30 dicembre, 2012

Gli omosessuali italiani senza tutela ne’ diritti


di Romina Spina
Pubblicato in Svizzera il 20 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli



Il reato di omofobia in Italia non è perseguibile. Le coppie dello stesso sesso non sono riconosciute legalmente, e gli omosessuali sono ancora fortemente discriminati da larga parte della società. L’arretratezza italiana non è solo politica, ma anche culturale.

“In Italia gli omosessuali vengono trattati per lo più come personaggi da barzelletta, è l’unico modo con cui sono considerati e accettati” dice Mario, serio in volto, mentre finisce di fumare l’ultima sigaretta prima dell’inizio del suo turno. Il 58enne siciliano, fa il pizzaiolo non lontano da Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati italiana a Roma. La recente notizia del fallito tentativo di approvazione di una legge contro l’omofobia, non lo ha sorpreso, quindi si è rassegnato a vivere nel suo paese, da omosessuale senza tutela ne’ diritti, dice Mario.



L’omofobia non è un reato
Non è la prima volta che il disegno di legge contro l’omofobia incontra resistenza in Parlamento. Da oltre tre anni, alcuni parlamentari si stanno adoperando affinchè venga modificata la legge contro la discriminazione, l’odio e la violenza, per motivi razzisti, xenofobi o religiosi, estendendola come circostanza aggravante anche al reato di omofobia.
La Commissione di Giustizia della Camera dei Deputati nel frattempo ha respinto il progetto di legge. Gli attivisti omosessuali hanno dovuto incassare la sconfitta lo stesso giorno in cui in tre stati americani veniva approvato con un referendum il riconoscimento dei matrimoni gay. Contemporaneamente in Europa, anche il governo francese, ha fatto un primo passo verso l’introduzione del diritto al matrimonio e all’adozione per le coppie dello stesso sesso, mentre la Corte Costituzionale spagnola nel 2005 ha riconosciuto legalmente il matrimonio omosessuale.
Secondo Anna Paola Concia, promotrice del disegno di legge contro l’omofobia, per proteggere le persone dalla violenza omofobica in Italia oggi è più che mai necessaria una riforma. II media locali riportano periodicamente notizie di aggressioni di natura omofobica. Non ci sono statistiche ufficiali in merito, perché in Italia non esiste una normativa giuridica in merito a simili azioni. Dal 2006, tuttavia, l’organizzazione italiana Arcigay, tiene il conto di tutte le segnalazioni di attacchi omofobici in Italia, che secondo un recente rapporto sarebbero arrivati a quasi 60, solo nello scorso anno.
Come spiega Stefano Bolognini di Arcigay, i dati possono dare effettivamente poche indicazioni sulla portata del problema, perché non tutte le vittime si rivolgono alle autorità, quindi il numero dei crimini potrebbe essere più alto, però oggi gli omosessuali hanno almeno acquisito una nuova consapevolezza. Rispetto a qualche anno fa, sono più disposti a denunciare le aggressioni alla polizia. Secondo i dati della linea di consulenza telefonica Help Gay, sempre più persone hanno il coraggio di denunciare un’aggressione omofobica. Tuttavia, solo una decima parte di queste viene notificata alla polizia.



Opposizione da parte della Chiesa
Alla Gay Help Line, che è gestita dal 2006 nella sede di Arcigay a Roma da circa 70 volontari, arrivano ogni mese circa 2000 chiamate provenienti da tutta Italia. La discriminazione e l’omofobia sono un costante argomento di discussione nella comunità dei gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, dice il presidente dell’Arcigay di Roma Fabrizio Marrazzo. Le aggressioni sono sempre esistite un po’ dappertutto, tuttavia la differenza con il passato è che oggi gli omosessuali si ribellano agli attacchi verbali e per questo vengono aggrediti fisicamente, spiega in un’intervista.
Per i giovani attivisti ampliare la legge contro la discriminazione, estendendola alla violenza omofoba è una priorità. Inoltre l’importanza di segnalare alla società che oltre al razzismo anche l’omofobia è un reato, ha soprattutto un valore simbolico. Dopo il rifiuto da parte della Commissione giudiziaria, la parlamentare Concia ha annunciato che presenterà un nuovo disegno di legge in Parlamento, anche se, visto che saranno gli stessi politici che lo hanno respinto ad esprimersi sul progetto, non c’è da aspettarsi molto, ha detto scettico Marrazzo. Infatti in termini di diritti agli omosessuali l’Italia rispetto ai paesi dell’Unione europea è rimasta indietro, anche perché finora nessun governo ha preso a cuore questo spinoso argomento.
Lo stato italiano non riconosce legalmente le coppie dello stesso sesso, infatti non è previsto che possano essere iscritte all’anagrafe come ad esempio in Svizzera o in Germania. Di matrimoni omosessuali non se ne parla proprio. I pochi tentativi che sono stati fatti a livello parlamentare, di concedere diritti legali anche alle coppie dello stesso sesso sono falliti, a causa non da ultimo, della forte opposizione da parte della Chiesa cattolica, che ha una grande influenza sulla politica. In questo contesto, il Vaticano ha costantemente invitato i politici cattolici a votare contro le proposte di legge, che in qualche modo tutelavano o prevedevano diritti per gli omosessualii.
Sull’ingresso della pizzeria, Mario racconta che sposerebbe volentieri il suo compagno Domenico, se fosse possibile. Il mancato riconoscimento legale delle coppie omosessuali, rende più difficile la vita in molti modi, dice. I rapporti con la sua famiglia sono saltuari, quindi il suo compagno è la persona che gli è più vicina. “Stiamo insieme da 13 anni e non siamo più giovanissimi. Nonostante ciò, non abbiamo alcuna tutela e nessun sussidio sociale perché non siamo considerati una famiglia”, si lamenta Mario.
In alcune regioni e città come Milano, Torino, Bologna, tuttavia, le amministrazioni locali hanno introdotto disposizioni per concedere alle coppie omosessuali gli stessi diritti o comunque simili a quelli concessi alle unioni eterosessuali. In tal modo anche le coppie omosessuali possono beneficiare di una copertura assicurativa sociale, prestare assistenza sanitaria reciproca o presentare richiesta per le case popolari. Le politiche regionali e locali, comunque, hanno solo validità territoriale. Anche se il riconoscimento delle coppie omosessuali è incoraggiante, questo non è sufficiente per determinare un cambiamento a livello nazionale, dice il presidente di Arcigay Marrazzo.



