grande, con nuove Moke da due fino a dieci tazze e incrementa la produzione a 1000 pezzi al giorno.
Quando scoppia il boom economico degli anni ’50, Bialetti figlio fa partire una massiccia campagna pubblicitaria. Fa pubblicare annunci sui giornali, mandare in onda spot radiofonici, è uno dei primi imprenditori italiani ad investire nella pubblicità televisiva.
In occasione della più importante fiera del paese, quella di Milano, Bialetti tappezza ogni anno la città di enormi cartelloni pubblicitari con le foto della sua caffettiera e nel 1956 Renato fa installare negli spazi della fiera una versione gigante della Moka.
Ce l’hanno in casa nove famiglie su dieci oggi. La Moka Express è venduta in tutto il mondo a oltre 280 milioni di persone, la forma non è cambiata, è diventata un classico. Anche il personaggio della pubblicità, l’uomo con i baffoni, un omaggio al fondatore dell’azienda, Alfonso. “In casa un espresso come al bar”, questa è la promessa.

Napoli vittima sacrificale: all’ombra della Camorra





Moloch Neapel: im Schatten der camorra

Pubblicato in Germania il 20 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

Napoli è molto più della sua fama: chi si limita a collegare la malavita organizzata e la spazzatura alla città portuale italiana, commette un errore. Nel suo centro storico ci attendono arte e cultura e fuori Napoli i pescatori di Capri




Napoli non è una città vetrina, tuttavia resta una delle più interessanti metropoli del paese. Se messa a confronto con Venezia, Milano o Roma, la città viene considerata più una vittima sacrificale, ricordata piuttosto per la Camorra e le montagne di rifiuti, che per la sua cultura e il suo patrimonio artistico, di cui è tuttavia ricchissima. Inoltre la metropoli alle falde del Vesuvio è punto di partenza ideale per escursioni nei dintorni.
Per esempio a Pozzuoli, appena fuori Napoli, c’è l’Anfiteatro Maggiore, con un diametro di quasi 150 metri, uno dei più grandi e antichi d’Italia. Nel periodo del suo massimo splendore – quando “panem et circenses” erano la vita quotidiana – potevano assistere agli spettacoli fino a 45.000 spettatori.
Secondo la leggenda è in questo anfiteatro che San Gennaro fu risparmiato dai leoni per poi morire lapidato. I napoletani devoti sono convinti, che quello conservato come reliquia nel Duomo della città sia il sangue del martire e vescovo di Napoli.
Vale la pena anche fare un giro a Napoli città. Il centro storico della metropoli campana nel 1995 è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Di conseguenza nella città ci sono diversi luoghi degni di essere visitati: la metropoli è ricca di castelli e palazzi, chiese e conventi. Tuttavia il degrado regna sovrano: su molte facciate fatiscenti si sgretola l’intonaco, in periferia si ammassano squallidi quartieri sormontati da grattacieli e molti napoletani guadagnano molto meno dei loro compatrioti del ricco nord.
Passeggiando per le strade di Napoli, non viene in mente che c’è il Vesuvio, un vulcano, e nemmeno quanto questo potrebbe diventare pericoloso. Soprattutto nelle giornate limpide, lo si vede all’orizzonte, stagliarsi contro il cielo azzurro. Non è più così imponente come un tempo: prima della sua devastante eruzione nel 79 d. C. era due volte più elevato.



Venti impetuosi sul Vesuvio

Per molti turisti è d’obbligo una gita sul cratere. La maggior parte di loro arriva nel Parco Nazionale del Vesuvio con i pullman o in auto. Già arrivando dall’autostrada si possono scorgere gli enormi ammassi di lava nera, scagliati dall’antica esplosione. Percorrendo i vari tornanti del parco si arriva fino a quota mille dove c’è il tempo per volgere uno sguardo al panorama, caratterizzato dai resti della più recente eruzione avvenuta nel 1944, anche se la lava è ora ricoperta di muschi, licheni e cespugli di ginestre.
Gli autoveicoli e i pullman non possono proseguire oltre - dal parcheggio si prosegue a piedi fino al cratere, a solo 200 metri più su. Ma la salita è faticosa. Chi volge il proprio sguardo sul luccicante blu del Mediterraneo, non si immagina certo, quanto lassù in cima possa essere freddo e ventoso.
In autunno il vento sul Vesuvio soffia così impetuoso, che si fa fatica a contrastarlo e a restare in piedi. Sono consigliabili abiti impermeabili e scarpe solide, anche se gruppi di ragazzi muniti di un allegro entusiasmo si spingono fin sul cratere in pantaloncini. Una volta in cima, l’umore cambia.
Nella zona vesuviana vivono oggi circa tre milioni di persone. L’idea, tutt’altro che impossibile, che il vulcano quiescente possa esplodere di nuovo una volta o l’altra, sembra non scatenare alcun panico. A Pompei sono chiaramente evidenti le conseguenze di una esplosione. Il sito archeologico oggi è una delle principali mete turistiche del Golfo di Napoli.


Pompei è viva

Ogni anno giungono qui milioni di visitatori da ogni parte del mondo. Numerosissimi autobus arrivano fino all’ingresso della città antica, da cui schiere di turisti a frotte defluiscono per riversarsi nei negozi di souvenir e nelle bancarelle di paccottiglia varia. Poco distante si trovano nel Foro, il cuore della città e piazza principale del mercato di un tempo con i resti della Curia, il municipio, e del tempio dedicato al dio romano Giove.
Oggi Pompei è viva come allora, prima della catastrofe: migliaia di persone passeggiano tra colonne ed affreschi, nelle antiche agenzie di cambio, nelle terme e nei bagni pubblici, in cui si possono ancora riconoscere il Frigidarium, la sala adibita a spogliatoio e la palestra. E nelle lussuose ville: la “Casa del Fauno danzante” con la sua superficie di 3000 metri quadri è la più ampia di tutte.
Camminare per le strade di una città che fu distrutta quasi 200 anni fa e poi per lungo tempo rimasta nel dimenticatoio, è una sensazione insolita. Diversamente da quanto molti credono, non affondò nella lava, ma fu sepolta da una pioggia di cenere, sabbia e pomice che il Vesuvio riversò nell’aria per tre giorni e tre notti. In alcune zone lo spessore della cenere era spesso dieci metri, per questo Pompei sparì.
Al tempo dell’impero romano Pompei era un’importante città commerciale abitata da circa 20.000 persone. “Qui arrivavano mercanti da tutto il Mediterraneo” racconta la guida Anna Sorrentino attraversando le antiche strade. Dalla città venivano esportati cereali, vino e olio d’oliva.
Un po’ più avanti si possono ammirare i resti di un panificio: una fornace fatta di mattoni e quattro molini per cereali, un tempo azionati a mano dagli schiavi. “Gli archeologici vi hanno anche scoperto 81 pezzi di pane carbonizzato” dice Anna. “Pompei aveva complessivamente 35 panifici”.



Capri sogno italiano di ogni turista

Classica gita di un giorno nel Golfo di Napoli è una scappata nella famosissima località isolana di Capri. Il cielo qui è sempre blu come il Mar Mediterraneo, anche in autunno. Già durante il viaggio in traghetto appare evidente perchè Capri sia stata considerata una meta da sogno italiana già nel 1800. Napoli è in breve scomparsa e l’isola è un mondo a se, in cui a fatica si possono immaginare mucchi di spazzatura e la mafia.
Anzi: chi arriva con la Funicolare alla Piazzetta posta a circa 150 metri più in alto, ha l’impressione che qui tutto sia elegante e sofisticato. Alcuni turisti si dirigono poche centinaia di metri più in là verso le strade circostanti. Ma Capri ha anche un volto completamente diverso, che si può meglio scoprire con una passeggiata attraverso l’isola. Una località degna di essere visitata sono i Giardini di Augusto da cui si può godere di un’affascinante vista sul mare e sui Faraglioni, formazioni rocciose appuntite al largo della costa, tipiche di Capri.
“Quando a Capri il sole rosso si tuffa nel mare e la pallida falce di luna scintilla nel cielo” così recita “Pescatori di Capri”, una famosa canzone tedesca degli anni ‘40 -’50, la maggior parte dei turisti è già scomparsa. Chi ha tempo e mezzi, dovrebbe pernottare qui e godere dei momenti di tranquillità di un autunno nel Golfo di Napoli

24 agosto, 2012

L’Italia nella crisi dell’euro: Ecco come il professor Monti è diventato un provocatore

Warum Professore Monti zum Provokateur wird

di Tobias Bayer
Pubblicato in Germania il 10 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Mario Monti presiede un team di esperti che ha il compito di tirare il paese fuori dal caos in cui l’ha fatto precipitare Berlusconi. Ultimamente però sembra più rivestire il ruolo del famoso Dr. Jeckyll e Mr. Hyde – con lo scopo di far rigare dritto Roma e anche Berlino.

Cortese, sorprendentemente sobrio e serio per lo standard italiano in materia – il mondo conosce così Mario Monti. Quando l’ex commissario europeo, 69 anni di età, diventato primo ministro lo scorso novembre, ha intenzione di fare una battuta, questa è assolutamente asettica. Silvio Berlusconi dichiara di essere in grado di staccare la spina al governo Monti in qualsiasi momento. Monti risponde: “Noi non siamo certo un elettrodomestico”.
Eppure in questa settimana si stenta a riconoscere Monti. Per ben due volte di fila è riuscito a inimicarsi prima la politica tedesca e poi quella italiana. Monti ha dichiarato al settimanale tedesco “Der Spiegel” che ogni governo ha “il dovere di educare il parlamento”. I parlamentari tedeschi hanno reagito in maniera piuttosto seccata. In un’intervista con il “Wall Street Journal” [il premier italiano] si scaglia contro il suo predecessore Berlusconi. Se quest’ultimo fosse ancora al governo, il differenziale sul tasso di interesse dei titoli di stato italiani nei confronti di quelli tedeschi sarebbe di 1200, e non gli attuali 450. Il Popolo della Libertà, partito di Berlusconi è insorto. Monti si è affrettato a scusarsi telefonicamente con il Cavaliere. Era stato frainteso.

Tutto solo un malinteso, solo una dichiarazione avventata? Sembra davvero improbabile. Monti appare deluso dopo nove mesi di incarico e infastidito da una attività politica che si oppone sempre più spesso alle sue riforme e alle sue idee. Il professore di economia è riuscito a fare molto. Ha fatto approvare un pacchetto di misure volte a diminuire la spesa pubblica, ha liberalizzato le professioni, innalzato l’età pensionabile – eppure viene giudicato solo per un unico dato di riferimento, lo spread, che tra l’altro resta alto. Non è da escludere che l’Italia debba ricorrere all’aiuto del fondo salvastati europeo. Monti non dà la colpa a se stesso, quanto piuttosto alla politica dei partiti, sia a Berlino che a Roma, e non accetta più di restare in silenzio.
L’allontanamento di Monti dal suo paese è scoppiato per la prima volta nel mese di luglio, quando è intervenuto in videoconferenza all’incontro con l’Associazione delle Casse di Risparmio, che si è tenuto in Sicilia. Il Premier ha ammesso qui per la prima volta di aver perso il sostegno dei “poteri forti”del paese. In precedenza aveva a lungo sostenuto una battaglia per la riforma del mercato del lavoro, attaccata da destra e sinistra e soggetta a più riprese da emendamenti. Grossa la sua delusione quando ha letto un articolo di fondo del suo collaboratore al governo Francesco Gavazzi, pubblicata dal Corriere della Sera, il principale quotidiano italiano, in cui viene criticato per la sua politica fallimentare. Il suo gabinetto ha rotto con i tabù, si è giustificato Monti alla conferenza dell’ACRI.