L’omofobia viene minimizzata
L’interesse per l’uguaglianza della comunità omosessuale in Italia è bassa non solo tra i parlamentari. Anche nel pubblico si parla ben poco della mancanza di tutela giuridica, che invocano i gay e organizzazioni per i diritti umani. Il tema della omo-, bi-e transessualità è un tabù per gran parte della società. L’omofobia non è considerato pericolosa, ma spesso banalizzata. Commenti pesanti e barzellette sugli omosessuali sono la regola, non l’eccezione, in particolare tra gli adolescenti e gli adulti di sesso maschile. Esempi eclatanti di questo includono la dichiarazione dell’allora Primo Ministro Berlusconi, secondo cui era meglio emozionarsi per le belle ragazze che essere gay, o del calciatore Cassano, che alle telecamere ha dichiarato di sperare che nella sua squadra non ci fossero omosessuali. Le dichiarazioni di questo tipo, sono motivo di indignazione solo in ambienti ristretti. I pregiudizi culturali sono profondamente radicati, tanto che molti nel sentire simili commenti si limitano ad un’alzata di spalle
Il ministro per gli Affari Sociali Fornero che ha finora trascurato il dossier uguaglianza ha espresso il suo disappunto per il recente rifiuto del disegno di legge, e ha annunciato una nuova strategia e una campagna nazionale contro l’omofobia. Secondo la Concia non sono necessari nuovi progetti, ma basta solo uno spiraglio nelle lunghe specifiche risoluzioni. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica Istat un quarto degli episodi di discriminazione sessuale nella scuola e un quinto sul posto di lavoro hanno avuto come motivazione il proprio orientamento sessuale. Circa il 30 per cento degli intervistati ha vissuto esperienze simili nella loro ricerca di lavoro.
Discriminazioni in materia di accesso alla casa, nei rapporti con i vicini, nell’accesso all’assistenza sanitaria e nei luoghi pubblici, nelle aziende di trasporto e nelle istituzioni pubbliche. Con le scuole Arcigay Roma ha iniziato un progetto di collaborazione nell’ambito della cooperazione UE contro l’omofobia. Non tutti gli istituti scolastici hanno aderito all’iniziativa, alcuni insegnanti si sono espressi apertamente contro l’omosessualità, dice Marrazzo. Alcune scuole si sarebbero anche ritirate dal progetto, come di recente una preside che dopo alcuni episodi di natura omofobica nella propria scuola non ha voluto rischiare ulteriori disordini.
Gli attivisti omosessuali hanno potuto festeggiare però anche qualche successo. Lo scorso marzo, ad esempio, la Corte di Cassazione ha concesso ad una coppia gay, che si era sposata nei Paesi Bassi, il diritto ”alla vita familiare” che garantisce la stessa tutela prevista per le coppie eterosessuali. Ci sono segnali che indicano il graduale cambiamento di mentalità. Alla fine di ottobre nella conservatrice Sicilia, è stato eletto come nuovo Presidente della Regione un omosessuale cattolico. Dopo Nichi Vendola, che dal 2005 ricopre la stessa carica in Puglia, Rosario Crocetta è il secondo omosessuale dichiarato che assume la guida di una regione italiana.



Speranza per il futuro?
All’elezione di Crocetta il politico e attivista omosessuale Ivan Scalfarotto ha commentato che gli italiani avrebbero meno problemi con gli omosessuali singoli che con le esigenze per i diritti e il riconosnella difesa degli interessi degli omosessuali, è poco influente a livello parlamentare, ha detto a questo proposito, Scalfarotto. Non è ancora chiaro se e come, il nuovo presidente si impegnerà in Sicilia. Crocetta aveva già deluso i suoi elettori con l’annuncio, nel caso di un successo elettorale, di un suo voto di castità, per giustificarsi della sua omosessualità, e questo ha irritato gli attivisti. Secondo Marrazzo dell’ Arcigay di Roma, l’elezione di un solo omosessuale ha poca importanza. Il problema in Italia sono le idee conservatrici dei politici in carica, sia della destra che della sinistra, che hanno rallentato qualsiasi progresso. Per la fase politica, che tra pochi mesi, vedrà l’elezione di un nuovo governo, spera che vengano elette persone “illuminate”. Il cambiamento può avvenire solo se la società è pronta.


L’ingenuo desiderio di Westerwelle



di Daniel Bössler
Pubblicato in Germania il 13 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Westerwelle è completamente fuori dalla realtà, se crede che populisti italiani come Silvio Berlusconi non coinvolgano nella loro campagna elettorale la Germania e la cancelliera Angela Merkel. Un’idea che è per giunta antidemocratica se si tiene conto del grande potere della Repubblica Federale. La sua politica può, anzi, deve essere oggetto di discussione.

Guido Westerwelle ha manifestato l’auspicio che la Germania non diventi “oggetto della campagna elettorale dei populisti” in Italia. Il ministro degli Esteri tedesco, ha tutto il diritto di esprimere i propri desideri, così come di desiderare che prima di Natale scoppi la pace in Medio Oriente o che negli Stati Uniti venga abolita la pena di morte. Solo però non deve credere che questi desideri possano avverarsi.
L’idea che, con l’euro in una fase così convulsa, la strapotente Germania e la sua cancelliera possano essere tenute fuori dalla campagna elettorale di uno stato in crisi, non è realistica. In ogni caso sarebbero davvero rari i populisti, che proprio durante la campagna elettorale non facessero leva su uno dei temi più carichi di emotività. Per giunta, si tratta di un’idea antidemocratica. La politica del governo federale è in grado di decidere del destino degli europei e quindi può e deve essere oggetto di discussione.
I contributi dell’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi a questo dibattito come al solito stonano. La demagogia è connaturata alla sua carriera politica, così come l’abuso di potere. Era quindi prevedibile che il suo ritorno sulla scena politica sarebbe stato condito da teorie basate sulla cospirazione anti-tedesca, ma sarebbe veramente interessante sapere se gli italiani gli renderanno onore e come reagiranno i tedeschi.
E’ giusto chiamare un’diozia con il suo nome. Sarebbe sbagliato vietare le critiche semplicemente perché – in senso geografico – oltrepassano i confini. Chi lo fa obbedisce in sostanza ad un riflesso nazionalista, impedendo l’ingerenza negli affari interni – un grottesco anacronismo in un’Europa ormai indissolubilmente interconnessa nell’euro. Ciò di cui l’Europa ha bisogno non è cortese ritrosia, ma un vero e proprio mercato politico comune.
 
 
La potenza tedesca è solo una faccia della medaglia
La crisi dell’euro ha già costretto i popoli dell’UE a darsi da fare più che in passato, per affrontare le politiche di altri paesi dell’Unione, a volte lontani. Il potere della Germania è solo una faccia della medaglia. L’altra è rappresentata dalla dipendenza dei tedeschi dai processi politici di Atene, Lisbona e Roma. Ciò si traduce in conflitti che non restano circoscritti ai palazzi di Bruxelles. Devono essere risolti.
In concreto : nella campagna elettorale italiana criticare Angela Merkel non può essere un tabù. Non è certo lei che che devono giudicare gli elettori, ma lo sono senz’altro i rapporti con lei. Viceversa la campagna elettorale italiana non può essere un tabù per Angela Merkel e gli altri politici tedeschi. Ciò che tedeschi e altri europei penserebbero del ritorno di Berlusconi al potere, è un dato che non deve essere nascosto all’elettorato italiano
I populisti esisteranno sempre, anche in Germania. Chi si oppone al politico unico in Europa, lascia loro il campo libero.

24 dicembre, 2012

Quando i gelatai fuggono dall’inverno tedesco

Wenn Gelatieri vor dem deutschen Winter flüchten


di Helmut Luther
Pubblicato in Germania il 17 Dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Gran parte delle gelaterie in Germania sono gestite da italiani. Quando si conclude la stagione, la maggior parte di loro fa ritorno in patria. Visita nella famosa valle dei gelatai.



Sui pendii che circondano il paesino di Pecol le piste sono state già innevate dai cannoni sparaneve. Sullo sfondo le cime delle Dolomiti svettano nell’azzurro cielo invernale. Ben protetti nelle loro giacche a vento imbottite gli addetti battono le piste. Nella piccola località di Passo Staulanza fervono gli ultimi preparativi, tra un paio di giorni, manca poco a Natale, inizierà la nuova stagione.
Ma stranamente a Pecol è arrivato un un certo numero di auto con targa tedesca. Sono solo un paio di turisti arrivati qui prima del previsto? No, le auto sono di proprietà dei gelatai che d’estate lavorano in Germania e che ogni anno tornano a svernare nel loro paesino natale nella Val di Zoldo. Una buona fetta dei 4500 bar-gelaterie tra Monaco di Baviera e Kiel sono di proprietà di italiani - di cui maggior parte, a loro volta, è originaria di una valle delle Dolomiti, la Val di Zoldo. Il motivo? Nessuno lo sa con certezza.