Un mese dopo se la cava meglio. Questa volta alla riunione annuale dell’ABI. Monti si scaglia contro il sistema incancrenito delle associazioni imprenditorali e sindacali che impediscono una svolta verso il futuro. La causa di ogni male sono questi intrecci di interessi. Si discosta dal discorso preparato in precedenza e parla a braccio. Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria e Susanna Camusso leader della CGIL non credono alle loro orecchie.
Anche la Germania ha ha avuto la sua parte con il premier italiano. La cancelliera Angela Merkel è eccessivamente impensierita dalle prossime elezioni in Germania. Monti è convinto che per salvare l’Italia occorre prima mettere al sicuro l’euro zona. Nel memorabile summit tra i vertici degli stati dell’UE nella notte tra il 28 e il 29 giugno, gioca il tutto per tutto. Sarà lui ad interrompere ogni accordo, fintanto che non verranno ridotti i tassi di interesse di Spagna e Italia.
“Questo non è una mossa utile, Mario” avrebbe dichiarato la Merkel. “Lo so” la risposta di Monti. Alla fine si è giunti ad un compromesso, che aiuterà in primo luogo la Spagna. I giornali però parlano di una vittoria italiana, la seconda dopo il trionfo calcistico nella semifinale del campionato Europeo di calcio. Monti è il suo staff vanno in ferie. Dopo di che vogliono ricavare 1900 miliardi di euro con la vendita del patrimonio immobiliare statale, per sanare parte del debito pubblico. “Sarà un autunno caldo” dice il ministro del Welfare Elsa Formero. Monti si farà sentire ancora.

22 agosto, 2012

Crisi? In Italia? Sciocchezze!

Un punto di vista che non condivido in pieno, ma che offre uno spunto di discussione.

Krise? In Italien? Stupido!
di Alexander Dill
Pubblicato in Germania il 19 agosto 2012

Continuano a pervenire cattive notizie sul fronte creditizio della Bella Italia, ma come se la cava davvero l’italiano?Il nostro autore facendo una deviazione fino al Brennero, si è aggirato tra hotel, chiese e ristoranti superaffollati per dare un’occhiata alle famiglie italiane in ferie. Ne è risultato che se la crisi di fatto esiste, forse non fa troppa paura.
Italiani in coda a Ferragosto

Ogni italiano che sta per mettersi in viaggio conosce il ben noto avvertimento che reali o presunti esperti viaggiatori lanciano ogni anno: “Mai a Ferragosto!”. Poi però oltre 10 milioni di italiani decidono di partire e prendersi una vacanza, tutti insieme. Quest’anno il picco degli spostamenti di Ferragosto è stato il 15 agosto, giorno della Assunzione della Vergine Maria, ancor oggi considerato un precetto molto importante della liturgia cattolica italiana.
Per sfuggire alle torride temperature di questi giorni nelle regioni del sud, milioni di italiani si sono diretti verso le zone di montagna, nelle Alpi. Tenuto conto che queste zone non sono poi tra le più economiche, e se si considerano le spese per il viaggio, i pedaggi autostradali, la benzina e altri costi accessori, la pausa annuale nelle Alpi tra il Piemonte e il Friuli può considerarsi un barometro del potere di acquisto degli “azzurri” [in italiano nel testo ndt]

Mercedes CLS

 Salta agli occhi già per strada e nei parcheggi. Le sigle X5, X6, CLS, Q5, Q7, [tutte BMW, Mercedes e Audi ndt] per chi ne capisce di auto sono indicative del potere d’acquisto dei conducenti. Per guidare una X6, nonostante la crisi, un italiano dovrebbe sborsare almeno 170 milioni di lire [in italiano nel testo ndt :75 mila euro]. Non incidono poi molto quindi i 360 euro per una doppia in alta stagione in un albergo a quattro stelle. L’hotel è al completo, in stanza chiedono letti aggiunti per altri familiari in arrivo.
Non becchi un tedesco, un olandese o un austriaco nel parcheggio o in albergo. In un paesino poco distante un cameriere invita una distinta coppia di anziani ciclisti tedeschi ad andarsene: si erano seduti a tavolino, in un’enoteca di lusso, in mezzo agli italiani in attesa del pranzo, per ordinare solo un gelato e un cappuccino. L’autore osserva, ma non ritiene opportuno interrompere la degustazione del suo squisito carpaccio di calamari.
Pochi italiani, si contano sulle dita delle mani, riconoscibili dalle loro auto italiane, si accontentano di appartamenti per ferie, bungalow in campeggio e alberghi a 2 stelle, per concedersi un po’ di riposo in una regione montana nota per la sua estrema pulizia ed ordine.
Un padre di famiglia di Roma mi confida „è per la tranquillità, la pulizia, l’ordine e la sicurezza [che veniamo qui]“. L’Italia ha il suo angolo di Germania, Francia, Olanda e Scandinavia, tutte assieme, sul suo territorio. Se osserviamo le stazioni ferroviarie del Nord Italia, così perfettamente pulite e organizzate, in cui arrivano con puntualità treni di ultima generazione con l’aria condizionata, quando scendiamo dagli sporchi e pezzi da museo della DB (BundesBahn regionale), sempre in ritardo, ci piacerebbe che il nostro deficit nazionale fosse un po’ più alto, ma almeno consacrato anche alle infrastrutture.


Durante il mio soggiorno ho letto delle proteste dell’Alto Adige, in particolare ad Innsbruck, dove i prezzi delle abitazioni continuano a salire, perché i ricchi italiani comprano di tutto. Solo negli ultimi due anni gli italiani hanno esportato all’estero 300 miliardi di euro, e l’albergatore mi dice che non capisce come mai è tutto esaurito. Il governo Monti ha persino vietato il pagamento in contanti superiore ai 100 euro, quindi la tradizionale vacanza di ferragosto verrà pagata con fondi neri.
Ma il contante legale è già sufficiente a riempire a dismisura, almeno in questo periodo, le Alpi italiane, a cosa serve allora il denaro illegale e il patrimonio immobiliare?
Nel libretti bancari e nei conti correnti bancari del paesino accanto all’hotel [dove soggiorno] (16.000 abitanti), sono depositati 750 milioni di euro, 46.875 euro per abitante. Gulp! Nel nostro paesino di 10.000 abitanti, considerato uno dei più cari della Alta Baviera (600-800 euro al metro quadro edificabile), si e no ci sono 65 milioni di euro tra conti e libretti.
Certo ci sono anche degli italiani poveri. Ma con un tasso di proprietà immobiliare dell’80%, la maggior parte di loro nel peggiore dei casi si trasferisce dai parenti sul territorio. Una classe media in perfetta salute, interessata solo a riuscire a vedere soddisfatti a lungo i propri bisogni fondamentali.
Secondo me le finanze italiane non vanno poi così male e mi riprometto, per il prossimo ferragosto di ripassare di qui, per verificare il parco auto e le tariffe degli alberghi. Mi aspetto di vedere nei parcheggi anziché le X5, delle X3, e nel 2014 delle X1 e alla fine forse anche delle 118i che annunceranno il tramonto definitivo dell’Italia. Brutta faccenda!!!!