Diffusione in Europa dei produttori di gelato italiani
Qualcuno racconta la storia di Giulio Matiuzzi, il primo mastro gelataio di Zoppé, nella Val di Zoldo, che nel 1870 si recò a Venezia per imparare a fare il sorbetto da un pasticciere siciliano. In seguito pare che si trasferì a Vienna, dove attrezzò un furgone frigorifero per vendere gelati e alla fine della sua 60ennale carriera di gelatiere aveva dato lavoro a circa 60 venditori di gelato, naturalmente tutti originari del suo paese natale.E’ da Vienna diventata il punto di partenza, che i gelatai italiani partirono per distribuirsi in tutta l’Europa centrale. “I nostri antenati erano estremamente poveri, gli abitanti della valle zoldana da sempre sono stati costretti ad emigrare” spiega Dario Olivier, di 45 anni e gelataio di terza generazione in Bahnhofstraße a Witten nella Renania Westfalia. Come vicepresidente della “Uniteis”, l’Unione dei Produttori di Gelato Italiani, Olivier conosce tutti i gelatai della valle, poichè praticamente tutti gli zoldani che svolgono la loro attività in Germania sono anche affiliati a questa associazione.





Rientro definitivo in Val di Zoldo
Dario Olivier trascorre i mesi invernali con la sua famiglia nei dintorni di Fornesighe, frazione di Forno di Zoldo, poco sotto passo Cibiana. “Facciamo come le rondini, in inverno partiamo per il sud. Solo che qui non fa più caldo che in Germania” dice Olivier indicando le cime dei monti piene di neve. Aggiustano la casa, spaccano la legna per la stufa, vanno a sciare o fanno visita a parenti e amici, è così che i gelatai passano le proprie ferie. Oggi Dario Olivier va a fare visita ad un suo collega che ha un bar a Passo Staulanza. Carletto Piva ha lavorato a lungo in Germania come gelataio e per parecchie stagioni invernali ha fatto il maestro di sci qui in paese.
Qualche anno fa, con la moglie Violetta ha fatto definitivo ritorno nella valle zoldana, per assistere i genitori anziani. Carletto ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo gelato, le pareti del locale sono orgogliosamente tappezzate di foto che lo ritraggono con clienti ed ospiti famosi.
 

Nessuno dei figli ha preso il suo posto nella gelateria
Olivier e Piva sono d’accordo sul fatto che la situazione non è più così rosea. Nel secondo dopoguerra, quando migliaia di gelatai emigrarono in Germania aprendo qui loro locali, c’era poca concorrenza da temere. Per placare la nostalgia di casa e accendere il desiderio dei tedeschi per il sole e le delizie del sud, chiamavano le loro gelaterie “Dolomiti” o “Venezia”.
“Quando eravamo giovani e accettammo di subentrare nella gelateria dello zio di Carletto a Bielefeld, le mie amiche mi invidiavano” dive Violetta Piva, ma sono giorni lontani. Oggi non solo si aprono sempre più gelaterie italiane gestite da non italiani, ma bisogna fare i conti con le industrie del gelato economico. “Ecco perchè molti figli di gelatai preferiscono rimanere nel proprio paese natale” dice Olivier. Nessuno dei suoi tre figli ha voluto subentrare nel negozio a Witten, perchè nel frattempo la vita in Val di Zoldo è migliorata, si è aperta una fabbrica di occhiali offrendo posti di lavoro, alcuni abitanti della valle però lavorano a Belluno che è raggiungibile con un’ora di macchina.



Il futuro è nel turismo
Secondo le stime del vicepresidente della “Uniteis”, sarebbero solo poco più di 800 i gelatai che fanno la spola tra la Germania e la valle zoldana. Primo perchè sono arrivati alla terza e quarta generazione e hanno perso i legami con la valle di origine, poi perchè alcuni di loro sono ritornati definitivamente a casa, come Carletto e Violetta Piva.
Mentre Violetta esce dalla cucina portando una torta fatta in casa e del prosecco, gli ultimi ospiti del locale se ne vanno lentamente, e la conversazione si sposta sul futuro della val di Zoldo, che, secondo il commento di un signore che interviene nel discorso, sarebbe nel turismo. Si tratta di Buno Piva ed è il presidente dell’associazione “Ski Civetta”. “Con la scusa che siamo una valle di emigranti, per molto tempo non è stato fatto nulla qua” si lamenta Carletto Piva. “Alcune strutture ricettive dovrebbero essere completamente rinnovate”. Alla fine sono tutti d’accordo che la val di Zoldo non è ancora come potrebbe essere, anche se nel frattempo è migliorata.









Carosello Dolomiti Superski
In estate gli alpinisti trovano numerose sfide in cui misurarsi sulle ripide pareti del Civetta e del Pelmo, sentieri d’alta quota e di lunga percorrenza attirano anche i meno ardimentosi. In inverno gli impianti di risalita che collegano la rete delle piste del gigantesco comprensorio Dolomiti Superski, sono l’ideale per gli amanti dello sci. “Qui nel versante meridionale delle Alpi siamo coccolati dal sole e in un’ora e Venezia è a solo un’ora e mezza di distanza”, il presidente dell’associazione vanta con orgoglio i pregi della Valle di Zoldo. “Solo che dall’altra parte delle Alpi sono troppo pochi a saperlo”. La mattina dopo partiamo prestissimo. Sull’altopiano Palafavera la pista da fondo segue il corso tortuoso del torrente Canedo. Gli ontani carichi di brina sfiorano le rive del ruscello. Durante il fine settimane qui è pieno di gente, oggi incontriamo solo una coppietta lungo la strada.



Un bar, una chiesetta e un emporio
Incastrate tra il passo di Cibiana, Passo Staulanza e il passo di Duran, nel fondo valle ricco di boschi, le principali località della Valle, Zoldo Alto e Forno di Zoldo
sono caratterizzate da frazioni sparpagliate sui pendi, con la piazza principale che ospita una fontana e da cui si dipartono vicoletti fiancheggiati da case in pietra e fienili di legno di larice consunti dal tempo e dagli agenti atmosferici.
In tutti questi paesini non manca ciò che è più importante: un bar, una chiesa, un emporio. Davanti all’unico negozio di Pieve c’è un gruppetto di donne che chiacchiera, mentre circolano auto con targhe tedesche.
Gli automobilisti salutano le signore, ci si conosce e si sa chi ha fatto i soldi vendendo gelati in qualche città tedesca. All’inizio di marzo, quando la neve sui pendii si scoglie lentamente e il corteo di auto si mette in marcia verso il nord, i gelatai del posto porteranno nuovamente con se lo stile di vita italiano.

18 dicembre, 2012

Berlusconi fa sul serio

Berlusconi meint es ernst

di Fabio Ghelli
Pubblicato in Germania il 11 Dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'estero

Sarebbe un errore sottovalutare Berlusconi, anche se le sue possibilità di ritornare al potere in Italia sono davvero risicate, secondo l’analisi di Fabio Ghelli.




Rieccolo. Dalle copertine dei giornali di mezzo mondo Silvio Berlusconi osserva i lettori con il suo solito sorriso assente. “Credevate che fossi sparito”, sembra dire. Per ben due volte è ricomparso dal nulla e in entrambe è riuscito a stupire tutti, persino i suoi colleghi di partito, riconquistando nel giro di pochi mesi i cuori degli italiani.
Lunedì mattina i mercati finanziari hanno mostrato cosa accadrebbe se la storia si ripetesse una terza volta. Sono passati solo cinque giorni da quando Berlusconi ha annunciato il suo ritorno sulla scena politica. Cinque giorni sono stati sufficienti per annientare la fiducia riconquistata gradualmente dall’Italia nel corso dello scorso anno in Europa e in Borsa.

Una cosa sola è certa: Berlusconi si candida per vincereSe si trattasse di qualsiasi altro politico, basterebbe dare uno sguardo alle cifre dei sondaggi per definire questo suo ritorno come l’ultimo disperato tentativo di un truffatore che vuole sfuggire alla giustizia. Ma non è il caso di Berlusconi. Intanto lo sanno tutti in Europa: sarebbe un drammatico errore sottovalutare il Cavaliere.