BMW 118i

21 agosto, 2012

“Hanno ragione i tedeschi a non fidarsi di noi italiani”.


Euro-Krise "Die Deutschen misstrauen uns Italienern zu Recht"
di Fabio Ghelli
Pubblicato in Germania l'8 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli


La Merkel ritratta in posa hitleriana, sentimenti di rancore antitedesco: i media italiani si danno da fare [con titoloni e copertine], ma cosa pensano [veramente] gli italiani dei tedeschi?
La spiaggia di Marina di Massa si stende triste sotto un cielo cupo. Gli ombrelloni ondeggiano al vento, la maggior parte delle sdraio sono vuote. Questa cittadina non è la Rimini del Tirreno. Ma è proprio per quest’atmosfera sonnolenta e rilassata che molti italiani del nord preferiscono trascorrere qui le proprie vacanze estive – e questo già da generazione. Però quest’anno sono venute a mancare molte prenotazioni. I proprietari degli hotel sul lungomare non lo nascondono: “E’ la crisi” ripetono.
In compenso arrivano molti turisti dall’estero, soprattutto dall’Europa del Nord. Nelle edicole lungo la spiaggia si possono trovare ovunque i quotidiani tedeschi, in quasi tutti i ristoranti c’è un menù per tedeschi. “In Italia aleggia un sentimento anti tedesco” ha scritto lunedì sulla Repubblica l’editorialista Carlo Galli. Ma a Marina di Massa quasi non ce ne si accorge. Tre giovani universitari bavaresi fanno jogging lungo la spiaggia. Che si siano accorti della presunta ostilità? “Per nulla” dicono “Appena diciamo che siamo tedeschi, tutti ci accolgono volentieri”.
Se però lo chiediamo ai turisti italiani che sfidano il maltempo in spiaggia, riceviamo un’impressione diversa. “Per favore, lasciamo perdere la Germania” dice Goffredo 63 anni, commerciante al dettaglio di Lucca. Perché? “Perché tutta questa crisi è solo una manovra della Merkel” risponde. “Ha aizzato gli speculatori contro l’Italia. E i nostri politici non hanno il coraggio di mandarla a quel paese e darci un taglio con questa follia dell’euro”. L’Italia dovrebbe uscire dall’euro? Goffredo non risponde più, e con un’espressione disgustata guarda il mare grigio verde.


„Arroganza tedesca“
Il primo ministro Mario Monti lo aveva già preannunciato da tempo. Più a lungo durerà la crisi, maggiore sarà il sentimento anti euro della popolazione. Questo lo ha capito anche Silvio Berlusconi: l’ex presidente del consiglio ha recentemente espresso il suo desiderio di scendere nuovamente in campo – con un partito anti euro. Il suo quotidiano di famiglia, Il Giornale, in questi giorni non si lascia sfuggire nessuna occasione per fomentare il sentimento anti tedesco. “Quarto Reich” titolava il quotidiano venerdì 3 agosto, sull’immagine della cancelliera con il braccio destro proteso in segno di saluto.
„Il problema è che agli italiani non piace che gli si impongano le cose“ dice Mara, 38 anni avvocato di Milano. Alla fine il paese è rimasto diviso in tanti piccoli stati governati da potenze straniere fino a 150 anni fa. “Appena gli italiani percepiscono una certa pressione dall’esterno, ecco che reagiscono mettendosi sulla difensiva”. Il sentimento anti euro quindi è una forma di auto-protezione? “Non solo” risponde. Questa reazione è dovuta anche ad una certa arroganza dei tedeschi, “che nasce da un miscuglio di superiorità economica e soddisfazione storica”.
Luigi, vicino di sdraio, annuisce. L’imprenditore milanese ha spesso a che fare con la Germania per affari. La sua azienda produce macchinari per verniciatura, che poi vengono venduti in tutto il mondo tramite una società tedesca. “Il marchio “Made in Germany” sui macchinari, fa tutto un altro effetto, rispetto al marchio “Made in Italy””, dice. Nei rapporti con i suoi partner tedeschi avverte tutta questa arroganza? Normalmente, dice, andiamo d’accordo. Però come ha fatto notare poco fa, quando le ditte italiane chiudono per le ferie estive, il socio tedesco ha mormorato qualcosa come “pigroni”. “Questo non aiuta certo i buoni rapporti”.
Nonostante ciò, a Luigi piace molto il modo di lavorare dei tedeschi. “In Germania le regole sono una filosofia di vita”, dice. ”In Italia invece per anni abbiamo disprezzato le leggi e vissuto ben al di sopra delle nostre possibilità. Ora siamo alla ricerca di un capro espiatorio per i nostri errori”.
La pensa così anche Alberto. Il sessantenne ingegnere elettronico di Parma, come ogni anno trascorre le ferie con la sua famiglia qui a Marina di Massa. Siede in spiaggia nonostante il vento e la pioggerella. A causa della riforma pensionistica di Monti è costretto a lavorare altri 5 anni, diversamente dal previsto. “Non fa nulla” dice sottovoce. “So che lo sto facendo per lui” – e indica suo figlio di 13 anni.

Sentimento antitedesco in Italia? "Almeno la gente saluta".

Preoccupazioni per la campagna elettorale

Alberto comprende l’atteggiamento della Germania nei confronti dell’Italia. “I tedeschi hanno ragione a non fidarsi di noi”, dice. “Dobbiamo sforzarci di dimostrare loro, che siamo degni della loro fiducia”. Quindi Monti è sulla buona strada. L’unico problema è che lui non ci sarà per sempre. “I partiti sono già in campagna elettorale”, si lamenta. Il rischio è che tutto ciò che Monti ha ottenuto, verrà annullato per un paio di voti. Sua moglie Nadia di 53 anni aggiunge: “La Germania intende appoggiare il più possibile il lavoro di Monti” ma i tedeschi dovrebbero anche capire che il loro benessere non può prescindere da quello degli altri europei.
Giancarlo, 78 anni, fa la sua quotidiana passeggiata mattutina sul bagnasciuga: il pensionato di Carrara è d’accordo con Nadia. “Siamo tutti sulla stessa barca” dice “se le cose non vanno bene per noi, anche i tedeschi presto seguiranno il nostro destino”. E chi è responsabile della crisi? Presto detto: “Noi! Siamo stati quelli che per decenni hanno sperperato il denaro pubblico. Siamo stati noi quelli che hanno sostenuto un enorme apparato statale, per creare posti di lavoro per tutti”. Non sarà facile rinunciare a privilegi e abitudini”. Giancarlo, il pensionato di Carrara, ricorda ancora le truppe di occupazione tedesche in Italia. “Ma questo è il passato” dice. “Ora dovremmo soltanto lavorare tutti insieme per creare un’Europa forte per i nostri nipoti”.