E’ lo stesso Berlusconi che detta le regole del giocoNessuno lo sa meglio dei suoi avversari, che nel 1994 considerarono un fenomeno solo temporaneo l’ingresso in politica di Berlusconi. Gli sono bastati solo tre mesi per formare una coalizione con cui scongiurare la vittoria contro i post-comunisti Progressisti. Due volte ha sconfitto il centro-sinistra guidato da Romano Prodi. Due volte si è battuto per ritornare alla guida del governo.
Ci è riuscito soprattutto perché è lui che detta le regole del gioco. E ‘stato il suo governo, che nel 2005 ha adottato la controversa legge elettorale, che permise a Prodi di arrivare in parlamento con una maggioranza estremamente traballante. Se il governo di Mario Monti fosse rimasto in carica ancora due mesi, sarebbe riuscito a modificare quella legge elettorale, il che ovviamente non conveniva al Cavaliere. Perché – come Roberto D’Alimonte scrive sul quotidiano Il Sole 24 Ore – secondo la legislazione vigente, è molto probabile che la maggioranza al Senato resti una partita a rischio. Anche in caso di sconfitta Berlusconi avrebbe tutto il tempo per programmare un suo nuovo e duraturo ritorno alla ribalta.

Il Cavaliere e la sua base elettoraleNon sarebbe una cattiva idea, se si parte dal presupposto che la nuova coalizione formata da PDL (Popolo della Libertà) e Lega Nord resta comunque una forza significativa in parlamento. Per ottenere ciò il Cavaliere deve riconquistare la fiducia della base elettorale formata da piccoli imprenditori, professionisti e pensionati. E lui sa come ragionano queste persone, sa che non si fidano del governo, che pagano di malavoglia le tasse e che l’austerità filoeuropea di Monti ha irritato molti di loro.
Basterà tutto ciò a riportarlo in parlamento da vincitore? Il politologo Ilvo Diamanti non ne è convinto. Si occupa del fenomeno Berlusconi dagli anni Novanta. Con le sue ” mappe sociopolitiche ” ha documentato sulle pagine del quotidiano La Repubblica l’evoluzione del “Berlusconismo”.
Secondo Diamanti le condizioni createsi nel 1994 e nel 2006 erano totalmente diverse da quelle di odierne: “A quel tempo, gli italiani erano più ottimisti. La piccola industria era fiorente. Berlusconi costituiva un modello di successo”. Ma ora il sogno è svanito. “Nel bel mezzo della peggiore recessione del dopoguerra, il lussuoso stile di vita di Berlusconi è davvero un pugno nello stomaco per gli elettori”, dice Diamanti.
Rispetto al 2005 si presenta diverso anche il suo indice di gradimento nei sondaggi. Allora era precipitato a circa il 30 per cento, oggi si attesta nuovamente sotto di oltre 10 punti. Inoltre, alcuni dei suoi più stretti alleati l’hanno abbandonato: sia il democristiano Pierferdinando Casini che il liberale conservatore Gianfranco Fini sono ora tra i suoi accerrimi avversari. La sua alleanza con la Lega Nord non gli frutterà molti vantaggi: il partito di Roberto Maroni sta lottando da mesi contro scandali e divisioni interne.
Allo stesso tempo, i suoi sfidanti del Partito Democratico (PD) hanno ottenuto un consenso sempre più crescente che secondo i dati dell’Istituto Demoscopea è arrivato a circa il 38 per cento. “Le primarie per la scelta del capolista del PD alle prossime elezioni politiche hanno risvegliato un rinnovato interesse per la politica in molti elettori”, dice Diamanti, tanto che il numero degli elettori indecisi è sceso al 15 per cento.

Monti potrebbe mettere i bastoni tra le ruote a BerlusconiAnche alcuni elettori che non avevano mai votato prima per la coalizione di sinistra, hanno partecipato alle primarie. Anche se alla fine non è riuscito a spuntarla, il giovane sindaco di Firenze Matteo Renzi rappresenta un’alternativa al vecchio modello della politica italiana. Lo stesso Berlusconi ammira il giovane politico e auspica che passi nel suo partito, anche se Renzi si è limitato a sorridere alla proposta del Cavaliere.
L’ultima speranza di Berlusconi ora è che nessuno dei suoi molti oppositori riesca ad ottenere voti sufficienti a creare una maggioranza solida. Allo stesso tempo, sarebbe meglio per lui, che il primo ministro uscente Monti restasse fuori dalla campagna elettorale, ma e’ cosa alquanto improbabile secondo il parere di Diamanti. Inoltre se Monti facesse squadra con alcuni degli ex alleati di Berlusconi, questo potrebbe ridurre il vantaggio del PD. Ma il politologo dice: “Berlusconi auspica una conflitto tra i due poli politici, se Monti decidesse di scendere in campo, il Cavaliere sarebbe schiacciato in un attimo. E lui lo sa”.
Per quanto riguarda la più imprevedibile forza politica in gioco – il Movimento 5 stelle dell’antieuropeista Beppe Grillo – Diamanti non crede che possa assumere un ruolo cruciale, anche se in un anno ha ottenuto circa il 15 per cento dei consensi. Tuttavia il politologo spiega questa crescita con la stagnazione del dibattito politico degli ultimi anni: “Il movimento di Grillo è come una sorta di autobus: Gli elettori possono scendere velocemente così come altrettanto velocemente sono saliti a bordo.

A tutto gas contro un muroEd entrambi – sia Berlusconi che Grillo – si ingannano se pensano che sia sufficiente inveire contro l’Europa e la Germania per ottenere voti. Fino a pochi anni fa gli italiani erano fra i più convinti europeisti. Nel frattempo, la fiducia nei confronti dell’euro e delle istituzioni europee è scesa al di sotto della media. “Più della metà della popolazione sa però, che senza l’unione monetaria le cose andrebbero molto peggio”, dice Diamanti.
Da lunedì, Berlusconi è in modalità di attacco. Un assaggio? Le preoccupazioni dell’Europa sulle sue manovre sarebbero solo una finta per indebolire l’economia italiana, la svalutazione dei titoli di stato sarebbe nient’altro che una truffa.
Persino i suoi sostenitori più accaniti dubitano che questa volta ce la farà. Il suo ex consigliere Giuliano Ferrara ha espresso queste considerazioni su Il Giornale: “Berlusconi ha deciso di andare a sbattere contro un muro. Non abbiamo altra scelta che stare a guardarlo”.

15 dicembre, 2012

L’estremo tentativo di Berlusconi, il “vecchio narcisista”

Berlusconis letzterVersuch

Di Andres Wysling
Pubblicato in Svizzera il 7 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per ww.italiadallestero.info e Il Fatto Quotidiano



“Per un senso di responsabilità e amore verso il proprio paese” un anno fa Silvio Berlusconi abbandonava la carica di capo del governo in Italia. Ora vuole riassumere la carica. Il paese sta andando molto peggio di un anno fa, è sull’orlo dell’abisso, spiega. E lui probabilmente crede – ma solo lui – di essere l’unico titolato in grado di salvare l’Italia. Il vecchio narcisista irrigidito dal lifting nel tentativo di sembrare più giovane, evidentemente ha rimosso dalla memoria il suo passato: al posto di comando c’era proprio lui a spingere l’Italia verso l’abisso della rovina.
In qualità di presidente del Consiglio di lunga data oltre che potente magnate dei media, ha una grossa responsabilità per la situazione attuale del paese. Il debito pubblico è stato accumulato in gran parte sotto il suo governo. Oggi, la paura di una possibile bancarotta genera uno stato di incertezza economica e di paralisi, e quindi un aumento della disoccupazione. Inoltre Berlusconi persiste con il suo sistematico boicottaggio dello stato di diritto. E’ soprattutto a lui che torna utile, in quanto imputato in molti processi, ma è servito anche alla criminalità organizzata. Questa situazione attualmente crea ampie sacche di illegalità e una estesa economia sommersa esentasse, che sottrae allo stato quelle entrate di cui ha assoluto bisogno; non solo la fuga di capitali all’estero, di cui tanto si parla, danneggia il bilancio pubblico.