L’Italia risparmia - Menu a chilomentro


Italien im Sparzwang - Kilometermenü

di Dirk Schümer
Pubblicato in Germania il 19 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli



Gli italiani spendono sempre meno per mangiare. Sia ambiente che patrimonio ittico marino si rallegrano. Solo per il pollame è sempre periodo di caccia.
In una situazione di crisi economica sono soprattutto le cattive notizie a fiorire. Ma ci sono delle eccezioni. Così ci è giunta voce che in Italia si spende meno per il cibo. A prima vista naturalmente sembra una buona notizia, che le casalinghe – a cui generalmente viene demandata l’organizzazione della cucina e della tavola – secondo i sondaggi, risparmino sugli alimentari (35%) e cerchino sempre più spesso le offerte speciali (60%). La metà dei consumatori consuma già meno carne, soprattutto perché il filetto è diventato davvero caro.
Farmer market a km 0
Meno manzo e pesce, ma più pollo
Ora le buone notizie, visto che la carne non solo è poco ecologica, ma assunta in grandi quantità, al posto di un più gustoso piatto di pasta con le verdure, un minestrone o un’insalata, non è salutare. Gli italiani, considerati dei buongustai attenti, continuano a ridurre anche il consumo di pesce. Il patrimonio ittico marino non può che gioire, molto meno però il pollame, poiché il consumo della delicata carne di pollo è aumentato, così come quello del pane e ambedue sono sicuramente più convenienti degli affettati, del formaggio o dei dolciumi.
Le civiltà parsimoniose si nutrono finalmente in maniera più sana e salutare. La storia ci insegna che Roma è cresciuta a minestre di legumi e zuppe di cereali, ed è decaduta a lingue di pappagallo e trippe di maiale. Quindi non si deve dimenticare che, nella culla nelle grandi civiltà europee, il movimento “Chilometro zero” nelle trattorie, pizzerie e ristoranti gode di forte popolarità



Banchettare ecologicamente in una trattoria a chilometro zero
Qui il cliente può scegliere un menu i cui ingredienti non provengono dai mari del nord o dai tropici, ma direttamente dalla zona. Questo favorisce l’ambiente e il clima, abbassa i costi di trasporto e i prodotti sono di gran lungo più saporiti. In una trattoria a chilometro zero una porzione di pasta al pomodoro costa anche solo 6 euro, una pizza alla marinara 4.50 euro e una cassata siciliana 3.50 euro, servizio e coperto compresi.
In questo clima di frugalità non sorprende che lo stentato mercato librario italiano abbia registrato una rapida ed eccezionale crescita delle vendite della casa editrice romana Newton Compton che pubblica principalmente titoli stranieri mettendoli a disposizione degli italiani, ormai diventati frugali, a 9.90 euro, il 40 % in meno dell’anno precedente. Alla fine leggere e mangiare sono diventate quelle esigenze fondamentali che vanno soddisfatte anche in tempo di crisi.

16 agosto, 2012

Evviva la crisi!

Es lebe die Krise!!!

di Fiona Ehlers
Pubblicato in Germania il 7 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero e Il Fatto Quotidiano
  
Il Comandante Schettino nella sua casa di Meta di Sorrento (NA)




Una favola estiva italiana

Gli italiani si godono la dolce vita, mentre il resto dell’Europa si affanna per ripagare i propri debiti? Sciocchezze! Gli italiani sono alle prese con la crisi e i pregiudizi, che il resto dell’Europa fomenta ad arte. Ma ora basta con i luoghi comuni.
Un uomo è seduto alla finestra, sente il profumo del mare ma non lo vede. La sua casa, di quattro piani, sottile come un fazzoletto, è disposta in seconda file rispetto al lungomare di Meta di Sorrento, nel Golfo di Napoli. Qualche nave passa lì di fronte e saluta con il solito suono di sirena, inchinandosi a lui, com’è tradizione nel suo ambiente, e come anche lui ha fatto in quella fatale notte invernale. Adesso è seduto dietro le imposte chiuse, che il sole tramontando nel mare di Capri tinge ogni sera di rosso sangue; quasi non osa farsi vedere in giro, a volte si fa solo un giretto in motoscafo nei dintorni.
Nessuna compassione per Francesco Schettino, il Capitano Dilettante, che la gelida notte del 13 gennaio ha fatto naufragare sugli scogli la nave da crociera “Costa Concordia” e che deve convivere con la colpa di aver causato la morte di 32 passeggeri. Anche a Meta, paese natale di Schettino posto tra il Vesuvio e Capri, nessuno prova compassione, anche se spesso è stato detto così. Nessuno dei suoi concittadini giustifica la sua viltà e le sue scuse, neanche i comandanti in pensione del Circolo Nautico in piazza, nemmeno il parroco nella Chiesa dei Naviganti di Meta.
Solo una persona crede ad un complotto organizzato contro Schettino. Qualcuno ce lo ha messo lui lo scoglio lì in mezzo al mare, dice quest’uomo. Ma poi lui stesso si mette a ridere. E’ un amico d’infanzia, dice, una volta gli venne un crampo mentre nuotava in mare, Schettino era in canoa lì intorno e lo riportò a nuoto a riva salvandolo. Gli amici d’infanzia devono dirle queste cose, soprattutto se gli è stata salvata la vita.

Italiani in ferie in spiaggia

Dalla mia visita a Meta ho imparato due cose.


Primo: l’Italia è un pò come Francesco Schettino, che a mala pena esce di casa. Attualmente è la prigione più bella d’Europa. In questa estate, la seconda in tempo di crisi, molti italiani si sentono come in gabbia e isolati, abbandonati dal nord, ridicolizzati. Tuttavia: della crisi si parla ormai da anni, da quando sono venuta qui per studio 20 anni fa. E: gli italiani sanno di essere loro stessi responsabili della crisi. Sono già pronti per un risanamento generale della loro società con tutti i loro mali e malattie, si stanno dando da fare e ci stanno riuscendo.
Secondo: pregiudizi e realtà devono essere accuratamente tenuti distinti. Gli italiani hanno perfettamente ragione ad essere irritati per l’immagine stereotipata, che il mondo dà di loro. Lo spendaccione, lo scroccone, l’ozioso frequentatore dei Club Med, gentaglia fallita del sud. E ancora: un capitano irresponsabile, che abbandona la nave mentre sta affondando, dando stupidamente la colpa al ponte scivoloso, a causa del quale sarebbe caduto finendo nella scialuppa di salvataggio. E’ questa più o meno l’immagine di tutta l’Italia?
Queste immagini sono seducenti ma nonostante ciò errate: l’italia non è ancora KO. L’Italia non sarà ridotta in pezzi e rottamata come sta facendo ora una ditta americana con il relitto della nave al largo dell’isola del Giglio. L’Italia è viva, partecipa finanziariamente ai pacchetti di salvataggio come terza potenza economica nell’eurozona, e può darsi che proprio la crisi abbia riportato in vita l’Italia, “viva la crisi”, anche se può sembrare assurdo.
Quindi estate sul Mediterraneo. Un’estate all’italiana con un incredibile debito di 1.9 mila milioni di euro, un livello di disoccupazione giovanile al sud che supera il 50% e un pericolo di infezione, che può partire dalla Grecia sull’orlo del fallimento e dalle banche spagnole. Ma gli italiani non restano in spiaggia a sonnecchiare, gli italiani meditano sui propri compiti, non solo perchè glielo ha chiesto il premier Mario Monti.

La Costa Concordia" al Giglio

Gli italiani sono diventati degli esperti

Gli Italiani in estate si concedono solo cinque o sei giorni di ferie, di più non possono permettersi e in spiaggia parlano per lo più dello spread. Si sentono frasi del tipo: “Buongiorno come va? Grazie, non c’e male, lo spread è sceso a 300”. Oppure: “Tutto bene?”. “Beh, potrebbe andare meglio, lo spread è salito a 575”. Lo spread, qualsiasi italiano oggi conosce il significato di questa parola straniera, che in questo caso è la differenza tra i tassi di interesse italiani e tedeschi sui titoli di stato. E una specie di termometro che indica il livello di febbre del paese, più basso è, meglio è. La cura ha fatto effetto: gli italiani sono diventati esperti, sono sul chi va là, ma non sono disinteressati o in preda al panico come talvolta noi tedeschi.
E cosa fanno i politici italiani? Da tempo sono al lavoro sulle attese riforme strutturali, in maniera relativamente veloce e con relativo successo. Da quando è in carica Mario Monti, questo Professor Hasting della politica romana, accurato nel chiarire gli equivoci, tenace nel tentativo di porvi rimedio, la barca Italia non affonda più così rapidamente.
Monti è un po’ come il suo loden verde scuro, il suo segno distintivo dopo essersi insediato al governo nel mese di novembre. Preciso, affidabile, onesto e rassicurante. Gli italiani si sono dovuti abituare a quest’uomo che ama dire: “Il politico pensa alle prossime elezioni, l’uomo di stato alla prossima generazione”. Oggi ne sono fieri.
E in questi giorni si avverte persino un sollevato affetto, quando gli italiani nei loro discorsi citano le frasi di Monti riportate dal “Corriere della Sera”, della prima e forse ultima intervista privata del presidente: la sua ammissione, visto che in precedenza era sempre stato molto riservato, della sua infatuazione per Audrey Hepburn nel film “Vacanze Romane”. Un mare, anzi un oceano tra lui e il suo predecessore. Tra il loden un po’ demodé e quelle ragazze, che travestite da infermiere ballavano per Silvio Berlusconi avvinghiate al palo della lapdance.
Francesco Schettino "in ferie"
L’anti-politica fa bene agli italiani

Quando mi sono trasferita a Roma due anni fa, sono rimasta sbalordita da questa rumorosa spacconeria. Non avevo nulla contro la decadenza tardo romana o la sensualità dei cattolici - anche perchè ho scelto io di venire a Roma. Quello che tuttavia ho trovato era un paese paralizzato, aggressivo e provinciale. Il paese dei miei sogni di un tempo non esisteva più. Nuotavo contro corrente. Mentre giovani laureati romani se ne andavano a Berlino, alla ricerca di un futuro, io lasciavo Berlino per trovarmi in una città, che si aggrappa al suo passato, senza essere arrivata al presente.
Ma poi è iniziato un piccolo miracolo, la vecchia politica è stata mandata in ferie d’ufficio, sono comparsi senza essere eletti i tecnici, all’ultimo minuto. L’anti-politica fa bene agli italiani, il miracolo continua, è diventato un bel sogno estivo. Se Monti potesse, anche lui andrebbe in spiaggia a discutere dello spread con gli italiani, ma non non può, lavorerà tutta l’estate e se lo aspetta anche dai 630 parlamentari.
Naturalmente ci sono sempre italiani in ferie al mare, solo che sono diventati consapevoli della crisi. In questo secondo anno di crisi con una meticolosità mai avvertita finora coloro che praticano lo sci nautico a grande velocità si tengono distanti dalle coste, si arriva a Rimini o ad Ostia in maniera ordinata e viene rilasciato lo scontrino per ogni acquisto, per gli ombrelloni, il gelato, lo spritz al bar. “Vacanze etiche”, questa è la nuova tendenza per le vacanze estive.
Anche quest’anno i vicini europei fanno gruppo comune. Ci si muove tutti insieme, uniti come i passeggeri di tutto il mondo e i soccorritori italiani della “Costa Concordia”. Certo, non sono i viaggiatori colti dei grandi viaggi quelli che arrostiscono sulle spiagge italiane. Non ci sono Goethe, Winkelmann o Lord Byron - anzi: anche i turisti cercano l’ispirazione, sole, aria e stile di vita. Vogliono immergersi nella bellezza e nella Dolce Vita a completamento della loro efficienza.