Un uomo con un attestato di profitto tanto negativo non è proprio più candidabile.Tuttavia, gli italiani hanno eletto a più riprese Berlusconi. Ci si pone la domanda, se ripeteranno di nuovo l’errore compiuto più e più volte in passato nella tempesta mediatica delle televisioni di Berlusconi. Ma forse dopo tutte le grottesche farse, con sempre nuovi episodi del “Cavaliere” nel ruolo di protagonista principale, possiamo probabilmente escluderlo.
Con la candidatura di Berlusconi in Italia la destra sta per scindersi, le sue possibilità di vittoria elettorale sono notevolmente ridotte. Aumentano quindi le possibilità elettorali della sinistra con Pierluigi Bersani e anche quelle del poco comprensibile Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Questa costellazione ha rafforzato le preoccupazioni sul futuro sviluppo dell’Italia come hanno evidenziato le borse. Bersani e Grillo hanno ora – e non solo dopo le elezioni – la responsabilità di fornire in fretta chiarezza sulle loro intenzioni. Gli elettori hanno il diritto di sapere quali saranno le loro priorità, con quali misure vogliono modernizzare lo Stato e superare la crisi economica.

Tipicamente tedesco


Die deutscheste aller Fragen

Schloss Bellevue a Berlino

La più tedesca delle domande: Cos'è tipicamente tedesco?

Il parco del castello Bellevue, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck, in questi giorni è tutto innevato sotto il grigio cielo invernale, rischiarato la sera dalle luci calde delle finestre dei saloni addobbati per le feste natalizie, in cui un tempo hanno danzato principi e principesse. Ma stavolta in questo castello il presidente Gauck ha indetto una tavola rotonda con giovani, studenti, studiosi e gionalisti del domani, lavoratori stranieri che già da tempo vivono e lavorano in Germania, per discutere con essi sulle peculiarità del popolo tedesco.
Gauck ha evidenziato che, nella rielaborazione del recente passato, in particolare riferendosi alla riunificazione delle due Germanie, raramente la società tedesca affronta il tema ex DDR, facendo presente che ancor oggi riceve lettere da tedeschi vittime della dittatura della SED  (la dittatura del Partito Socialista Unificato, l'unico al potere nella ex Germania Orientale prima della riunificazione), che ricordano i tempi in cui alla comunità tedesca dell'est non veniva concesso di parlare e di essere ascoltata. Molti giovani dovrebbero secondo lui conoscere le esperienze fatte dai propri genitori in merito alla ex Germania dell'Est, ritenendo molto importante che i 30enni nati dopo la DDR si pongano delle domande sulla propria identità

Joachim Gauck

Alla domanda cos'è tipicamente tedesco per voi, un artista di origini curde ma che vive da anni a Berlino ha risposto, che "questa domanda è tipicamente tedesca", un giornalista francese che ha raccontato della caduta del Muro di Berlino, ha aggiunto che "i tedeschi sono campioni del mondo quando parlano della propria identità". Secondo un ragazzo nato in Vietnam, ma che ha studiato nella DDR, "gli intellettuali trovano imbarazzante ciò che viene considerato tipicamente tedesco dalla semplice popolazione, per contro la gente comune non è in grado di capire di cosa discutono gli intellettuali". Solo una cosa li ha trovati tutti d'accordo, la passione per i successi della musica leggera. 
Confrontare le due tipologie dittatoriali della storia tedesca del 20° secolo, quella nazista e quella socialista della DDR, sarebbe essenziale per superare certi modelli comportamentali ereditati soprattutto dagli stranieri. In particolare nelle regioni orientali della Germania si è guardato troppo poco in maniera autocritica all'eredità nazionalsocialista, le cui impronte sulla popolazione resteranno ancora per generazioni. Poi si è parlato dei campionati mondiali di calcio del 2006, in cui la Germania ha dimostrato quanto il paese potesse essere aperto e ospitale, e che questa immagine positiva è dipesa soprattutto dalla presenza dei tedeschi all'estero, e dalla loro capacità di rielaborare i vecchi traumi e il debito storico con il resto del mondo.

Amicizia e calcio

Al termine del confronto si è concluso che "occorre condividere le diverse esperienze e integrarle con altre prospettive", e che i 60 milioni di tedeschi dell'est e dell'ovest possono trovare una propria identità assieme ai 16 milioni di persone che arrivano in Germania con una propria storia di immigrazione sulle spalle, "Unità tedesca non vuol dire Uniformità tedesca".


13 dicembre, 2012

Il premier Monti annuncia le sue dimissioni – Speculazioni su una sua candidatura contro Berlusconi

Regierungschef Monti kündigt Rücktritt an - Spekulation über Kandidatur gegen Berlusconi" di Nikos Tzermias

di Nikos Tzermias
Pubblicato in Svizzera il 9 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia dall'Estero

Il Premier italiano Monti ha annunciato questo fine settimana le sue dimissioni anticipate. Ora sta valutando una propria candidatura contro Berlusconi, ferocemente contrario all’UE e alla Germania.
Sabato in tarda serata il primo ministro Monti ha preannunciato al Presidente Napolitano le sue dimissioni anticipate. Egli formalizzerà le sue dimissioni solo dopo che il Parlamento avrà provveduto al varo del decreto di stabilità del bilancio dello Stato e le relative leggi previsti per prima di Natale. A causa delle dimissioni anticipate di Monti, il cui mandato sarebbe dovuto terminare nel mese di aprile, le elezioni dovrebbero aver luogo già nel mese di febbraio.


Una liberazioneA causare la reazione di Monti non è stata solo la recente candidatura dell’ex primo ministro Berlusconi, a cui era subentrato nel novembre 2011 con lo scopo di ripristinare la fiducia internazionale in Italia. Ma la sua decisione èstata anche la conseguenza del fatto che il Popolo della Libertà (PdL), il partito di Berlusconi, si è eplicitamente astenuto dal votare la fiducia alla legge di stabilità e di bilancio e ha criticato aspramente la linea di Monti.Con le sue dimissioni anticipate, Monti ha voluto evitare anche un ulteriore mese di agonia del governo, che avrebbe certamente messo in subbuglio i mercati finanziari. Le borse avevano già reagito negativamente alla notizia del ritorno di Berlusconi, notizia che aveva fatto inorridire non solo gli osservatori stranieri, ma anche la maggior parte degli italiani.
Ma dal punto di vista personale per Monti si è trattato anche di un attoliberatorio.Nel fine settimana si è speculato molto sul fatto che ora il professore di economia ed ex commissario europeo stia pensando alla sua “discesa” in politica e stia anche considerando una sua candidatura come capolista, dopo essere rimasto con le mani politicamente legate in qualità di capo del governo dei tecnici. Monti stesso ha detto che ora vuole sentirsi libero, e che non esclude nulla.



Lotta contro il populismo
E ‘ovvio che Monti non voglia soltanto mettere nella giusta luce la sua linea di governo, che è attualmente ancora appoggiato da un quarto degli elettori. Egli ha intenzione, come ha già più volte sottolineato, di combattere soprattutto il populismo nei confronti dell’UE. Allo stesso tempo Monti in primo luogo, non ha affatto nel mirino soltanto Berlusconi che che si scaglia contro la presunta austerità imposta dalla Germania.
Contro la dittatura della signora Merkel, delle banche e gli speculatori si agitano anche il movimento cittadino 5 stelle del comico Grillo così come l’ala  di sinistra del Partito Democratico (PD) e la formazione più radicale di Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL) del presidente pugliese Nichi Vendola, con il quale si è alleato  il segretario generale del PD e candidato capolista Bersani.