Panorama di Meta di Sorrento (Na)
 Il cittadino medio italiano è a dieta e sopporta con coraggio
Non tutti i tedeschi riescono a lasciare in valigia la loro germanicità. Un ristoratore della Sardegna racconta di una coppia, che recentemente voleva liberare i pesci dall’acquario del ristorante. L’uomo ha trovato l’azione di salvataggio alquanto strana. Coerenza tedesca contro la adattabilità italiana, si è fatto convincere, ha venduto ai tedeschi, per 500 euro, naturalmente con scontrino, due aragoste che i due hanno liberato in mare.
Gli italiani fanno i compiti, e per questo vogliono essere rispettati e lodati dai vicini e dai mercati. E se lo sono guadagnato. Poichè gli italiani non vivono a scrocco e non si fanno mantenere dal ricco nord, questo è un altro pregiudizio. Il pinco pallino, il cittadino italiano medio, è a dieta e sopporta coraggiosamente, e non lo grida in piazza e blocca tutto, come i suoi vicini di sventura di Atene, anche questo è un miracolo. Sotto l’ombrellone e con l’insalata di pasta la Germania torna ad esser nuovamente argomento di discussione. Perchè ci disprezzate, la Merkel è davvero così severa quando deve cedere? Queste sono le domande. L’Italia è come la Grecia? Gli italiani sono i nuovi spagnoli? Che arroganza, che luoghi comuni. Solo se restiamo uniti siamo europei. Senza gli stati del sud l’Europa è insignificante, fallita, i tedeschi lo dimenticano volentieri. Anche la crisi è una opportunità per imparare dal sud.
Eppure la favola estiva continua in Italia. Una piccola ombra tuttavia oscura il limpido cielo. Si fa sentire l’ultimo stereotipo dell’italiano, oltre al comandante Schettino. Secondo una sua stessa dichiarazione sarebbe il primo capo di governo ad avere riconosciuto la crisi e vuole ritornare alla lira. Dice che il popolo lo vorrebbe nuovamente come candidato, perciò è pronto. Ma non è ben chiaro se il popolo davvero eleggerà in primavera per la quarta volta Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi. Sarebbe la fine di un bel sogno estivo.

08 agosto, 2012

Clientelismo avanzato

Fortgeschrittener Klientelismus

di Jörg Bremer
Pubblicato in Germania il 01 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia dall'Estero
Roma ha intenzione di combattere la corruzione in seno alle sue amministrazioni regionali, se non altro per limitare le onerose spese pubbliche. Anche questo non è un compito semplice per Mario Monti.

Tempo scaduto per Raffaele Lombardo. Il Presidente del consiglio italiano Mario Monti ha messo il presidente della regione Sicilia di fronte ad una scelta: dimissioni e nuove elezioni o il commissariamento della regione. Solo un finanziamento di 400 milioni di euro poteva scongiurare il fallimento economico della regione, quindi Lombardo ha optato per le dimissioni e nel mese di ottobre si andrà alle urne in Sicilia. Intanto giunge voce che anche il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, potrebbe rassegnare le sue dimissioni. La procura sta indagando su di lui per ipotesi di corruzione. L’uomo d’affari Pierangelo Daccò lo avrebbe ricoperto di regali, per lo più viaggi su yacht e camere in hotel di lusso, per un valore di 70 milioni di euro. Formigoni si difende dichiarando che Daccò non ne avrebbe ottenuto alcun vantaggio. Le dimissioni di Lombardo e l’imminente fine di Formigoni potrebbero non sembrerebbero collegate. Tuttavia le vicende potrebbero stare ad indicare che una certa prassi politica in uso in Italia, contro cui si stanno impegnando non solo gli inquirenti ma anche Monti con riforme e tagli, si avvia alla fine.

Raffaele Lombardo

Lombardo “il califfo siciliano”

Lombardo e Formigoni sono finiti sotto gli occhi di tutti, a causa di questo sistema clientelare, in cui quando si tratta di posti o incarichi pubblici, i rapporti personali contano più dei concorsi. Gli anni di presidenza del consiglio, in cui era in carica Silvio Berlusconi, sono stati caratterizzati proprio da questo sistema, così come il suo stesso partito, il Popolo della Libertà. Da quando l’ex premier si è dimesso come presidente del partito nel mese di novembre, il suo successore Angelino Alfano sta tentando di mettere in atto le primarie. Nati a Catania nel 1950 Lombardo e Formigoni a Lecco nel 1947, i due hanno iniziato la propria carriera politica nella Democrazia Cristiana; entrambi hanno militato tra le fila di “Forza Italia”, che nel 2009 è divenuta PdL. Entrambi hanno preso le distanze dal potere del “patriarca” Berlusconi nato a Milano nel 1936. Entrambi hanno fallito.
Lo psichiatra Lombardo si è allontanato da Berlusconi nel 2005, fondando in Sicilia il “Movimento per le autonomie”, che portava avanti gli interessi della regione in contrapposizione ad una certa politica di Forza Italia presumibilmente a favore del nord Italia. Ma non prese nettamente le distanze da Berlusconi: quando il rappresentante del Pdl in Sicilia, l’ex presidente della regione Salvatore Cuffaro, fu costretto alle dimissioni in seguito alla accusa di legami con la mafia - per cui fu in seguito condannato a sette anni di carcere - e il Pdl si divise in due fazioni, Lombardo si presentò come uomo di Berlusconi in Sicilia e nel 2008 venne eletto presidente alla regione. Alla corte del “califfo siciliano”, così era conosciuto Lombardo, il bilancio continuò salire, e soprattutto aumentò la schiera - la meglio pagata del paese - dei dipendenti regionali. Solo la Guardia Forestale conta ben 27.000 dipendenti - più della vasta regione boschiva canadese della British Columbia. “Tutti mi chiedevano favori ed ora mi accusano pubblicamente e mi definiscono un demonio” ha dichiarato recentemente Lombardo.

Roberto Formigoni
Formigoni, lo sfidante di Berlusconi

Il politico ed economista del Pdl Formigoni è presidente della regione Lomdardia dal 1995. Poteva già contare su una propria base e quindi presentarsi nel frattempo come sfidante di Berlusconi. Anch’egli ha consolidato il suo potere soprattutto grazie ad una rete di conoscenze. I concorsi pubblici erano solo un pro forma, quello che contava erano le parentele o le amicizie.
Senza troppe formalità un presidente regionale italiano può circondarsi di consulenti, per portare a termine determinati compiti in tempi più o meno brevi. Lo stesso Lombardo il giorno seguente all’annuncio delle sue dimissioni, ha assunto tre consulenti a contratto. Secondo la stampa [italiana] Lombardo su sua proposta avrebbe fatto nominare come consulente un commercialista, già agli arresti per gravi molestie sessuali nei confronti di na donna. In Sicilia si parla di “patologia clientelare” [in italiano nel testo NdT] alla Lombardo.
Per il governo è difficile porre un freno al clientelismo in fase avanzata. I precedenti governi hanno rafforzato l’autonomia regionale e limitato drasticamente la possibilità di intervento da parte di Roma. La corruzione trova terreno fertile soprattutto nella sanità, le cui competenze sono prerogativa delle regioni. I presidenti delle regioni, che intendono ingraziarsi i favori dei politici più influenti, dedicano minori energie agli ospedali pubblici, in favore delle cliniche private di amici, rendendole più appetibili ai pazienti. In Italia non esistono tariffari con i costi indicativi previsti nelle strutture ospedaliere pubbliche e private. Ecco perchè i costi della sanità continuano a crescere.

Nichi Vendola

Il clientelismo non è monopolio della destra.

Il presidente del consiglio Mario Monti ha tentato finora di influenzare l’economia finanziaria operando tagli nei finanziamenti alle regioni, alle province e ai comuni. Un nuovo decreto stabilirà dei limiti nelle assunzioni, le province minori verranno accorpate a quelle più grandi. Per limitare il trasferimento di fondi illegali, già da alcuni mesi non è più possibile effettuare pagamenti in contanti che superino i 1000 euro.
Però il clientelismo non è monopolio della destra. La procura di Bari recentemente sta indagando nei confronti del presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, per abuso di ufficio, per aver favorito l’assunzione di un primario suo amico. Vendola, leader del movimento “Sinistra, Ecologia, Libertà”, un tempo militava tra le file del Partito Comunista Italiano.

06 agosto, 2012

La Germania sulle guide turistiche italiane: “Crauti e Würstel”

Reiseführer: „Crauti e Wurstel“

di Thomas Migge
Pubblicato in Germania il 01 agosto 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Reggono bene l’alcool, amano viaggiare, tendono all’obesità e vivono in città storiche che sono state interamente ricostruite o che sono graziosamente abbellite da gerani alle finestre. Nelle guide turistiche i tedeschi vengono descritti come un popolo portato per la “Gemütlichkeit”. Se si tiene conto che questa parola tedesca, che in italiano non esiste, indica le comodità della vita domestica, la convivialità e l’aria di casa, la cosa in molti casi può sembrare un po’ strana.

Rothenburg ob der Tauber



Gli italiani vogliono visitare in Germania soprattutto luoghi storici
In queste guide si parla dei confortevoli soggiorni delle case tedesche, con tappeti sui pavimenti, cosa che gli italiani non sopportano, con tendine alle finestre e giardinetti davanti casa, che gli italiani considerano troppo ordinari. Secondo un’inchiesta svolta dal settimanale l’Espresso la Germania, come meta di vacanze, attira il 40 per cento degli italiani. Il 30 percento degli intervistati sono già stati in Germania e ci ritornerebbero volentieri.

Crociera sul Reno
Le guide turistiche italiane danno particolare rilevanza a città storiche come Rothenburg ob der Tauber, alla Romantische Straße o anche a una crociera sul Reno. Gli italiani sotto i 40 anni visitano preferibilmente città come Berlino o Düsseldorf, mentre le guide turistiche d’arte e cultura sono dedicate quesi esclusivamente al le bellezze di Monaco di Baviera e Amburgo. Gli italiani vogliono visitare soprattutto luoghi storici in Germania, quindi nelle guide turistiche viene dato ampio spazio ai musei, alle mostre d’arte e ai centri storici. Un posto particolare occupa Berlino. La capitale tedesca occupa un posto d’onore [tra le mete preferite] sia dai giovani che dalle persone di una certa età, tanto che esistono grande varietà di guide turistiche specifiche su Berlino. In quasi tutte vengono elencate dettagliatamente le caratteristiche dei tedeschi, alludendo sempre alla figura di quei “selvaggi” che lo storico Tacito incontrò nel suo viaggio nell’antica Germania.

Pollo ripieno (ricetta tedesca)
I tedeschi sono alti e biondi e hanno un gran pancione (per la troppa birra)
Secondo le guide turistiche italiane i tedeschi sono alti e biondi con una grossa pancia, per la troppa birra. Sono considerati parsimoniosi (nelle ultime guide ci sono chiari riferimenti alla cancelliera Merkel e alla sua politica di rigore), amanti dell’ordine e, cosa inimmaginabile per gli italiani, nei poliziotti vedono un amico di cui fidarsi. Viene menzionata in continuazione la politica tedesca che, anche questa è una realtà inimmaginabile per gli italiani, a Berlino non si svolge tra fasti e cerimonie come a Roma. Viceversa nelle guide turistiche viene sottolineato il buon funzionamento del sistema sanitario e scolastico. Del cibo tedesco invece si parla in maniera del tutto negativa. Si citano sempre e soltanto  “Crauti e Würstel”, e del fatto che la cucina tedesca è cambiata, diventando creativa e stimolante, nelle guide italiane non se ne parla quasi per niente .

Mappa delle zone vitivinicole della Germania
Per cui  vengono raccomandati sempre e solo ristoranti tedeschi, in cui vengono serviti questi stereotipi gastronomici. Molte guide citano anche pizzerie e altri recapiti di locali italiani in Germania, in modo che i viaggiatori italiani non debbano soffrire troppo spesso per la cattiva cucina tedesca. A questo proposito viene tra l’altro taciuta la produzione vitivinicola di nicchia dei produttori tedeschi. Conclusione: l’immagine della Germania nelle guide tedesche spesso diventa uno strano e bizzarro miscuglio di tradizione birraiola e paesaggi urbani ultramoderni tipici di Berlino o Amburgo.

La Hundertswasserhaus a Darmstadt.

Thoma Migge è nato a Hagen il 16 settembre 1960: politoligo e storico, ha studiato a Duisburg e a Roma; vive e lavora dal 1968 in Italia; i suoi argomenti preferiti sono la politica e la cultura; ama leggere, viaggiare, la buona cucina e l’opera; convive felicemente con la sua compagna.