Alleanza con Bersani?Riassumendo: Monti sta ponderando sicuramente in queste ore come contribuire nel modo migliore alla formazione di un nuovo governo stabile, che incontri la fiducia dei partner dell’Eurozona e dei mercati europei. Dal momento però che il Primo Ministro, secondo i recenti sondaggi, gode per il momento solo della stima di un terzo degli intervistati, le sue possibilità di vincere l’elezione a capo delle forze moderate fino a questo momento poco coese, appaiono piuttosto basse. Ma molti cittadini sono indecisi e potrebbero ancora farsi convincere da Monti, visto che ora presto potrà  parlare di nuovo liberamente. In caso contrario, resta la possibilità di un’alleanza con il PD, sempre secondo i sondaggi. Questo nel tentativo di rafforzare il sostegno al pragmatico Bersani contro quella sinistra che vuole indebolire il patto fiscale dell’UE e annullare le riforme di Monti.


07 dicembre, 2012

Il futuro di Venezia

Die Zukunft Venedigs

di Petra Reski
Pubblicato il 2 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Una volta lo storico d’arte Salvatore Settis ha detto: Venezia è una vergine che suscita in un Don Giovanni la voglia di possederla con la forza.



Le sirene che annunciavano l’arrivo dell’acqua alta facevano da sottofondo alla sua conferenza sul futuro di Venezia, i presenti si erano portati dietro anche gli stivali di gomma in una busta di plastica. Come spiegò poi Settis, l’acqua alta però è solo una delle minacce che gravano su Venezia, ce ne sono molte di più, alcune delle quali provengono dai barbari del neoliberalismo che vogliono annullare l’unicità della città.
La conferenza si è tenuta nelle sale dell’ateneo veneto, la cui Aula Magna con le sue colonne, capitelli di marmo e i soffitti affrescati da palma il Giovane, i quadri del Veronese, del Tintoretto e di Pietro Longhi, dava l’impressione di poter imbattersi da un momento all’altro nei fratelli incappucciati della Compagnia di San Fantin: l’Ateneo veneto un tempo era la sede dei “Picai”(gli “impiccati”), la “Scola dei Picai”, come si dice in veneziano, era nota a Venezia perché i membri della confraternita accompagnavano, i condannati a morte nel loro ultimo viaggio, dando loro conforto prima di essere decapitati tra le colonne insanguinate di Piazza San Marco, i loro corpi venivano poi squartati. Questo tanto per parlare di Venezia “città degli innamorati”.
Il futuro Palais Lumières (Torre Cardin)

Tra il pubblico che ascoltava Settis, non c’erano le solite cinque signore veneziane in visone che normalmente assistono a una conferenza sull’influenza di Venezia nell’opera del pittore Antonello da Messina, ma erano presenti tutti coloro che si battono per il recupero di Venezia: pensionati, che protestano contro la svendita del Lido, ragazze del comitato “No grandi navi”, che nel mese di settembre ha inscenato una simpatica piccola battaglia navale contro le navi da crociera che fanno scalo a Venezia, i sostenitori di Italia Nostra, l’organizzazione italiana per la tutela dei beni culturali, in poche parole, tutti quelli che a Venezia si oppongono alla barbarie.
Salvatore Settis (solo per completezza d‘informazione: Settis è archeologo, storico d’arte e giurista, e non come si può leggere sulla pagina tedesca di Wikipedia, storiografo) è uno dei pochi intellettuali che si fa sentire ad alta voce contro la svendita dei beni culturali italiani, ha protestato contro la cementificazione del paese e lotta con passione contro il declino dei centri storici delle città.

Battaglia navale contro i transatlantici a Venezia

Come ultimo esempio della deturpazione di Venezia, Settis ha citato il progetto della cosiddetta “Torre Cardin”, un enorme torre di 250 metri che verrà costruita sul sito dell’ex petrolchimico di Marghera e che ospiterà appartamenti, giardini pensili, alberghi a 5 stelle, cinema, sale congressi e centri benessere, oltre a un ristorante panoramico: il 90enne stilista Pierre Cardin, nato non lontano da Treviso con il nome di Pietro, vorrebbe, al termine della sua lunga vita, poter finalmente affacciarsi e ammirare Venezia dall’alto di un tridimensionale vaso di fiori (il progetto di questa meraviglia deriva dalla tesi di laurea del nipote di Cardin), il “Palais des Lumières, una Torre di Babele da 1 miliardo e mezzo di euro. Un piano che non fa minimamente rabbrividire la Provincia di Venezia, anzi il pensiero dei 45 milioni di euro (più 80 milioni di gettito fiscale) che la torre farà riversare nelle casse notoriamente vuote della città li manda in estasi (l’ex sindaco Cacciari aveva dichiarato: “A caval donato non si guarda in bocca”). Anche la torre di controllo dell’aeroporto non considera più un ostacolo la torre.
Come Settis ha sottolineato, non si tratta solo dell’unicità di Venezia. C’è molto di più in ballo, bisogna impedire la disneyficazione della città, perché considerate le sue casse vuote non c’è più limite alla vergogna.


Petra Reski

04 dicembre, 2012

Pier Luigi Bersani: un ex comunista allunga le mani verso il potere

Pier Luigi Bersani. Ein Ex-Kommunist greift nach der Macht


Pubblicato in Germania il 3 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli


Pier Luigi Bersani è un veterano della politica e presto potrebbe diventare il nuovo premier italiano: ha vinto le primarie del centro sinistra e ha esperienza. La sinistra italiana ha il vento in poppa.
Uomo di sinistra pragmatico e con competenze economiche, esperto nelle lotte romane di potere, il 61enne Bersani, capo del PD, partito di centro sinistra, si è imposto in maniera sorprendentemente evidente alle primarie per la scelta del candidato all’incarico di primo ministro italiano. Il paese che sprofonda nella recessione, nella prossima primavera dovrà rinnovare i membri del proprio parlamento, che nel frattempo è governato da Mario Monti un premier senza partito.
Bersani tenterà, dopo i precedenti premier di sinistra tra cui Romano Prodi, di ritornare a Palazzo Chigi a Roma. Pur avendone tutte le possibilità, tuttavia la complessiva situazione politica italiana con Monti, un tecnocrate non eletto dal popolo, è ancora piuttosto confusa. In ogni caso il paese è di fronte a un avvincente duello elettorale, a cui potrà partecipare ancora una volta anche Silvio Berlusconi, già dimissionario nel novembre 2011.
Pier Luigi Bersani che fa parte dei vertici politici di sinistra, è un uomo “normale”, con i piedi per terra, dai toni un po’ paternalistici. Nato a Bettola in provincia di Piacenza in Emilia-Romagna, si fa vedere spesso con un grosso toscano in bocca, uno dei suoi segni distintivi e che gli conferisce un certo tono da statista.
Il segretario del SPD Sigmar Gabriel per esempio, stima i suoi colleghi che hanno studiato i filosofi provenienti da ambienti modesti. Riuscirà Bersani, un ex membro del partito comunista italiano a essere eletto primo ministro italiano?



Non c’è ricambio generazionale
IHa iniziato come presidente di una Regione del nord Italia, è diventato un faro di speranza per la sinistra, in un paese fortemente influenzato da Silvio Berlusconi. Tra il 1996 e il 2008 nel corso di tre governi di centro sinistra, Bersani ha raccolto allori rivestendo gli incarichi di Ministro per l’industria e i trasporti e quello di Ministro per lo sviluppo economico, ma soprattutto in qualità di riformatore e liberalizzatore. Dall’ottobre 2009 è alla guida del PD, partito fondato cinque anni fa e al cui timone si sono succeduti prima Walter Veltroni e poi Dario Franceschini.
Bersani si è imposto in maniera significativa sul giovanissimo sfidante Matteo Renzi alle primarie, che tra l’altro sono state un successo per l’alta partecipazione. Quindi niente ricambio generazionale. Nel confronto televisivo il sindaco fiorentino ha fatto sicuramente una figura migliore, presentandosi come un modernizzatore libero da ideologie. Bersani aveva puntato a una presenza pacata, tipica del politico con esperienza.
Ha intenzione di operare in maniera efficace e non è preoccupato di vincere le elezioni, intanto nel frattempo racconta “favole” agli italiani.
La coalizione di centro sinistra, formata da una schiera di piccoli partiti e movimenti politici, negli ultimi dodici mesi è ritornata a fiorire. Secondo i sondaggi il PD è in testa su tutti, ben distaccato da un Pdl, il partito di centro destra di Berlusconi, lacerato al suo interno e un tempo forte.



Bersani: “Il difficile inizia ora”
Monti incaricato dal Presidente Giorgio Napolitano ha irreversibilmente restituito all’Italia credibilità all’estero, Bersani così aveva risposto in un’intervista alle agenzie di stampa: ma un governo guidato da un rappresentante del suo partito potrà creare “più equità, più diritti e più posti di lavoro”. In caso contrario il paese rimane in crisi.
Misure per la crescita economica dopo le dure manovre finanziarie di Monti, lotta all’evasione fiscale e una politica fiscale mirata a creare più occupazione, posti di lavoro per i giovani, questi sono gli obiettivi di un Bersani filoeuropeo. E’ probabile che si farà conoscere presto all’estero, visto che nei suoi programmi sono previste visite a Parigi, Londra e Berlino.
“Il difficile inizia ora”, ha detto Bersani dopo la vittoria elettorale. Deve risaldare le alleanze, allargarle il più possibile e fare i conti con una grande incognita: Mario Monti, visto che non è del tutto chiaro, se dopo le elezioni politiche a Palazzo Chigi ci sarà ancora una maggioranza favorevole al ritorno del Riformatore.
Bersani appoggia l’ex commissario europeo Monti al governo, ma non è favorevole ad un suo secondo mandato. Ma Monti parla di essere pronto ad un compito ben più alto, dato che l’anno prossimo nel “Bel Paese” dopo le elezioni parlamentari, si andrà alla ricerca anche di un successore per il presidente della repubblica Napolitano.

Primarie italiane a Berlino. Al di là di Berlusconia

di Fabio Ghelli
Pubblicato in Germania il 2 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Il Partito Democratico chiama alle urne i cittadini italiani nel mondo per scegliere il candidato premier alle prossime elezioni parlamentari. Visita a un seggio elettorale per vedere come votano gli italiani residenti a Berlino.
Pizza o pasta? Il più delle volte è un vero dilemma scegliere. Ma, nel caso in cui si sia chiamati a decidere chi tra due italiani sarà il potenziale capo di governo, la faccenda si complica. Certamente nel menu del ristorante “A Muntagnola” di Schöneberg non sono elencati i nomi dei due candidati. Tuttavia gli italiani che in questi giorni si trovano a Berlino, possono, oggi due dicembre, ordinare oltre a una pizza capricciosa anche una nuova guida politica nella coalizione di centro sinistra.
Il Partito Democratico chiama i cittadini residenti all’estero alle urne delle primarie, per decidere il candidato ufficiale alle prossime elezioni parlamentari.
„Per noi è come se molti italiani partecipassero a questo democratico processo decisionale”, dice la deputata del PD Laura Garavini. Così nelle città in cui vivono molti italiani, sorgono improvvisati seggi elettorali.
Da questa decisione potrebbe dipendere il futuro politico dell’Italia. Secondo i sondaggi il PD con circa il 30 percento dei consensi, è la principale forza politica del paese. Solo due dei 5 candidati in corsa il 25 ottobre, sono riusciti ad arrivare al ballottaggio di domenica: il leader del partito Pierluigi Bersani e il giovane sindaco di Firenze, Matteo Renzi. I due rappresentano due diversi modelli politici. Il 61enne segretario di partito, che ha iniziato la sua carriera militando nel Partito Comunista, è sinonimo di esperienza e continuità politica. Più giovane di 24 anni, Renzi, di cui Silvio Berlusconi una volta si rammaricò non facesse parte del suo partito, è il portavoce di coloro che aspirano ad un cambiamento democratico liberale. Alla fine è stato Bersani ad imporsi con largo margine.

Ci si sarebbe potuto aspettare, che le giovani generazioni avessero un debole per il sindaco. Ma stando ai primi risultati, qui a Berlino non è andata così. Più della metà dei circa 170 elettori, che sono venuti al ristorante ‘A Muntagnola al primo turno, sono più giovani di Renzi, ma sono solo 19 quelli che hanno votato per lui.
Secondo i dati dell’ambasciata il numero degli italiani residenti a Berlino è aumentato di circa il 20 per cento negli ultimi due anni. Molti di loro sono giovani con tanto di laurea e specializzazioni, alla ricerca di una via d’uscita alla disoccupazione.
Irene Orrico, 26 anni, è arrivata qui tre anni fa per studiare linguistica. “Dopo tutti questi anni sotto Berlusconi, semplicemente non riuscivo più a identificarmi nel mio paese” dice. A Berlino è riuscita a realizzare il suo sogno di libertà e stabilità e ora spera che lo stesso avvenga per l’Italia. Secondo lei la politica di Renzi, orientata sull’economia di mercato, è un errore. Anche Lilia Bevilacqua, l’ex giornalista settantenne della WDR, si è espressa a favore di Bersani. “Rappresenta la stabilità” dice “e l’Italia ne ha davvero bisogno in questo momento”. Vive da oltre trent’anni a Berlino, ma non ha mai perso di vista la situazione politica del suo paese d’origine. Ha sempre cercato di spiegare ai suoi amici qui in Germania che l’Italia non è Berlusconia. “Lo stile del governo Berlusconi ha rafforzato in molti tedeschi i pregiudizi nei confronti dell’Italia. E’ triste”, conclude.

Quelli che come la Bevilacqua vivono da tempo a Berlino, si conoscono già da numerosi anni. Nel ristorante A’ Muntagnola, regna l’atmosfera di una riunione tra vecchi amici. Ci si abbraccia con affetto e calore. Il proprietario del ristorante Pino Bianco accoglie tutti con un sorriso. Da più di venti anni il suo locale è un punto d’incontro per la comunità italiana. Lui è uno dei pochi che ha votato per Renzi. La sua decisione è maturata solo negli ultimi giorni. Ha apprezzato il modo in cui Bersani ha accusato l’avversario di attirare irregolarmente gli elettori indecisi. “Ho militato a lungo nel partito comunista italiano”, dice “in tempi passati abbiamo già assistito a simili rimproveri. Per rimettersi in piedi, l’Italia deve liberarsi da queste linee di pensiero e ricominciare daccapo”.

27 novembre, 2012

Fai da te con tasse


Selbsttest für Steuersünder

di Regina Kerner
Pubblicato il Germania il 26 Nevembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

In Italia raggirare le imposte è uno sport nazionale. Ora, il fisco ha tirato fuori il "Redditest".


Pochi giorni fa, quando ho firmato il contratto di locazione per il mio nuovo appartamento, ho dovuto anche versare la commissione per l’intermediario immobiliare: un mese di affitto più il 21% di IVA, ben 1800 Euro. L’intermediario senza tergiversare, mi ha offerto di pagare senza IVA. In contanti, naturalmente. E senza ricevuta. Potevo risparmiare circa 300 euro, ha detto. Quello che non ha detto che lui avrebbe guadagnato 1500 euro puliti. Tralascio di specificare cosa ho deciso alla fine .
Il comportamento del sensale era certamente sintomatico. Poiché evitare di pagare le imposte, laddove possibile, è uno degli sport nazionali in Italia. Il governo di Mario Monti, ha dichiarato guerra all’evasione, che causa allo stato una perdita di 120 miliardi di euro all'anno. 2011 - per citare solo un esempio - 27 milioni d’italiani, hanno dichiarato un reddito annuale inferiore a 20.000 euro. Si è scoperto che 200.000 di loro sono proprietari anche di auto di lusso o barche.

L'ultimo metodo per costringere gli italiani produrre dichiarazioni veritiere alle autorità fiscali, è il "Redditest". Dalla scorsa settimana, è possibile scaricare il software sul sito web dell’Agenzia delle Entrate. Poi si può verificare in una sorta di auto-test, quante probabilità ci sono che uno sia sospettato di evasione fiscale, e che possa ricevere la visita a casa della Finanza.
Nel questionario del "Redditest" vengono inserite le spese di ordinaria amministrazione - e non solo quelle per la casa, la scuola, auto, assicurazione, visite mediche, e il cibo e bevande. Ma anche quelle per la palestra, per i prodotti cosmetici, gioielli, vacanze, cultura, elettrodomestici e anche per le barche a motore o per i cavalli. Le spese totali vengono confrontate con la dichiarazione dei redditi presentata al Tesoro. Alla fine il contribuente riceve un segnale chiaro: luce verde, se l'informazione è plausibile, di colore rosso quando qualcosa non va.
Quindi, il tutto si riduce a un volontario auto-controllo, anche indicando un nome di fantasia. Le autorità hanno lasciato intendere, in occasione della presentazione ufficiale del “redditest”, che gli ispettori del fisco saprebbero già, anche senza questi dati, dove andare a cercare.
Ora mi chiedo se anche il mio intermediario farà il "Redditest". La luce rossa dovrebbe lampeggiare forte nel suo caso.




Berlusconi e gli spettri dalla malavita

Berlusconi und die Geister aus der Unterwelt

di Hans-Jürgen Schlamp
Pubblicato il 19 novembre 2012 in Germania
Traduzione di Claudia Marruccelli

E' uno strano mistero: alcuni banditi hanno rapito il ragioniere di Berlusconi, chiedendo 35 milioni di euro di riscatto in cambio di materiale scottante sul nemico giurato dell’ex capo di governo. Ora la polizia ha arrestato sei sospettati, e ipotizza l’esistenza di legami con la mafia.

Il ragionier Spinelli

Erano le 22 del 15 ottobre quando Giuseppe Spinelli, ragioniere e collaboratore fidato di Silvio Berlusconi rientrava a casa. Spinelli era la persona che, per conto del suo capo, si occupava di retribuire con migliaia di euro le giovani partecipanti ai festini "Bunga-Bunga". Quando sua moglie, quella sera gli ha aperto la porta, due uomini a viso coperto si sono avventati su Spinelli.
Hanno colpito al volto il 71enne, lo hanno rinchiuso in casa e gli hanno calpestato gli occhiali. Uno di loro impugnava una pistola. “Questi ci ammazzano”, ha pensato la moglie in quel momento. Ma gli intrusi avevano altro in mente.
Verso le due di notte sono stati raggiunti da un terzo uomo, incappucciato come gli altri, ma che ai piedi calzava un vistoso paio di scarpe – a righe rosse e nere, i colori del Milan. Questo terzo uomo ha piazzato una fotocopia sbiadita e sporca davanti alla faccia dello spaventato Spinelli, su cui era scritto, stando a quanto ricorda, qualcosa come "Oggetto: caso Mondadori".Oltre a ciò veniva descritta una scena con “Fini e i giudici nel primo e secondo grado”: Fini, che chiederebbe ai giudici, nel corso di una amichevole cena insieme, di mettere Berlusconi in difficoltà.
De Benedetti VS Berlusconi: Lodo Mondadori
560 milioni e un nemico giuratoProbabilmente un documento straordinario per Berlusconi che gli sarebbe potuto essere utile nel corso di un processo. Infatti è stato condannato nel 2011, nell’ambito del tanto controverso processo della casa editrice Mondadori, al pagamento di 560 milioni di euro di danni per aver corrotto molti anni fa un giudice .
Gianfranco Fini, ex leader del partito post-fascista di Alleanza Nazionale, un tempo stretto alleato di Berlusconi e suo ministro degli esteri, oggi è presidente della Camera e acerrimo nemico di Berlusconi.
Per Berlusconi, questi elementi avrebbero avuto una duplice utilità: Fini si sarebbe trovato in una situazione poco chiara e forse si sarebbe potuto riaprire il processo che gli è costato un bel po’ di soldi. I rapitori si sono fatti chiaramente due conti: dei 560 milioni risparmiati allora - secondo quanto il bandito mascherato aveva calcolato e riferito al ragioniere -il 6% lo volevano da Berlusconi. Grosso modo circa 35 milioni di euro.
Questa era la richiesta che Spinelli doveva fare pervenire al suo capo, per uscirne sano e salvo. Ma solo la mattina dopo, poco prima delle otto, Spinelli riesce a contattare Berlusconi e a raccontargli tutto. [Il Cavaliere] è del tutto allibito e dopo poche frasi conclude la telefonata accennando che il suo avvocato Niccolò Ghedini richiamerà presto. L'avvocato telefona infatti prontamente - e ora sembra aver perso la memoria su cosa accadde esattamente.
Una cosa è certa: alle nove i banditi se la squagliano, rilasciando Spinelli e sua moglie illesi. I due vengono prelevati dalle guardie del corpo di Berlusconi e portati al sicuro dal capo a Milano. L’avvocato di Berlusconi dice che nessun riscatto è stato pagato.
Tuttavia la magistratura parte ovviamente dal presupposto che siano stati versati dei soldi, secondo quanto riferiscono i media italiani online. Perché altrimenti i malviventi si sarebbero dileguati tanto pacificamente?
Ghedini sostiene di aver riferito il giorno stesso l'accaduto alle autorità. Ma solo il pomeriggio successivo, la vicenda è stata denunciata ufficialmente. L’avvocato dice che avevano solo bisogno di sapere con precisione ciò che era accaduto, e che la coppia era in stato di shock. I presunti documenti e il CD che non sono stati resi noti sarebbero un bluff, tutta la faccenda sarebbe piena di contrasti e poco credibile.

Il capobanda tradito dalle ... scarpe

Azione della mafia?La polizia sta indagando da allora e solo ggi ci sono stati dei riscontri. Sono state arrestate sei persone, tre italiani e tre albanesi. Regista del misterioso giallo, secondo le dichiarazioni degli investigatori, sarebbe un noto malavitoso: Francesco L., 51 anni. Negli anni Ottanta divenne noto per una rapina milionaria, qualcosa però andò storto e venne arrestato. Si offrì come testimone in altri processi entrando in un programma di protezione testimoni, nel quale però non rimase a lungo. Si diede nuovamente alle rapine e nel 2001 fu condannato a nove anni e quattro mesi per rapimento a scopo di estorsione di un parente di un militare. Per la polizia, Francesco L., appartiene al clan mafioso dei Parisi, di Bari. Si trattò quindi di un’azione mafiosa?
Anche i suoi concittadini e i tre albanesi che si si sono resi protagonisti della vicenda, non erano degli incensurati, bensì professionisti. Potrebbero aver agito al servizio dei Parisi. Ma se il tentativo di rapimento effettuato con pistole giocattolo è stato architettato in maniera così dilettantesca, come l’avvocato Ghedini dichiara, e se il tutto si è concluso senza riscatto - "Ci scusi era solo una prova" – non vuol dire necessariamente che sia opera della criminalità organizzata. O forse la vicenda si è conclusa in maniera totalmente diversa da quanto dichiarato finora?
La polizia ha lasciato intendere, soddisfatta, di essere giunta sulle tracce dei colpevoli grazie alle scarpe rosse e nere. Talvolta la passione troppo ostentata per la propria squadra del cuore può diventare, a quanto pare, uno svantaggio.